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Francesca Barra, il caso deepfake travolge le vip italiane. Lucarelli: “Oltre 50 nude generate con l’AI”

Pubblicato: 27/10/2025 15:43

Il caso di Francesca Barra si intreccia con le rivelazioni di Selvaggia Lucarelli e riaccende il dibattito sulla pornografia sintetica, sui deepfake e sulla violazione dell’identità digitale di decine di donne. La giornalista e scrittrice ha denunciato la diffusione online di immagini false a suo nome, generate con intelligenza artificiale, e ha chiesto rispetto e responsabilità verso chi si ritrova esposta senza aver mai acconsentito. Ma il suo non è un caso isolato: secondo Lucarelli, che ha analizzato il fenomeno in un’inchiesta pubblicata su “Vale Tutto”, la sua newsletter, esiste un intero ecosistema che alimenta e normalizza questa forma di violenza digitale. “Sono oltre 50 le italiane note del sito con nudi realizzati con AI”, scrive, spiegando che si tratta di un forum internazionale che ospita milioni di utenti e decine di migliaia di iscritti attivi ventiquattr’ore su ventiquattro. E aggiunge: “Ci sono anch’io tra questi nomi”. Una rivelazione che amplia la portata del caso, mostrando come anche le figure più visibili e tutelate possano diventare vittime di abusi digitali, in un sistema dove la viralità vale più del consenso e dove la linea tra reale e falso si è ormai dissolta.

Forum e viralità: il meccanismo dei deepfake

Secondo quanto racconta Lucarelli, il forum al centro dell’inchiesta ospita immagini manipolate di decine di personaggi noti: da Federica Nargi a Maria De Filippi, da Andrea Delogu a Cristina D’Avena, da Chiara Ferragni a Elodie, e ancora Anna Tatangelo, Elisabetta Canalis, Martina Colombari, Justine Mattera, Tess Masazza, Giulia De Lellis, Annalisa, Paola Perego, Caterina Balivo, Michelle Hunziker, Arisa, Francesca Fagnani e Veronica Gentili. Ogni volto diventa materia per contenuti generati automaticamente, con una precisione inquietante che mescola dettagli reali e artifici visivi. L’obiettivo non è solo la diffusione di immagini a sfondo sessuale, ma la creazione di un archivio che produce traffico e profitto, sfruttando la curiosità e la morbosità del pubblico.

Lucarelli racconta di aver scritto due settimane fa, insieme a Serena Mazzini, un’inchiesta dettagliata ma di aver esitato a pubblicarla per evitare di amplificare la notorietà del sito. “Non volevamo dargli ulteriore diffusione – spiega – anche perché avevamo avvisato privatamente molte delle donne coinvolte”. La scelta di rendere pubblico il dossier arriva ora, dopo che alcuni giornali hanno citato direttamente il nome del sito incriminato, “un errore incredibile” che rischia di accrescere l’esposizione e il numero di accessi.

Un problema di cultura, non solo di legge

Il caso Barra e le rivelazioni di Lucarelli aprono una riflessione più ampia: i deepfake non sono semplici fotomontaggi, ma strumenti di violenza simbolica e reputazionale. La manipolazione digitale di volti e corpi — soprattutto femminili — è diventata un nuovo linguaggio del potere e della sopraffazione online. La vittima non subisce solo la falsificazione della propria immagine, ma anche un processo di disumanizzazione che trasforma il suo volto in contenuto, in prodotto, in clic.

Eppure la risposta delle piattaforme resta insufficiente: le rimozioni sono lente, i filtri inefficaci, le denunce si perdono in burocrazie algoritmiche. Le redazioni, spesso inconsapevoli, amplificano il fenomeno pubblicando nomi, titoli e link che finiscono per fare pubblicità involontaria a chi lucra su questi materiali. “Il punto non era il turbamento personale – scrive Lucarelli – ma la necessità di analizzare un fenomeno mostruoso”.

La vicenda segna una soglia cruciale per la società digitale. Serve una nuova alfabetizzazione sulla dignità online, una regolamentazione più incisiva e una consapevolezza collettiva che riconosca nei nudi sintetici una forma di violenza sessuale non fisica ma reale, devastante nella sua persistenza e nella sua apparente impunità. Perché oggi il nome è quello di Francesca Barra. Ma domani, in un web senza memoria e senza responsabilità, può essere quello di chiunque.

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