
Tre persone sono morte in Giamaica mentre l’uragano Melissa si avvicina con la forza più grande mai registrata sull’isola dal 1851. Le vittime – travolte da smottamenti e da detriti spinti dal vento – sono solo il primo segnale di una catastrofe che si preannuncia devastante. Le autorità hanno ordinato evacuazioni obbligatorie nelle aree costiere e chiuso scuole, porti e aeroporti. Le onde già superano i cinque metri e i venti hanno raggiunto i 280 chilometri orari, un dato che colloca Melissa al vertice della scala Saffir-Simpson, la categoria 5, riservata alle tempeste “catastrofiche”. L’isola è completamente in stato di emergenza, e il governo parla di “minaccia senza precedenti nella storia moderna della Giamaica”.
Un mostro atmosferico in rapida crescita
Nato da una depressione tropicale nel cuore del Mar dei Caraibi, Melissa ha trovato condizioni ideali per una crescita esplosiva: acque di 30 gradi, basso attrito verticale dei venti e un nucleo compatto che ha concentrato tutta l’energia del mare. In meno di 48 ore il ciclone è passato da tempesta tropicale a uragano di massima intensità, diventando un caso da manuale per la sua rapidità. I meteorologi del National Hurricane Center hanno confermato venti sostenuti superiori a 280 chilometri orari e una pressione centrale intorno ai 910 millibar: numeri che la rendono una delle cinque tempeste più potenti mai registrate nell’Atlantico. La Giamaica è ora nella traiettoria diretta del ciclone, con Kingston e la fascia sud-occidentale indicate come zone di impatto più probabile. L’allarme maggiore riguarda la “marea di tempesta”, un’onda anomala di risalita marina che potrebbe sommergere interi quartieri costieri. Le autorità hanno predisposto oltre ottocento rifugi e invitato la popolazione a non uscire di casa fino a cessato allarme.

L’impatto atteso: venti, piogge e onde
Il pericolo non è solo nel vento, ma nella combinazione di piogge torrenziali, mareggiate e frane. Le precipitazioni previste superano i 700 millimetri in 48 ore, una quantità sufficiente a saturare il terreno e innescare smottamenti nelle zone montuose. Nelle aree costiere, invece, la marea di tempesta potrebbe spingere l’acqua fino a tre metri sopra il livello normale, cancellando tratti di costa e infrastrutture. L’aeroporto Norman Manley di Kingston è stato chiuso preventivamente, mentre diverse navi da crociera hanno modificato la rotta per evitare la zona di massima intensità. Gli esperti sottolineano che Melissa non sta solo attraversando la Giamaica, ma la “sta inglobando” nella sua struttura ciclonica: il suo diametro è ormai superiore ai 600 chilometri, e il suo occhio ben definito suggerisce che manterrà la categoria 5 fino all’impatto.
Le prime conseguenze e la corsa dei soccorsi
Le prime vittime sono state registrate nella notte, due nella parrocchia di Saint Elizabeth e una a Saint Catherine, colpite dal crollo di abitazioni e dal cedimento di un pendio reso instabile dalla pioggia. Le autorità locali parlano di “condizioni estreme” e di “difficoltà a raggiungere le zone interne”. Più di 400 mila persone sono già senza elettricità e i collegamenti stradali tra Kingston e Montego Bay risultano parzialmente interrotti. I soccorritori operano con mezzi anfibi e droni per valutare i danni, mentre squadre di emergenza si preparano a intervenire appena i venti lo consentiranno. La situazione più critica si registra sulla costa meridionale, dove il mare continua a crescere e i tetti vengono letteralmente sollevati dalla pressione.
Un record storico e la nuova sfida climatica
Se i dati preliminari saranno confermati, Melissa sarà l’uragano più potente a colpire la Giamaica da quando esistono registrazioni sistematiche, cioè dal 1851. Gli esperti evidenziano che il rapido intensificarsi dei cicloni tropicali è una tendenza sempre più frequente, alimentata dal riscaldamento globale e dall’aumento del calore oceanico profondo. La Giamaica, abituata a convivere con uragani di categoria 2 o 3, non aveva mai affrontato un sistema di tale portata. Il governo ha annunciato che dopo il passaggio della tempesta sarà lanciato un piano straordinario di ricostruzione e adattamento climatico. Ma per ora, sull’isola, resta solo il suono del vento: un fragore continuo che segna l’arrivo di un uragano destinato a entrare nella memoria collettiva come uno dei più violenti dell’intera storia caraibica.


