
Frédéric Baldan, ex lobbista accreditato presso le istituzioni europee, racconta di essere stato travolto da una vera e propria rappresaglia dopo la pubblicazione del suo libro-denuncia contro Ursula von der Leyen. Nelle ultime settimane, spiega, gli sono stati chiusi i conti bancari, revocato il badge di accesso al Parlamento europeo e cancellata la registrazione del suo studio di consulenza. Tutto, sostiene, perché ha osato toccare uno dei nervi scoperti dell’Europa di Bruxelles: il potere concentrato intorno alla presidente della Commissione e il sistema di relazioni che la circonda.
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Il libro che ha fatto scattare la reazione
Il volume si intitola Ursula Gates e, nelle intenzioni dell’autore, ricostruisce la rete di rapporti e decisioni politiche che avrebbero plasmato l’attuale Commissione europea. Baldan lo descrive come un lavoro d’inchiesta nato da anni di esperienza diretta nel mondo delle lobby, un tentativo di fare luce su ciò che definisce “il cortocircuito tra potere politico e potere economico” ai vertici dell’Unione. Subito dopo l’uscita del libro, però, la sua vita si sarebbe trasformata in un incubo burocratico: le banche gli hanno comunicato la chiusura dei conti personali, di quelli della moglie e del figlio, e perfino di quelli della casa editrice che ha pubblicato l’opera.

L’accusa: una punizione per aver parlato
Secondo Baldan, non si tratterebbe di una coincidenza, ma di un atto coordinato per metterlo in difficoltà e ridurlo al silenzio. “Due banche concorrenti, nello stesso momento, decidono di espellermi come cliente: quale fattore scatenante comune può esserci, se non politico?”, si chiede. A suo dire, dietro le decisioni ci sarebbe un intervento indiretto dei servizi di sicurezza, interessati a monitorare i suoi conti dopo la diffusione del libro. Il sospetto di Baldan è che sia stato inserito in una sorta di lista nera informale, da cui risulta impossibile ottenere nuovi conti o contratti bancari.

Libertà d’espressione e potere economico
Il caso apre un interrogativo profondo sul confine tra critica politica e ritorsione istituzionale. Se un ex lobbista, pur scomodo e polemico, può vedersi chiudere ogni canale economico solo per aver pubblicato un libro, allora la libertà di espressione in Europa diventa una libertà condizionata. Baldan sostiene che la sua esclusione non è solo un fatto personale, ma un segnale a chiunque voglia denunciare opacità o favoritismi nei palazzi dell’Unione: “Il messaggio è chiaro: chi tocca il potere, viene isolato”.
Silenzio mediatico e domande aperte
L’intera vicenda, nonostante la gravità delle accuse, è rimasta quasi ignorata dai grandi media europei. Nessuna presa di posizione ufficiale, nessuna replica della Commissione, nessun chiarimento delle banche coinvolte. Baldan continua a chiedere spiegazioni, ma intanto vive come un paria del sistema finanziario. Il suo caso, che intreccia politica, potere bancario e libertà di parola, diventa così il simbolo di un’Europa che non ama essere contraddetta, dove chi prova a sollevare dubbi rischia di essere cancellato non solo dal dibattito pubblico, ma perfino dalla vita civile.


