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L’ira di Melania contro Trump: “Questo non dovevi farlo!”

Pubblicato: 28/10/2025 09:24
ira Melania contro Trump

La figura di Melania Trump, da sempre riservata e spesso lontana dai riflettori, torna al centro dell’attenzione per un motivo che ha scatenato un acceso dibattito politico e culturale negli Stati Uniti. La first lady, secondo quanto rivelato dal Wall Street Journal, si sarebbe opposta con fermezza al progetto del marito Donald Trump di demolire la storica East Wing della Casa Bianca, per sostituirla con una sala da ballo monumentale in stile neocoloniale.
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L’ala est non è un’area qualsiasi della residenza presidenziale: è il luogo tradizionalmente destinato alle attività e agli uffici della moglie del presidente, un simbolo di continuità storica e istituzionale. È lì che Melania aveva trascorso gran parte del suo tempo durante il primo mandato del marito, coordinando iniziative sociali e progetti legati al suo ruolo pubblico. Per questo motivo, la proposta di abbatterla ha rappresentato per lei una ferita personale e simbolica, tanto da spingerla – secondo fonti vicine alla Casa Bianca – a precisare che “l’idea non era sua”.

Il progetto di Trump e la reazione pubblica

Le immagini della demolizione dell’East Wing hanno suscitato ondate di indignazione e proteste da parte di cittadini, storici e architetti, che considerano l’intervento una violazione del patrimonio culturale americano. Nelle intenzioni del presidente, tuttavia, la costruzione della nuova ballroom rappresenterebbe un miglioramento funzionale e estetico della residenza presidenziale.

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“Il presidente Trump è un costruttore nato – ha dichiarato il portavoce della Casa Bianca, Davis Ingle –. La nuova East Wing e il ballroom renderanno la Casa del Popolo più funzionale e più bella per le generazioni future”. L’amministrazione ha inoltre sottolineato che il progetto sarà finanziato interamente da donatori privati, e non graverà quindi sui contribuenti. Ma la rassicurazione economica non è bastata a spegnere le polemiche.

Melania e il suo legame con la East Wing

Per Melania, quell’ala della Casa Bianca rappresentava qualcosa di più di un semplice spazio di lavoro: era un luogo di identità e memoria personale. In quell’edificio si trovava l’ufficio del segretario sociale della Casa Bianca, cuore delle relazioni pubbliche e delle attività istituzionali legate alla first lady. È lì che aveva costruito la sua routine durante gli anni più intensi della presidenza Trump, lontana dal clamore politico ma parte integrante della vita ufficiale della residenza.


La sua presa di distanza dal progetto di demolizione, riportata dal Wall Street Journal e confermata da alcune fonti interne, ha mostrato ancora una volta la distanza emotiva e politica che separa la coppia presidenziale. Una frattura che si era già percepita in più occasioni pubbliche e che ora riemerge con forza in un contesto che tocca la memoria e l’immagine della Casa Bianca stessa.

Reazioni politiche e ironie bipartisan

Il dibattito sull’abbattimento dell’East Wing ha travalicato i confini della politica tradizionale, unendo in un coro di critiche figure di diversi schieramenti. L’ex deputato repubblicano Joe Walsh ha dichiarato che, se dovesse candidarsi alle elezioni presidenziali del 2028, uno dei punti del suo programma sarà proprio la ricostruzione dell’ala est. “Ogni candidato democratico dovrebbe fare la stessa promessa”, ha aggiunto, definendo il progetto “un insulto alla storia americana”.

Melania Trump


Dal fronte democratico, invece, è arrivata una provocazione ironica ma tagliente. Il senatore dell’Arizona Ruben Gallego ha proposto che, in caso di vittoria di un presidente democratico, la nuova sala da ballo non venga demolita ma ribattezzata Barack Obama Ballroom, un chiaro riferimento polemico all’ego e al gusto personale dell’ex presidente repubblicano.

La Casa del Popolo tra passato e futuro

Il progetto di Donald Trump di trasformare la Casa Bianca secondo una visione architettonica più imponente e personale continua a dividere l’opinione pubblica. Da un lato, i sostenitori vedono nell’intervento un segno di rinnovamento e modernità; dall’altro, critici e storici lo interpretano come una cancellazione della memoria collettiva e della simbologia democratica che la residenza presidenziale rappresenta.


Al centro di tutto, la figura di Melania Trump, che in questo episodio appare come la custode silenziosa di una tradizione, una donna che, pur distante dalla politica attiva, difende un luogo che per lei incarna il senso più autentico del suo ruolo. In un contesto dove le immagini di potere si scontrano con la memoria storica, la sua presa di posizione diventa una testimonianza di sensibilità e discrezione, in netto contrasto con lo stile diretto e imprenditoriale del marito.


La vicenda, ancora aperta e ricca di tensioni simboliche, mostra come anche un progetto architettonico possa trasformarsi in uno scontro di identità, valori e visioni opposte dell’America contemporanea.

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