
La Juventus attraversa una delle fasi più turbolente della sua storia recente. L’esonero di Igor Tudor, arrivato dopo appena 218 giorni e tre sconfitte consecutive contro Como, Real Madrid e Lazio, ha alimentato la rabbia dei tifosi bianconeri. Si tratta del secondo cambio di allenatore nel 2025, dopo l’addio di Thiago Motta lo scorso marzo.
In cinque anni, il club ha alternato ben cinque tecnici: Sarri, Pirlo, Allegri, Motta e Tudor. Una rotazione che riflette un’instabilità profonda e un progetto tecnico mai realmente consolidato. Dopo il nono scudetto consecutivo del 2020, la Juventus ha conquistato soltanto due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana, vivendo più crisi che successi. L’obiettivo immediato, a prescindere dal nuovo allenatore, resta la qualificazione ai playoff di Champions League, traguardo minimo per evitare un’ulteriore perdita di valore del club.
Dirigenza in confusione e bilanci in rosso
Dietro le difficoltà sportive si nasconde una gestione aziendale caotica. Dal 2020, la Juventus ha visto un ricambio continuo ai vertici: dopo l’uscita di Fabio Paratici e Federico Cherubini, sono arrivati e ripartiti dirigenti come Cristiano Giuntoli, congedato nel giugno 2025. Alla presidenza, Andrea Agnelli ha lasciato nel 2023, sostituito da Gianluca Ferrero.
Oggi la guida è nelle mani del francese Daniel Comolli, nuovo amministratore delegato, già al centro di critiche per la gestione del mercato e dei rapporti interni. Dal 2019 al 2025, il disavanzo di mercato ha superato i 310 milioni di euro, senza che ai conti in rosso corrispondessero risultati sul campo.
Questa continua alternanza di dirigenti e tecnici ha generato una frattura con la tifoseria e una perdita di identità sportiva e societaria.
Lo scontro con Tether e l’assemblea decisiva
A rendere ancora più complesso il quadro c’è la tensione tra Exor, la holding controllata da John Elkann, e Tether, colosso mondiale delle stablecoin che detiene l’11,5% del capitale bianconero.
In vista dell’assemblea degli azionisti del 7 novembre, il Cda della Juventus ha invitato a votare contro tutte le proposte avanzate da Tether. Tra le richieste della società guidata da Giancarlo Devasini e Paolo Ardoino figurano:
- la partecipazione all’aumento di capitale del club;
- una maggiore rappresentanza nel consiglio d’amministrazione;
- la presenza di rappresentanti della minoranza nei comitati societari.
Tether ha anche chiesto che alla lista di minoranza vincitrice vengano assegnati due posti nel board, segnale di una chiara volontà di aumentare il proprio peso decisionale.
La Juventus ha respinto ufficialmente queste proposte, ribadendo la propria contrarietà e invitando gli azionisti a non sostenerle.

Le parole di Ardoino e le ipotesi di acquisizione da parte di Tether
Nonostante il clima di forte tensione, Tether non nasconde il proprio interesse per un ruolo più attivo nella gestione del club. Durante il Plan B Forum di Lugano, il CEO Paolo Ardoino ha dichiarato:
“Il tifoso che è in me direbbe: certo che mi piacerebbe comprarla. Ma non abbiamo alcun piano per farlo, e serve anche un venditore per questo.”
Una frase che ha immediatamente riacceso il dibattito tra i sostenitori juventini e gli analisti finanziari.
Secondo gli esperti, un’eventuale acquisizione da parte di Tether sarebbe possibile solo con il consenso di Exor, che attualmente controlla circa il 65% del capitale. In altre parole, senza una decisione favorevole di John Elkann, ogni scenario di cessione rimarrebbe puramente ipotetico.
Le difficoltà di Exor e le critiche a Elkann
La crisi della Juventus si inserisce in un contesto più ampio di difficoltà per il gruppo Exor. Sotto la guida di Elkann, la holding deve affrontare problemi in più settori: il calo di Stellantis, le sfide di Ferrari, la crisi del comparto editoriale e la recente cessione di Iveco.
Questi segnali di riorganizzazione forzata e perdita di solidità industriale si riflettono anche sul club bianconero, da sempre considerato un simbolo della famiglia Agnelli.
Per molti tifosi, Elkann è il principale responsabile del declino sportivo e societario della Juventus. C’è chi immagina una vendita a investitori stranieri, chi ipotizza un progressivo passaggio di controllo a Tether.
Le voci interne alla famiglia, secondo cui alcuni membri sarebbero intenzionati a non investire più nella squadra, alimentano ulteriormente l’idea di una cessione non più lontana ma sempre più concreta.


