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Garlasco, nuove prove su Andrea Sempio: soldi, documenti e telefonate che riaprono il caso Poggi

Pubblicato: 29/10/2025 13:26
Garlasco Arma Delitto

Ogni volta che il caso dell’omicidio di Chiara Poggi sembra avvicinarsi a una conclusione, emergono nuovi elementi che lo riportano al centro dell’attenzione. A quasi vent’anni dai fatti, la vicenda di Garlasco continua a intrecciarsi tra verità, sospetti e rivelazioni inaspettate. Le ultime risultanze del tribunale del Riesame hanno aperto un nuovo capitolo, riportando Andrea Sempio, amico d’infanzia di Alberto Stasi, sotto i riflettori.

Secondo gli atti depositati, sarebbero emersi “riscontri oggettivi” che includono chiamate telefoniche, passaggi di denaro e documenti riservati. Si parla persino di un profilo genetico compatibile con quello rinvenuto sui reperti del delitto di via Pascoli. Se confermati, questi dati potrebbero riscrivere la storia giudiziaria del caso.

Nuove indagini e contatti sospetti

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Andrea Sempio, al centro del nuovo capitolo sul caso Garlasco

Oggi formalmente indagato per l’omicidio Poggi, Andrea Sempio è di nuovo al centro dell’inchiesta insieme a un gruppo di persone finora rimaste nell’ombra. Tra queste figura l’avvocato Federico Soldani, che avrebbe avuto contatti con Silvio Sapone, allora comandante dell’aliquota dei Carabinieri presso la Procura di Pavia. Sapone nega ogni legame, ma i tabulati telefonici raccontano altro: quattro chiamate tra lui e Sempio in due ore, il 21 gennaio 2017. Per gli investigatori, la prima prova concreta di un rapporto diretto mai dichiarato.

Andrea Sempio, indagato per l'omicidio di Chiara Poggi

Il nodo dei soldi e dei documenti riservati

Un tassello decisivo arriva dalla testimonianza di Daniela Ferrari, madre di Sempio. La donna ha raccontato che, a fine 2016, l’avvocato Soldani chiese al marito duemila euro in contanti, motivando la richiesta con la necessità di “avere le carte”. Gli inquirenti ritengono questa frase cruciale, ipotizzando un possibile scambio illecito di atti coperti da segreto. Durante una perquisizione del 26 settembre 2025, i carabinieri hanno infatti trovato nella casa della famiglia Sempio documenti riservati della Procura di Pavia, inclusi fascicoli e consulenze tecniche che non avrebbero dovuto trovarsi lì.

Le indagini hanno ricostruito una sequenza precisa di contatti: il 21 gennaio 2017 il telefono di Sapone chiamò quattro volte quello di Sempio, mentre quest’ultimo si sentiva anche con l’avvocato Soldani. Un intreccio di comunicazioni che contraddice le versioni ufficiali e, secondo gli inquirenti, rivela un tentativo di occultamento di prove. Inoltre, quelle chiamate non comparivano nei tabulati analizzati dal maresciallo Giuseppe Spoto, omissione definita “anomala”.

La consulenza Garofano e il DNA compatibile

Un ulteriore elemento emerso riguarda la consulenza del generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma. Durante una perquisizione, nella casa dei Sempio sono stati trovati documenti che avrebbero contribuito alla redazione della consulenza mai depositata e datata gennaio 2017. Secondo gli inquirenti, si tratta di materiale ottenuto in modo irregolare e condiviso nell’ambito di un sistema di scambi e favori.

Garofano, ascoltato il 2 ottobre negli uffici del Nucleo investigativo di Milano, ha confermato di essere stato contattato dagli avvocati di Sempio — Soldani, Lovati e Grassi — ma di aver avuto rapporti diretti solo con il primo. Ha inoltre dichiarato di aver ricevuto l’11 gennaio 2017, via mail, documenti con elaborazioni genetiche della perizia De Stefano del processo d’appello bis a Stasi, confermando così un passaggio illecito di atti coperti da segreto istruttorio.

Chiara Poggi, la vittima del delitto di Garlasco

Un risultato genetico ignorato

Il 30 dicembre 2016 Garofano effettuò personalmente un prelievo salivare su Sempio, inviato poi a un laboratorio di Orbassano. Il confronto con il DNA trovato sotto le unghie di Chiara Poggi mostrò una coincidenza perfetta del cromosoma Y. Un dato definito “esatto e inequivocabile” dai carabinieri, ma mai inserito nella consulenza finale. Un’omissione che, secondo gli inquirenti, ha “alterato per anni la percezione del quadro probatorio”.

Due mesi più tardi, il generale ricevette il pagamento per il lavoro svolto, ma nel 2025 la questione è riemersa. L’avvocato Massimo Lovati, attuale difensore di Sempio, avrebbe chiesto a Garofano di depositare la vecchia consulenza del 2017. Il generale rifiutò, sostenendo che “andava aggiornata alla luce delle nuove ricerche condotte da Ugo Ricci e dal professor Carlo Previderè”, e rassegnò le dimissioni dal ruolo di consulente.

Le connessioni con l’inchiesta di Brescia

Nel frattempo, la pm Claudia Moregola ha chiesto di coassegnare il fascicolo al procuratore capo Francesco Prete, vista la “particolare delicatezza della vicenda” e i collegamenti con l’indagine che coinvolge l’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, oggi indagato per corruzione in atti giudiziari. L’inchiesta bresciana si muove tra due piste: la presunta corruzione e lo scambio di informazioni che avrebbe favorito Sempio e i suoi legali.

Negli atti emerge però anche un aspetto che potrebbe alleggerire la posizione di Venditti. Nel luglio 2022, l’avvocato di Stasi, Antonio De Rensis, chiese alla Procura di Pavia le intercettazioni relative a Sempio e alla sua famiglia. Venditti le autorizzò in poche ore, scrivendo di suo pugno: “Si proceda a ricercare in archivio i supporti informatici delle intercettazioni in questione”. Un gesto che, secondo molti osservatori, smentisce l’idea di un magistrato intenzionato a insabbiare le prove.

Tra politica e giustizia, il caso che non si chiude mai

Le ultime rivelazioni hanno riacceso anche il dibattito politico. Durante il Salone della Giustizia, il ministro Carlo Nordio ha denunciato “il paradosso delle inchieste parallele” che si trascinano per decenni: “I cittadini assistono a un paradosso, con indagini che vanno in direzioni opposte. A un certo punto bisogna avere il coraggio di arrendersi”. Parole che hanno subito scatenato polemiche. Matteo Renzi ha replicato duramente: “Eccola la giustizia di questo governo: arrendersi. Come se le indagini sbagliate o incomplete non contassero. Garlasco è una vergogna nazionale, e Nordio è l’imbarazzo senza fine”.

Andrea Sempio, protagonista delle nuove indagini sul caso Garlasco

Un mistero che resiste al tempo

A quasi vent’anni dal delitto, il caso Garlasco resta sospeso tra verità e omissioni. Gli inquirenti oggi indicano nove prove a carico di Sempio: i duemila euro in contanti, le carte riservate, le chiamate con Sapone, le omissioni nei tabulati, la consulenza Garofano, il DNA compatibile, le mail con atti coperti da segreto, il silenzio dei legali e le dimissioni del generale. Un mosaico complesso, dove ogni nuovo tassello non chiude la storia, ma la riapre.

Il mistero di Garlasco continua a vivere tra giustizia e sospetto. Ogni volta che una pagina sembra chiudersi, un’altra si apre, portando alla luce nuovi nomi, legami e verità parziali. E la domanda, dopo tanti anni, resta la stessa: quanto coraggio serve per non arrendersi alla verità più scomoda?

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