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“Bloccati dall’uragano, fuori è pericoloso”. Italiani rimasti intrappolati in albergo: racconto da incubo

Pubblicato: 27/10/2025 17:44

La promessa di una vacanza da sogno si è infranta in un incubo meteorologico. Quella che era iniziata come una serena parentesi esotica per un gruppo di circa settanta viaggiatori si è trasformata in un’odissea di apprensione e reclusione forzata. I giorni di relax sono stati spazzati via dalla notizia dell’arrivo di una forza della natura di proporzioni spaventose, un uragano che aveva rapidamente raggiunto la temibile “Categoria 4” e minacciava di diventare il più violento mai registrato in quell’area.

Il previsto volo di rientro è stato cancellato, lasciando i turisti bloccati e costretti ad affrontare un’attesa angosciosa in un luogo che, da paradisiaco, era diventato una trappola. In poche ore, la situazione è degenerata, obbligando tutti a riorganizzare la propria permanenza in condizioni di massima allerta e sotto la minaccia di venti e piogge devastanti.

Un’Odissea inattesa

L’apprensione è palpabile, mista a un senso di sgomento e curiosità quasi irreale, tra un gruppo di circa settanta turisti italiani, in gran parte provenienti da Carrara, che si è trovato improvvisamente intrappolato in Giamaica. Quella che doveva essere una serena vacanza esotica si è tramutata in un vero e proprio incubo a cielo aperto, con l’arrivo imminente dell’uragano Melissa, che al 27 ottobre 2025 aveva raggiunto la temibile “Categoria 4” e si preannunciava come uno dei fenomeni meteorologici più violenti ed epocali mai registrati sull’isola, con la prospettiva di toccare persino la “Categoria 5”.

Le loro ferie sono state bruscamente interrotte e il previsto volo di rientro in Italia, che avrebbe dovuto aver luogo proprio in quel giorno, è stato cancellato a causa della chiusura di tutti gli aeroporti giamaicani. La situazione è precipitata in maniera repentina, trasformando i giorni di relax in un’attesa angosciosa e forzata. L’uragano Melissa, un mostro alimentato dalle acque calde del mare, ha assunto proporzioni spaventose in poche ore, costringendo i turisti a riorganizzare la loro permanenza in condizioni di massima allerta.

Il repentino cambiamento di programma

Il racconto di Giorgio Brizzi, noto campione carrarese di retrorunning e membro del gruppo, offre una vivida testimonianza della rapidità con cui la situazione è degenerata. Arrivati domenica 19 ottobre, i turisti avevano trascorso giorni tranquilli fino a quando non hanno iniziato a notare i primi avvisi in televisione e le comunicazioni delle istituzioni locali riguardo all’arrivo dell’uragano. L’impossibilità di raggiungere l’aeroporto a causa della sua chiusura ha reso evidente la gravità della minaccia. Il National Hurricane Center aveva già registrato venti oltre i 200 km/h, con la previsione che potessero raggiungere i 250 km/h nelle ore successive. Questa escalation ha colto di sorpresa il gruppo, che pur monitorando la situazione tramite l’agenzia di viaggio, non si aspettava un peggioramento così drastico e accelerato. La speranza di un rapido rientro si è infranta contro la forza della natura, lasciando i settanta turisti bloccati in balia degli eventi.

Una fortezza improvvisata in albergo

Attualmente, il gruppo si trova confinato in albergo, precisamente nella zona di Negril. Sebbene la struttura sia stata inizialmente classificata come in “zona verde”, le autorità hanno comunicato che sarebbero stati investiti dalla “coda” dell’uragano. La necessità di massima cautela è stata subito imposta: «Saremo costretti a restare blindati in albergo, fuori è pericoloso», ha spiegato Brizzi. La pioggia è attesa per molte ore consecutive. Un’ulteriore misura di sicurezza, resasi necessaria nel pomeriggio del 26 ottobre, è stata lo smistamento dei turisti in camere situate ai piani alti delle strutture alberghiere.

Questa mossa precauzionale è stata dettata dalla certezza di imminenti e pericolose inondazioni. La popolazione locale era stata infatti preallertata dal rischio di «inondazioni improvvise e frane potenzialmente letali e catastrofiche» che avrebbero potuto colpire la Giamaica, Haiti e la Repubblica Dominicana. Il vicedirettore del National Hurricane Center, Jamie Rhome, ha definito la situazione come «molto preoccupante», prevedendo precipitazioni tra i 50 e i 75 centimetri di pioggia e onde alte dai 2,1 ai 3,3 metri lungo la costa meridionale giamaicana.

Il picco di violenza atteso per martedì

L’attesa è carica di tensione, con l’occhio puntato sul giorno clou previsto per martedì. «Il passaggio più forte ce lo indicano per la giornata di martedì», ha riferito Brizzi, sottolineando come un uragano di queste dimensioni e intensità non colpisca l’isola da ben 14 anni, rendendolo un evento eccezionale. La lentezza con cui Melissa si muove è un fattore di ulteriore preoccupazione.

Come spiegato da Jamie Rhome, la bassa velocità significa che le condizioni “potenzialmente da uragano di grande entità” persisteranno o si svilupperanno sulla Giamaica per più di 24 ore, con le condizioni di tempesta tropicale che potrebbero durare per altri due o tre giorni. La prospettiva è di rimanere rinchiusi nelle camere d’albergo, con precipitazioni attese per 12-14 ore di seguito. Il direttore del servizio meteorologico giamaicano, Evan Thompson, ha drammaticamente affermato: «Non c’è posto che possa sfuggire all’ira di questa tempesta». Già dal sabato sera precedente, il governo giamaicano aveva attivato il Centro Nazionale Operativo di Emergenza per prepararsi all’impatto, a testimonianza della serietà della minaccia.

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