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Berlusconi-Zoff, dopo 25 anni spunta il retroscena clamoroso sulle dimissioni dell’ex ct azzurro

Pubblicato: 30/10/2025 18:45
silvio berlusconi dimissioni zoff retroscena

A venticinque anni di distanza riemerge un retroscena che riporta al centro della scena Dino Zoff e le sue dimissioni da c.t. della Nazionale dopo gli Europei 2000. All’indomani della finale persa con la Francia, le critiche pubbliche di Silvio Berlusconi – “Da Zoff sono arrivate scelte indegne” – segnarono un punto di non ritorno. L’allora commissario tecnico, scosso dall’attacco, scelse la via più dolorosa ma coerente con il suo stile: lasciare l’incarico per difendere la propria idea di dignità personale e professionale.

Oggi, 30 ottobre, durante la cerimonia del Premio De Sanctis con cui Zoff è stato insignito, è stato Gianni Letta a ricomporre quel frammento di storia, aggiungendo un tassello finora rimasto sullo sfondo. Secondo Letta, dietro le quinte si mossero subito i tentativi di ricucire lo strappo, ma invano: il tecnico non tornò sui suoi passi.

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Cosa fece Berlusconi quando seppe della decisione di Zoff

“Per Zoff questo premio è anche un risarcimento per quanto accaduto ormai 25 anni fa. Dopo la finale degli Europei persa con la Francia, Berlusconi lo criticò pubblicamente. E lui, per dignità, si dimise. Immediatamente Berlusconi mi incaricò di andare da Zoff pregandolo di non dimettersi, di dirgli che lo stimava, ma lui fu irremovibile, difendeva la sua dignità. Lì ho capito davvero il valore aggiunto di Dino Zoff, anche per questo mi fa piacere dare questo premio, anche a nome di Silvio Berlusconi, per il rispetto e l’ammirazione che aveva verso questo grande uomo”. Parole che illuminano il clima di quelle ore, tra delusione sportiva e pressioni mediatiche, e che riconsegnano l’immagine di un allenatore saldo, poco incline ai compromessi.

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Il passaggio di Gianni Letta rilegge l’episodio come uno spartiacque: l’ex c.t. pagò un prezzo altissimo per non derogare alla sua linea. Nel suo racconto, la telefonata, l’invito a ripensarci, la stima confermata; e dall’altra parte la fermezza di Zoff, impermeabile alla retromarcia, anche a costo di chiudere un capitolo importante della sua storia azzurra.

Il racconto di Gianni Letta e la reazione – fredda – di Dino Zoff

Le dichiarazioni non hanno però scosso più di tanto Dino Zoff, che ha risposto senza enfasi, fedele al suo stile asciutto: “Parole belle ma sono costate… La sostanza è quella. Le ferite si sanano, ma sono brutte quando sono ancora aperte. Però è il passato ormai”. Una chiosa che restituisce il senso di una ferita rimarginata nel tempo, ma non dimenticata: il confine tra critica e delegittimazione, per chi guida la Nazionale, può diventare sottilissimo.

Il premio, nelle intenzioni di chi lo ha proposto, vale anche come riconoscimento pubblico al profilo umano e sportivo di Zoff: campione di sobrietà, simbolo di fair play, figura che ha attraversato generazioni con la stessa compostezza con cui ha alzato trofei e gestito tempeste. Oggi quel “risarcimento” diventa un gesto di memoria collettiva: si celebra l’uomo oltre l’allenatore, l’idea che la dignità non sia negoziabile nemmeno davanti al fuoco incrociato del dibattito.

Resta l’eredità di un episodio che dice molto dell’Italia del pallone e dei suoi protagonisti: la voce di Silvio Berlusconi, il ruolo mediatore di Gianni Letta, la schiena dritta di Dino Zoff. E un promemoria sempre attuale: le vittorie e le sconfitte passano, lo stile resta. In questo senso il Premio De Sanctis non riscrive il passato, ma ne sottolinea il significato, ricordando che la grandezza, nello sport come nella vita pubblica, si misura anche quando si decide di dire addio.

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