
Il professor Roberto Burioni, noto virologo e divulgatore scientifico, ha preso una decisione drastica e significativa che segna un punto di svolta nel suo rapporto con i social network e con una parte del suo vasto pubblico. Dopo anni di incessanti attacchi, minacce e campagne diffamatorie, il professore ha scelto di abbandonare la pubblicazione dei contenuti scientifici su Facebook, piattaforma dove contava ben 736mila follower.
Le motivazioni dietro questa scelta sono profonde e risalgono a un lungo periodo di vessazioni e insulti che hanno coinvolto non solo lui ma anche la sua famiglia. Le accuse rivoltegli erano delle più gravi: è stato definito assassino, incompetente, farabutto e corrotto. A questo si sono aggiunte le minacce e la presentazione di numerosi esposti all’Ordine dei medici, tutti puntualmente rigettati per mancanza di fondamento, a riprova della tenacia e della malizia delle campagne diffamatorie.
La stanchezza e la scelta della piattaforma a pagamento
La stanchezza per l’ambiente tossico creatosi sui social media ha portato Burioni a cercare un nuovo spazio per la sua attività di divulgazione scientifica. Ha scelto Substack, una piattaforma che permette la creazione di newsletter e contenuti a pagamento. Questa mossa non è motivata da un intento di lucro, come sottolineato dal professore, ma dall’esigenza di coprire le spese di transazione con un costo simbolico, fissato a meno di due euro.
L’obiettivo è duplice: da un lato, creare un ambiente più protetto e libero dall’odio, dall’altro, instaurare un filtro che scoraggi gli hater e coloro che sono interessati solo a generare polemiche, non al contenuto scientifico in sé. Coloro che desiderano essere aggiornati sulle ultime novità scientifiche, analizzate e diffuse dal professore anche più volte al giorno, tutti i giorni, dovranno ora seguirlo su questo nuovo canale. Il suo profilo Facebook non verrà eliminato, ma sarà mantenuto solo come una vetrina o un punto di richiamo per indirizzare gli interessati verso la nuova sede dei suoi contenuti.
L’origine della shit storm
La shit storm, letteralmente una “tempesta di escrementi”, traduzione in italiano del fenomeno di attacchi concentrati e violenti sui social, ha avuto il suo culmine con l’avvento della pandemia di COVID-19, ma le sue radici affondano in un periodo precedente. Il punto di innesco risale all’epoca della legge sull’obbligo dei 10 vaccini per l’iscrizione scolastica, in vigore dal 2017. Già allora, la posizione netta e scientificamente supportata di Burioni a favore delle vaccinazioni lo aveva reso un bersaglio privilegiato del movimento novax. Nonostante gli sforzi immani del professore nel fornire grafici, tabelle e metanalisi per dimostrare come i vaccini salvino la vita ai bambini e proteggano anche gli adulti non vaccinati, questo approccio razionale si è rivelato inefficace contro il muro di convinzioni radicate.
La bolla dei complottisti e degli asini
Il professor Burioni non ha usato mezzi termini per definire i suoi detrattori, apostrofandoli schiettamente come “asini”. Questo termine, forte ma mirato, indica coloro che, pur non avendo le competenze o la formazione adeguate, sono convinti di possedere la verità assoluta, spesso letta su giornali complottisti e manipolatori o in siti web che rafforzano le loro bolle ideologiche. La pandemia ha esasperato questo fenomeno, portando all’apoteosi degli insulti e delle falsità. Il professore ha dichiarato con frustrazione di essere “stanco di fare da sputacchiera social”, evidenziando la tossicità dell’ambiente in cui si è trovato ad operare. La decisione di migrare su Substack è quindi un atto di autodifesa e un tentativo di preservare la possibilità di una divulgazione seria e basata sull’evidenza scientifica, lontano dal frastuono e dall’aggressività dei negazionisti.
La preoccupazione degli altri divulgatori
La scelta di Roberto Burioni ha suscitato reazioni e riflessioni anche tra gli altri grandi nomi della divulgazione scientifica sui social, anch’essi bersaglio frequente delle critiche e degli insulti novax. Tra questi, il professor Matteo Bassetti, infettivologo e anch’egli molto attivo online, ha espresso il suo dispiacere per l’allontanamento del collega. Bassetti ha manifestato comprensione per la stanchezza di Burioni, ammettendo che “lo capisco” data la situazione insostenibile. Tuttavia, ha anche espresso una profonda preoccupazione per le conseguenze di una ritirata dei divulgatori scientifici dai social. Il suo timore è che, se i professionisti e gli esperti dovessero tutti abbandonare il campo, “gli asini avranno modo di pascolare indisturbati. E fare proseliti”. Questo scenario aprirebbe ancor più spazio alla disinformazione e alla propaganda complottista, lasciando le piattaforme in mano a coloro che diffondono notizie false senza contraddittorio, con un potenziale danno sociale incalcolabile.


