
Il governo italiano si prepara a presentare alla Commissione europea i dettagli dei progetti per la difesa nazionale, finanziati con 14,9 miliardi di euro del fondo Safe (Security action for Europe). I programmi dovranno arrivare a Bruxelles entro novembre, in linea con il piano europeo di riarmo Readiness 2030 promosso da Ursula von der Leyen.
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Secondo le prime indiscrezioni, circa l’80% dei finanziamenti sarà destinato a rimettere in sesto le forze armate italiane, con un’attenzione particolare all’esercito. Il restante 20% servirà a potenziare la difesa aerea, soprattutto con l’acquisto di droni e tecnologie avanzate. Il piano complessivo prevede 150 miliardi di euro, recuperati sui mercati finanziari e garantiti dall’intera Unione europea, distribuiti tramite il fondo Safe. Per accedere ai finanziamenti, i governi devono presentare prospetti di spesa condivisi con almeno un altro Paese europeo o con Paesi partner come Norvegia, Svizzera, Islanda, Liechtenstein e Ucraina. Inoltre, almeno il 65% dei sistemi d’arma deve essere acquistato in Stati europei.
Seminario Aspen Institute: la difesa europea
L’Aspen Institute Italia ha dedicato gran parte del seminario del 26 ottobre a Pavia al tema della difesa, con il titolo: «La battaglia di Pavia e il futuro della difesa europea». L’Istituto, presieduto da Giulio Tremonti e guidato da Angelo Maria Petroni, con il contributo di Marta Dassù, ha presentato un rapporto che sottolinea la necessità di un cambio culturale interno all’esercito italiano.
Secondo il documento, l’Esercito italiano deve concentrarsi su tre assi principali: tecnologia, addestramento e valori, intesi come coesione interna e flessibilità nelle strategie militari, accettando l’eventualità dell’errore. Il rapporto evidenzia inoltre che per raggiungere gli obiettivi dell’Alleanza atlantica servirebbero circa 40 mila soldati in più rispetto agli incrementi già previsti dalla legge. Attualmente, l’esercito conta circa 94 mila militari, che diventano 170 mila includendo Marina, Aeronautica e Carabinieri.

La visione del generale Masiello
Il Capo di Stato maggiore dell’Esercito, generale Carmine Masiello, intervenuto al seminario, ha spiegato come l’attacco russo in Ucraina abbia cambiato radicalmente lo scenario della difesa europea. «Gli Stati Uniti oggi priorizzano la loro situazione interna, poi la Cina, e solo in terza posizione la difesa dell’Europa», ha affermato.
Il generale ha evidenziato le carenze dell’Esercito italiano: «Non disponiamo di tutto ciò che ci servirà per affrontare i cambiamenti. Mancano carri armati, artiglieria, mezzi per la contraerea e personale sufficiente. Possiamo solo indicare le lacune, poi tocca alla politica prendere le decisioni necessarie».

La difesa tecnologica secondo Leonardo
Un punto fondamentale emerso al seminario riguarda il ruolo della cybersecurity. Stefano Pontecorvo, presidente del gruppo Leonardo (ex Finmeccanica), ha sottolineato che le guerre moderne non si combattono più solo con le pallottole, ma anche con i bytes. «Se un treno si ferma, se non esce acqua dal rubinetto, se c’è un blackout, quel danno può derivare da un attacco hacker. Da quell’attacco bisogna difendersi», ha spiegato.
Pontecorvo ha rivelato che il centro cyber di Leonardo gestisce e contrasta circa 80 attacchi informatici al giorno, uno ogni venti minuti, confermando come la difesa europea non possa prescindere dalla protezione digitale.
Il piano italiano, dunque, si inserisce in un contesto più ampio di rafforzamento della difesa europea, con investimenti mirati su tecnologia militare, personale e capacità cyber, in linea con le linee guida di Readiness 2030 e con la strategia di Ursula von der Leyen.


