
Con la nuova Legge di Bilancio, il governo ha messo al centro del proprio intervento fiscale una serie di misure destinate a rendere più leggera la pressione fiscale sul ceto medio. Il pacchetto, che vale complessivamente 4,2 miliardi di euro, prevede un insieme di tagli e agevolazioni che mirano a incentivare i lavoratori e a sostenere i redditi medio-bassi.
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La riduzione dell’aliquota intermedia dell’Irpef, che passa dal 35% al 33%, rappresenta il cuore della riforma. Si tratta della misura più importante dell’intero impianto, pensata per favorire chi ha un reddito fino a 50 mila euro annui. Tuttavia, il vantaggio economico non si limita a questa fascia: il beneficio, stimato in circa 440 euro l’anno, si estende progressivamente anche ai contribuenti con redditi compresi tra 50 mila e 200 mila euro.

Secondo la Relazione tecnica della Legge di Bilancio, saranno 13,6 milioni i contribuenti che potranno beneficiare di questo alleggerimento, rendendo il provvedimento una delle operazioni fiscali più ampie degli ultimi anni.
Lavoro notturno e festivo: imposta sostitutiva al 15%
Tra le misure di maggiore impatto economico per lo Stato, figura l’introduzione di una imposta sostitutiva al 15% sui redditi derivanti da prestazioni di lavoro nei giorni festivi, straordinari o notturni. Fino ad oggi, queste maggiorazioni venivano tassate come il resto del reddito, risultando quindi più onerose per i lavoratori.
La novità, tuttavia, è soggetta a due limiti ben precisi: ciascun lavoratore potrà beneficiare dell’aliquota ridotta solo fino a 1.500 euro di compensi aggiuntivi; la misura è riservata a chi, nell’anno d’imposta precedente, ha dichiarato un reddito inferiore ai 40 mila euro.
Secondo le stime fornite nella Relazione tecnica, saranno circa 2,3 milioni di persone a trarre vantaggio da questa forma di tassazione light.
Premi di risultato e incentivi contrattuali
Un altro intervento significativo riguarda i premi di risultato, già oggetto di agevolazioni negli anni passati. L’aliquota fiscale, ridotta precedentemente al 5%, viene ora abbassata all’1%, offrendo un ulteriore incentivo ai lavoratori e alle imprese che scelgono di legare la retribuzione agli obiettivi di produttività.
Potranno usufruirne i lavoratori con redditi fino a 80 mila euro annui, mentre il tetto massimo di reddito agevolabile sale da 3 mila a 5 mila euro. Secondo le stime governative, i beneficiari di questa misura saranno circa 250 mila lavoratori.

Agevolazioni sui rinnovi contrattuali nel settore privato
La manovra prevede inoltre un’imposta sostitutiva al 5% sugli incrementi retributivi derivanti dai rinnovi contrattuali, una misura rivolta esclusivamente al settore privato e destinata ai lavoratori con redditi fino a 28 mila euro.
Il provvedimento, che mira a incentivare il rinnovo dei contratti collettivi e a sostenere il potere d’acquisto dei dipendenti, interesserà circa 3,32 milioni di lavoratori.
Un fisco più snello ma selettivo
L’impianto complessivo della manovra fiscale mostra una chiara direzione: ridurre la pressione fiscale sul lavoro e favorire chi si colloca nelle fasce medie e medio-basse del reddito. Tuttavia, il governo ha scelto di selezionare con precisione i beneficiari, escludendo le fasce di reddito più alte per concentrare le risorse su chi, in questo momento, risente maggiormente del peso dell’inflazione e del costo della vita.
La manovra da 4,2 miliardi rappresenta dunque un passo concreto verso un sistema tributario più equo e dinamico, ma resta ancora da valutare, nei prossimi mesi, quale sarà l’impatto reale di queste misure sul potere d’acquisto e sulla competitività del mercato del lavoro.


