
Il trionfo di Vienna ha riportato Jannik Sinner in cima alle cronache sportive, con la rincorsa al numero uno mondiale ormai a un passo. L’atmosfera è quella delle grandi occasioni: il Masters di Parigi è alle porte e la sfida con Carlos Alcaraz si fa sempre più serrata. Ma tra entusiasmo e aspettative, arrivano le parole di Paolo Bertolucci, voce esperta del tennis italiano, che invita a non perdere di vista un aspetto fondamentale: la salute del campione.
“Lui ha avuto diversi problemi, una volta all’anca, una volta al gomito, una volta alla caviglia, tante piccole cose che probabilmente su un altro giocatore non verrebbero notate ma vengono notate quando si tratta dell’eccellenza: lì si va con la lente di ingrandimento”, ha spiegato Bertolucci, ricordando le fragilità fisiche che negli ultimi mesi hanno messo alla prova l’altoatesino. Parole che suonano più come un consiglio che come una critica: per restare al vertice serve un corpo capace di reggere ritmi e pressioni da top player.
Non solo talento, ma anche resistenza

Paolo Bertolucci e il confronto con Djokovic e Alcaraz
Bertolucci ha tracciato un paragone che fotografa bene le differenze tra i grandi del tennis moderno: “Djokovic ha un fisico naturale che in pratica Sinner non ha mai avuto, e se lo deve costruire. Però anche Alcaraz che è un ‘Ercolino’, un anno e mezzo fa è stato fermo due mesi”. Un’osservazione che mette in chiaro quanto la vulnerabilità fisica sia una costante anche ai massimi livelli. Il talento, da solo, non basta: serve un lavoro continuo di adattamento e prevenzione.

La mente dietro il campione
Ma non è solo il fisico a richiedere attenzione. Anche la componente mentale gioca un ruolo decisivo. Bertolucci lo sottolinea con realismo: “Non lo so. Lo sa solo lui e sicuramente si affiderà al suo team. Poi ti fanno sapere quello che vogliono loro, però. Perché magari dicono che era mal di stomaco, poi invece era un’altra cosa. Non si sa. E quindi lo sanno loro e sicuramente faranno di tutto per risolvere o attenuare il problema. Perché in fin dei conti sono macchine da Formula 1, quindi vanno curate”.
Un paragone, quello con la Formula 1, che racconta bene la complessità del mondo di Sinner: un equilibrio perfetto tra prestazione, recupero e concentrazione. La vittoria di Vienna ha confermato l’efficacia del suo team, ma anche quanto il percorso verso la piena stabilità sia ancora in corso.


Verso Parigi: la nuova sfida
Ad aggiungere un’ulteriore riflessione è stato anche Diego Nargiso, ex tennista e oggi commentatore tecnico: “Gli unici dubbi che si hanno su Jannik sono quelli legati alla tenuta fisica in determinati momenti del match: c’è ancora qualcosa da rivedere”. Le sue parole riportano alla mente il ritiro di Shanghai per crampi, un episodio isolato ma significativo per comprendere quanto la strada della crescita fisica sia ancora aperta.
Ora gli occhi sono puntati su Parigi. Sarà lì che Sinner potrà dimostrare di aver trovato il giusto equilibrio tra forza e resistenza. Il sorpasso su Alcaraz non è più un miraggio, ma il frutto di un percorso costruito con metodo e sacrificio. E forse, proprio sul cemento francese, arriverà il momento di consacrare definitivamente il suo dominio nel tennis mondiale.


