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Delitto Nada Cella, terremoto in tribunale: guai per gli imputati

Pubblicato: 30/10/2025 13:12
delitto Nada Cella tribunale

Dopo quasi ventisette anni dal tragico episodio avvenuto il 6 maggio 1996, il cold case di Nada Cella torna sotto i riflettori della giustizia. In tribunale a Chiavari, la pubblica accusa ha chiuso la propria requisitoria, chiedendo l’ergastolo per l’ex insegnante Anna Lucia Cecere, accusata di omicidio volontario aggravato, e quattro anni di reclusione per il commercialista Marco Soracco, imputato per favoreggiamento.
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Il delitto, avvenuto nello studio di Soracco in via Marsala, aveva visto la giovane segretaria, allora venticinquenne, perdere la vita in circostanze drammatiche. La vicenda, rimasta a lungo irrisolta, è oggi al centro di un processo che prova a fare chiarezza su un episodio che ha segnato profondamente la comunità locale.

La requisitoria della pm Gabriella Dotto

La pm Gabriella Dotto, nella requisitoria durata due udienze, ha descritto l’azione di Cecere come il frutto di «una personalità incapace di controllare la rabbia», parlando di un raptus «scatenato da un senso di frustrazione, una gelosia che sta a indicare il sentimento di frustrazione di chi vede vantaggi per gli altri e non per sé». La magistrata ha sottolineato come l’aggressione sia stata improvvisa e non premeditata, ma estremamente violenta, sfociando in un omicidio consumato con un oggetto appuntito.

Secondo la Procura, Cecere avrebbe agito mosso da invidia e da mire personali nei confronti del commercialista, con l’intento di prendere il posto di Nada Cella nello studio. La pm ha spiegato che «Cecere ha sfogato su Nada tutta la rabbia e la frustrazione di una vita», delineando un quadro emotivo e psicologico complesso, che secondo l’accusa ha determinato la tragedia.

Il ruolo di Marco Soracco

Per quanto riguarda Soracco, la Pubblica Accusa lo ritiene complice nel favoreggiamento, avendo cercato di coprire la presunta assassina e di ostacolare le indagini. «Ha sempre avuto un atteggiamento manipolatorio, nel 1996 e oggi», ha dichiarato la pm, evidenziando come il commercialista, secondo l’accusa, abbia agito per proteggere la propria posizione e gli affari dello studio, evitando che emergessero dettagli compromettenti sul rapporto con Cecere e sulla gestione delle attività lavorative.

Il comportamento di Soracco dopo il delitto sarebbe stato finalizzato a evitare indagini approfondite e a contenere eventuali accuse incrociate, secondo quanto sostenuto dalla Procura.

La ricostruzione dei fatti

Secondo gli inquirenti, quella mattina Cecere si recò nello studio di Soracco con l’intento di incontrare il commercialista. La discussione con Nada Cella, incaricata di non far passare neppure le telefonate di Cecere, degenerò rapidamente in una violenza feroce. La pm ha dettagliato che l’ex insegnante avrebbe agito con determinazione e lucidità, lavandosi successivamente e cercando di cancellare le tracce dell’aggressione.

La ricostruzione degli eventi si concentra sulle motivazioni psicologiche attribuite a Cecere: un mix di invidia, frustrazione e desiderio di riscatto personale. La Procura ha inoltre evidenziato come le mire matrimoniali nei confronti di Soracco, insieme alla volontà di sostituire Nada nello studio, abbiano contribuito a generare un quadro di gelosia e tensione sfociato nel delitto.

Le difese degli imputati

Gli avvocati di Cecere, Gabriella Martini e Giovanni Roffo, e il legale di Soracco, Andrea Vernazza, hanno sottolineato come la conoscenza tra i due imputati fosse superficiale e hanno annunciato che, quando sarà il loro turno in aula, forniranno una visione alternativa dei fatti. Al momento, la parola spetta agli inquirenti e alla Pubblica Accusa, che hanno presentato una tesi chiara e articolata sull’aggressione e sulle responsabilità di ciascun imputato.

Il processo, che riporta alla luce un delitto rimasto insoluto per quasi tre decenni, si sviluppa oggi con la stessa tensione e attenzione mediatica, mentre la comunità di Chiavari segue con apprensione ogni fase dell’udienza. La richiesta di ergastolo per Cecere e la pena di quattro anni per Soracco segnano un momento cruciale del dibattimento, destinato a chiarire, finalmente, le responsabilità nella tragica morte di Nada Cella.

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