
Negli studi di Ballando con le stelle, la giornata di ieri si è spenta lentamente, come se qualcuno avesse tolto il respiro all’aria. La notizia della morte del fratello di Andrea Delogu è arrivata nel pieno delle prove, quando tutto era ancora vivo, organizzato, scandito dal ritmo della musica e dal vociare dei tecnici. In pochi minuti, l’atmosfera si è dissolta. Le luci accese hanno smesso di scaldare, la musica si è interrotta, le persone si sono fermate. Nessuno ha avuto la forza di dire nulla: un dolore così improvviso e vicino ha reso tutto il resto superfluo. Era come se il set avesse perso la sua funzione, come se quel luogo di spettacolo fosse diventato, all’improvviso, un luogo di lutto.
Il silenzio e la parola che nessuno voleva dire
Chi era presente racconta un gelo, quasi fisico. Gli sguardi si cercavano senza trovare appigli, le voci restavano a metà. C’era chi fissava il pavimento, chi ha provato a continuare, ma dopo pochi minuti tutto è tornato immobile. L’idea che si potesse andare avanti come se niente fosse è apparsa subito impensabile. Per qualche ora nessuno ha osato rompere il silenzio, poi, a un certo punto, una persona l’ha detta quella frase che tutti avevano in mente ma nessuno voleva pronunciare: “Dobbiamo fermare tutto”.
È stata una frase che ha attraversato lo studio come un soffio gelido. Tutti, in cuor loro, sapevano che sarebbe impossibile davvero bloccare il programma, che la macchina televisiva non si ferma mai del tutto. Ma per qualche istante quell’idea è sembrata naturale, necessaria, persino inevitabile. Fermare tutto, almeno per rispetto, per dare un senso a un dolore che ha colpito non solo una collega, ma una donna amata e stimata da tutti.
Il rispetto come unica risposta
Da allora, la giornata è scivolata via nel silenzio. Le prove sono state sospese, le porte chiuse, i telefoni spenti. Il silenzio di queste ore è evidentemente frutto del rispetto per un dolore atroce, di quelli che non si possono tradurre in comunicati o parole ufficiali. La produzione ha scelto di non intervenire pubblicamente, lasciando che fossero il tempo e la discrezione a dire ciò che le frasi non riescono a contenere.
Nei corridoi si è respirata una solidarietà vera, quasi pudica. Nessuno ha alzato la voce, nessuno ha cercato di forzare la normalità. Tutti sanno che la puntata di sabato non potrà essere come le altre. Ci sarà un modo, presto, per ricordare, per dedicare, per restituire a quel dolore un gesto collettivo. Ma non ora. Ora serve solo tacere.
L’attesa che precede la ripartenza
A Viale Mazzini, tutto è fermo in un’attesa composta. C’è consapevolezza che lo show andrà avanti, ma anche la certezza che qualcosa sia cambiato. Nessuno guarda più le scalette, nessuno discute delle coreografie. Si pensa soltanto a lei, ad Andrea, al suo viaggio verso Bellaria, al silenzio di chi resta. Tutto il cast, gli autori, i tecnici, i maestri, sembrano uniti da un sentimento comune: la voglia di fermare il tempo per un istante, per rispetto, per amore, per umanità.
Quando Ballando con le stelle tornerà in onda, porterà con sé anche questo peso. La leggerezza, forse, si farà più fragile, ma anche più vera. Perché da ieri, dietro ogni sorriso, ci sarà il segno di una ferita condivisa, e la consapevolezza che, a volte, il silenzio è la forma più sincera di solidarietà.


