
La riapertura del caso di Garlasco riporta alla ribalta una vicenda che sembrava ormai archiviata. A otto anni dall’ultima chiusura, nuove intercettazioni e indizi riaccendono i riflettori sull’indagine legata all’omicidio di Chiara Poggi, spingendo la Procura di Brescia a indagare su possibili irregolarità nella precedente inchiesta riguardante Andrea Sempio. Al centro dell’attenzione c’è l’ex procuratore di Pavia, oggi indagato per corruzione in atti giudiziari.
La nuova intercettazione che cambia le carte in tavola
Durante la puntata del 29 ottobre di Mattino 5, condotta da Federica Panicucci su Canale 5, è stata resa pubblica un’intercettazione inedita datata 10 febbraio 2017. Nella registrazione si sente chiaramente la voce del padre di Andrea Sempio pronunciare parole che hanno colpito gli inquirenti: “Farò un assegno da 7mila euro, non ce la facciamo più”. Una frase che, riletta oggi, assume un significato potenzialmente inquietante, soprattutto in relazione ai presunti flussi di denaro che avrebbero accompagnato la richiesta di archiviazione di otto anni fa.

Garlasco, il mistero si infittisce
A chi erano destinati quei soldi? Gli inquirenti ipotizzano che potessero riguardare spese legali, ma i movimenti economici di quel periodo destano più di un sospetto. Le indagini puntano a chiarire la provenienza e la destinazione delle somme, parte delle quali sarebbe stata utilizzata per pagare gli avvocati di Sempio, mentre un’altra parte — secondo l’accusa — sarebbe stata movimentata in contanti per evitare tracciamenti bancari.
Dalle intercettazioni emergerebbe una forte preoccupazione nella famiglia dell’indagato. I genitori del 37enne parlavano infatti di “onorari” e “spese legali” che non dovevano lasciare tracce, un dettaglio che oggi assume un peso molto diverso alla luce delle nuove indagini.

I sospetti sulla possibile corruzione
Gli investigatori temono che dietro quei pagamenti si nascondesse qualcosa di più di semplici parcelle legali. Le verifiche si concentrano sui legami tra quei versamenti e l’ex procuratore Mario Venditti, che nel 2017 firmò la richiesta di archiviazione per Andrea Sempio. È proprio su questa possibile connessione che la Procura di Brescia sta lavorando per capire se il denaro sia servito a influenzare la decisione giudiziaria e chiudere così il fascicolo sul principale sospettato dell’omicidio di Chiara Poggi.

In esclusiva un’intercettazione del padre di Sempio del 2017 “Non ce la facciamo più”#Mattino5#Garlasco pic.twitter.com/ANpWrWWezm
— Mattino5 (@mattino5) October 29, 2025
Venditti prepara il ricorso
L’ex pm Mario Venditti ha scelto di non restare in silenzio e si prepara a presentare ricorso contro il recente decreto di sequestro dei suoi dispositivi elettronici, compresi telefoni e tablet. La difesa dell’ex magistrato sostiene che le accuse di corruzione siano infondate e che le prove finora raccolte non dimostrino alcun legame illecito con la famiglia Sempio. Il ricorso sarà depositato nei prossimi giorni al Tribunale del Riesame di Brescia.
Già il 17 ottobre, i giudici avevano annullato un primo decreto di sequestro e perquisizione, giudicato carente nelle motivazioni. Tuttavia, la Procura di Brescia ha deciso di andare avanti, firmando un nuovo provvedimento e riaprendo il fascicolo. Gli inquirenti ritengono di avere elementi sufficienti per dimostrare che, nel 2017, qualcosa non fu gestito secondo le regole.
Un caso che non trova pace
Se l’ipotesi di corruzione dovesse essere confermata, si tratterebbe di un colpo durissimo per la magistratura pavese e di un’ulteriore ferita in una vicenda che, da quasi vent’anni, non trova pace. L’obiettivo degli inquirenti è stabilire se la richiesta di archiviazione di otto anni fa sia stata il frutto di pressioni indebite o di una valutazione autonoma, come sostiene la difesa.
Nel frattempo, l’attenzione mediatica attorno al nome di Andrea Sempio continua a crescere. Le nuove intercettazioni, i movimenti di denaro e il coinvolgimento dell’ex pm Venditti alimentano nuovamente i dubbi su un caso che, forse, non è mai stato davvero chiuso. Diciotto anni dopo, la verità su Garlasco potrebbe essere riscritta da capo.


