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Cara Milly Carlucci, quanto cinismo nel tuo dolore: perché quelle parole sul lutto di Andrea Delogu?

Pubblicato: 30/10/2025 20:43

Ci sono momenti in cui anche la televisione dovrebbe saper tacere. E non perché il dolore non debba essere condiviso, ma perché esistono silenzi che raccontano più di mille frasi ben confezionate. Le parole pronunciate da Milly Carlucci, nel collegamento con Vita in diretta, dopo la tragedia che ha colpito Andrea Delogu, hanno lasciato molti senza fiato. Non per la commozione, ma per quella sfumatura di distacco che, forse involontariamente, ha reso il dolore un pretesto per ribadire una regola di mestiere: “dobbiamo andare comunque in onda”.

Era un discorso costruito con grazia, certo. Ma anche con una freddezza che strideva con la tragedia di cui si parlava. “Siamo come i circensi, come i teatranti, è la crudeltà del nostro mestiere” ha detto Milly, parlando del lutto che ha travolto la collega. Un’immagine potente, ma in quel contesto quasi dissonante. Perché il punto non era la capacità della televisione di resistere, ma la sofferenza di una donna che ha appena perso il fratello. Quel richiamo alla spettacolarità del dolore, alla forza del palcoscenico che non si ferma mai, suonava come una giustificazione non richiesta, un modo per spostare l’attenzione dal lutto alla macchina televisiva.

Il limite tra solidarietà e cinismo

Ecco il vero nodo: non si mette in discussione la sincerità del dolore, né la vicinanza a Andrea Delogu, ma la scelta di raccontarlo in diretta, con quella conclusione così rigida. La frase “dobbiamo andare comunque in onda” è stata come una riga tracciata con il righello in mezzo al caos. Una frase che chiude invece di aprire, che riduce l’empatia a dovere professionale. Era necessario dirlo proprio lì, proprio allora?

Nessuno si aspettava un lutto mediatico, ma neppure una lezione di mestiere. In certi momenti la televisione può concedersi un minimo di imperfezione, un tremito, un tempo sospeso. Non è debolezza, è umanità. Invece quella spiegazione – che “il nostro compito è portare evasione e speranza” – è suonata come un copione recitato davanti a un pubblico che, stavolta, non aveva voglia di spettacolo.

Un altro tono era possibile

Bastava poco: un pensiero, un silenzio, una frase di rispetto. Nessuno avrebbe messo in dubbio che la puntata di Ballando con le stelle sarebbe andata comunque in onda, ma forse non era il momento di dirlo. In televisione tutto passa per le parole, ma certe parole, quando arrivano nel tempo sbagliato, pesano più del silenzio che vogliono colmare.

Il dolore può essere condiviso anche senza trasformarsi in argomento televisivo. E quando una conduttrice del calibro di Milly Carlucci parla di “crudeltà del mestiere”, forse dovrebbe ricordare che la vera forza, a volte, sta nel saper fermarsi un istante prima di dirlo.

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