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“Perseguita per razzismo!”. La rivelazione che mette nei guai Francesca Albanese

Pubblicato: 30/10/2025 10:05
Francesca Albanese rivelazione razzismo

Nuove ombre si addensano attorno al secondo mandato di Francesca Albanese, la relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani nei Territori palestinesi occupati dal 1967, già sanzionata dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti lo scorso 9 luglio a causa delle sue coraggiose prese di posizione in difesa del popolo palestinese. A sollevare il caso è il giurista canadese Hillel Neuer, direttore esecutivo della Ong Un Watch, che con una lettera datata 23 aprile ha contestato la legittimità della riconferma della funzionaria italiana.
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Nella missiva, Neuer afferma che il rinnovo del mandato sarebbe stato effettuato “in violazione diretta della normativa vigente”, rendendo quindi nullo l’atto stesso e di conseguenza priva di validità l’immunità diplomatica finora garantita alla relatrice Onu. Un’accusa pesante, che riapre il dibattito sulla gestione delle procedure interne del Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU e sulla regolarità dei processi di nomina e rinnovo dei suoi rappresentanti speciali.

La contestazione di Un Watch

Secondo quanto riportato da Un Watch, il rinnovo del mandato di Francesca Albanese, annunciato al termine della 58ª sessione del Consiglio dei Diritti Umani, non avrebbe rispettato l’articolo 7 del Manuale operativo delle Procedure speciali. Tale norma prevede che, prima di prorogare l’incarico di un relatore speciale, il Presidente del Consiglio debba informare i membri dell’assemblea in merito a eventuali violazioni del Codice di condotta da parte del titolare del mandato.

In assenza di tale comunicazione formale, spiega il regolamento, il mandato può essere rinnovato automaticamente per un secondo triennio. Ma, secondo Neuer, questa procedura non sarebbe stata seguita nel caso della Albanese. “Il presunto rinnovo è invalido e privo di qualsiasi effetto giuridico”, si legge nella lettera indirizzata alla relatrice speciale, “e pertanto nullo e non avvenuto”.

La mancata applicazione dell’articolo 7, secondo l’organizzazione di Neuer, non solo renderebbe illegittimo il rinnovo, ma comporterebbe anche la decadenza dell’immunità diplomatica di cui la relatrice godeva fino al termine del suo primo mandato, scaduto il 1° maggio 2024.

Le accuse di Hillel Neuer

In una dichiarazione successiva, Neuer ha definito la situazione “un momento importante per la responsabilità internazionale”. A suo dire, “Francesca Albanese non è mai stata legalmente riconfermata” e, pertanto, non essendo più titolare di un mandato attivo delle Nazioni Unite, “può ora essere sanzionata, citata in giudizio e perseguita”.

Il direttore di Un Watch ha ricordato come la relatrice sia già stata condannata pubblicamente da Francia, Germania e Canada per quelle che definisce “dichiarazioni dal contenuto razzista e anti-ebraico” e per il suo “sostegno al terrorismo di Hamas”. Gli Stati Uniti, ha aggiunto Neuer, “l’hanno sanzionata il 9 luglio”, aprendo così la strada a un possibile procedimento legale nei tribunali federali americani.

Secondo la Ong, le presunte violazioni di codice e le dichiarazioni della relatrice avrebbero arrecato “danni reputazionali e morali” a diverse organizzazioni religiose impegnate nella promozione del dialogo e della convivenza interreligiosa in Medio Oriente.

La causa per diffamazione e il caso Sudafrica

In questo contesto si inserisce anche il provvedimento notificato a Francesca Albanese in Sudafrica, legato a una causa per diffamazione intentata dal National Jewish Advocacy Center per conto di due organizzazioni cristiane filoisraeliane: Christian Friends of Israeli Communities e Christians for Israel USA.

Secondo quanto riferito da Neuer, se la tesi della nullità del mandato verrà confermata, la relatrice speciale dovrà comparire di persona davanti al tribunale competente, non potendo più invocare la protezione dell’immunità concessa ai rappresentanti Onu. Le accuse riguardano presunte dichiarazioni diffamatorie e incendiari che, a detta dei querelanti, avrebbero compromesso la reputazione e le attività delle due organizzazioni non profit coinvolte.

Un caso che scuote le Nazioni Unite

Il “giallo sul secondo mandato di Francesca Albanese” rischia ora di trasformarsi in un caso diplomatico e istituzionale di ampia portata. Le contestazioni mosse da Un Watch sollevano interrogativi sulla trasparenza dei processi interni delle Nazioni Unite e sulla gestione delle figure di alto profilo coinvolte in tematiche delicate come il conflitto israelo-palestinese.

Per la relatrice speciale, già da tempo al centro di polemiche politiche e mediatiche, si apre una fase complessa. Da un lato la verifica sulla validità del suo incarico e sulla correttezza della procedura che ne ha determinato il rinnovo; dall’altro la possibilità di dover affrontare procedimenti legali in giurisdizioni estere, con tutte le implicazioni che ciò comporta per la sua posizione diplomatica e personale.

In attesa di una presa di posizione ufficiale delle Nazioni Unite, il caso continua a far discutere. Se le accuse formulate da Hillel Neuer dovessero essere confermate, la decadenza del mandato e dell’immunità segnerebbe un precedente rilevante nei rapporti tra le istituzioni internazionali e i loro rappresentanti. Un capitolo che, per il momento, aggiunge ulteriore complessità al già controverso profilo di Francesca Albanese e al suo operato come relatrice speciale Onu sui diritti umani nei territori palestinesi.

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