
La Russia non nutre alcuna speranza riguardo alla prospettiva di un piano di pace proposto dai Paesi europei per risolvere il conflitto in Ucraina. Questa netta e pessimistica valutazione è stata espressa dal viceministro degli Esteri russo, Mikhail Galuzin, che ha criticato aspramente l’approccio finora adottato dalle nazioni dell’Europa occidentale. La politica messa in atto da questi Paesi, unita a quella del governo di Kiev, viene descritta come “totalmente irresponsabile”, “aggressiva” e “senza futuro”.
La dichiarazione, riportata dall’agenzia di stampa russa Tass, sottolinea una profonda sfiducia nelle intenzioni e nella capacità dell’Europa di agire come mediatore o promotore di una soluzione duratura. Secondo Galuzin, questi Stati non riescono, o non vogliono, riconoscere e affrontare le “cause alla radice” che hanno portato all’attuale crisi, precondizione indispensabile per qualsiasi sforzo di risoluzione efficace e significativo. Questa posizione russa cristallizza la profonda divergenza di vedute tra Mosca e l’Occidente non solo sulla conduzione della guerra, ma anche sulle origini e sulla natura stessa del conflitto.
La critica all’irresponsabilità occidentale
Il cuore della critica russa si concentra sulla presunta irresponsabilità della politica occidentale. Le parole di Mikhail Galuzin non lasciano spazio a interpretazioni: la linea adottata dai Paesi dell’Europa occidentale è considerata dannosa e priva di prospettive a lungo termine. Questa valutazione non è superficiale; essa riflette la convinzione che le azioni europee abbiano finora esacerbato il conflitto anziché contribuire alla sua de-escalation. Il riferimento all’aggettivo “irresponsabile” implica che le capitali europee stiano agendo senza la dovuta considerazione per le conseguenze a lungo termine delle loro decisioni, sia per l’Ucraina, sia per la sicurezza e la stabilità del continente europeo nel suo complesso, e naturalmente per le relazioni con la Federazione Russa. Questa irresponsabilità viene spesso identificata da Mosca nell’invio continuo di sostegno militare a Kiev, nell’imposizione di sanzioni economiche sempre più severe e nel rifiuto di considerare le cosiddette “preoccupazioni di sicurezza” russe come legittime basi per il dialogo.
L’accusa di aggressività e assenza di futuro
Galuzin prosegue descrivendo la politica occidentale come “aggressiva” e “senza futuro”. L’uso del termine “aggressiva” da parte di un rappresentante russo è significativo: suggerisce che Mosca percepisca l’atteggiamento dei Paesi europei non come una semplice risposta difensiva alla sua azione militare, ma come una determinata azione ostile volta a indebolire, isolare o addirittura danneggiare la Russia in modo sistematico. Questa presunta aggressività non è vista solo nel sostegno militare, ma anche nella retorica politica e nelle iniziative diplomatiche che puntano a un’esclusione della Russia dal sistema di sicurezza europeo e internazionale. La qualifica di “senza futuro”, invece, sottolinea la convinzione russa che un tale approccio non possa condurre a una soluzione stabile e duratura. Secondo la visione di Mosca, qualsiasi piano di pace che non tenga conto degli interessi russi o che cerchi di imporre una sconfitta strategica alla Federazione è destinato al fallimento e prolungherà semplicemente l’instabilità, rendendo vani gli sforzi diplomatici.
La necessità di affrontare le cause alla radice
Il viceministro degli Esteri russo pone l’accento su quello che Mosca ritiene essere l’aspetto più critico e deliberatamente ignorato dall’Occidente: la necessità di eliminare le “cause alla radice” della crisi ucraina. Questa espressione è un elemento chiave della retorica russa sin dall’inizio del conflitto. Per Mosca, le “cause alla radice” sono principalmente legate all’espansione della NATO verso est, che la Russia percepisce come una minaccia esistenziale alla propria sicurezza, e alla situazione dei diritti delle popolazioni russa nell’Ucraina orientale dopo il 2014. La mancata volontà, o l’incapacità, da parte dell’Europa e del governo di Kiev di “vedere l’ovvio” e di affrontare queste presunte radici è, secondo Galuzin, la ragione fondamentale per cui un piano di pace europeo è destinato a essere percepito come non credibile o, peggio, come una mossa strumentale senza una reale intenzione di costruire una pace equa e stabile. Il messaggio è chiaro: “dobbiamo lavorare duramente” per eliminare queste cause, e qualsiasi iniziativa che le ignori sarà considerata inefficace e pregiudiziale.
La profonda sfiducia nel regime di Kiev
L’analisi di Galuzin include anche una critica diretta al “regime di Kiev”, collocandolo sullo stesso piano di irresponsabilità dei Paesi dell’Europa occidentale. Questa formulazione, che evita di usare il termine “governo ucraino” in favore di “regime”, è un’ulteriore conferma della mancata legittimazione che Mosca attribuisce all’attuale leadership ucraina. La sfiducia russa è legata alla convinzione che Kiev non sia interessata a una soluzione diplomatica che non comporti la piena restaurazione dei confini pre-2014, una prospettiva che la Russia, dopo l’annessione dei territori, ha categoricamente respinto. La critica al regime di Kiev inasprisce ulteriormente il quadro, suggerendo che Mosca non vede in esso un partner credibile per i negoziati, ma piuttosto un attore che agisce sotto la guida e la pressione dei suoi alleati occidentali, contribuendo attivamente alla dinamica “aggressiva” criticata da Galuzin.
Le implicazioni per il futuro del dialogo
Le dichiarazioni del viceministro degli Esteri russo hanno profonde implicazioni per qualsiasi futura iniziativa di dialogo o di pace. Esse segnalano in modo inequivocabile che Mosca è scettica e diffidente nei confronti di qualsiasi proposta provenga da un forum o da un gruppo di Paesi dominato da attori che ritiene essere partigiani e ostili. Questo scetticismo complica notevolmente gli sforzi di mediazione, poiché la Russia insisterà probabilmente su un formato di negoziato che sia più inclusivo o che coinvolga mediatori non occidentali, come potenziali Stati BRICS o altre potenze globali. In sostanza, la posizione di Mikhail Galuzin preannuncia che la Russia valuterà qualsiasi piano di pace europeo non in base ai suoi meriti superficiali, ma alla luce del presunto pregiudizio e della parzialità percepiti dei suoi autori. Per la Russia, un piano credibile deve prima di tutto riconoscere e integrare le sue preoccupazioni fondamentali e i mutamenti territoriali avvenuti, altrimenti sarà considerato “illusorio” e destinato a non trovare alcuna accoglienza a Mosca. Questo scenario rende il percorso verso una pace negoziata estremamente complesso e sottolinea il persistente divario ideologico e strategico tra la Russia e l’Occidente.


