
Un intervento chirurgico di routine, eseguito in un contesto considerato sicuro, si è trasformato in una tragedia all’Ospedale Maggiore di Bologna. La vittima è Barbara Bassi, 48 anni, medico legale in servizio nella stessa struttura, deceduta durante un’operazione che non avrebbe dovuto presentare particolari complicazioni.
L’intervento, programmato per la rimozione laparoscopica di una cisti epatica, era ritenuto di lieve complessità. Tuttavia, qualcosa è andato storto. Secondo i primi accertamenti, la dottoressa sarebbe morta per shock emorragico dovuto alla rottura di una vena. Solo l’autopsia potrà però stabilire con certezza le cause del decesso e le eventuali responsabilità dei sanitari coinvolti.
Il pubblico ministero Marco Imperato ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e responsabilità medica. Oggi sarà conferito l’incarico per l’autopsia al medico legale Giovanni Cecchetto, chiamato a ricostruire le dinamiche dell’intervento e a valutare se un errore umano abbia avuto un ruolo determinante nella morte della collega.
La famiglia di Barbara Bassi, assistita dall’avvocata Chiara Rinaldi, ha presentato denuncia ai carabinieri di San Lazzaro di Savena. La legale ha nominato come consulente di parte la dottoressa Donatella Fedeli, mentre anche i due chirurghi indagati potranno nominare propri esperti. Intanto, la polizia giudiziaria ha sequestrato la cartella clinica e tutta la documentazione sanitaria relativa all’intervento.
Dalle prime ricostruzioni, Bassi si sarebbe dovuta sottoporre a una colecistectomia per la rimozione di calcoli biliari. Durante gli esami preoperatori, però, sarebbe stata individuata una grossa cisti al fegato. Uno dei due chirurghi, appartenente a un’unità interdipartimentale collegata al Policlinico Sant’Orsola, avrebbe deciso di procedere alla rimozione in laparoscopia. Pochi minuti dopo l’inizio dell’operazione, le condizioni della paziente si sono aggravate in modo irreversibile.
Le indagini dovranno ora chiarire se la decisione di procedere con l’intervento fosse clinicamente appropriata, se fossero stati effettuati tutti gli esami preoperatori necessari e, soprattutto, se la complicanza che ha provocato il decesso fosse prevedibile o evitabile.
Barbara Bassi era una professionista stimata e molto conosciuta negli ambienti medico-legali dell’Emilia-Romagna. Colleghi e amici la descrivono come una persona brillante, competente e generosa, impegnata da anni anche in attività con l’INPS e in istituti universitari della regione.
Aveva scelto di farsi operare proprio al Maggiore di Bologna, l’ospedale dove lavorava quotidianamente, fidandosi dell’équipe chirurgica con cui collaborava da tempo. Una scelta di fiducia che, tragicamente, le è costata la vita.
La comunità medica bolognese è sotto shock per la perdita della dottoressa Bassi. Mentre si attendono i risultati dell’autopsia e le prime conclusioni della procura, resta aperta la domanda che oggi scuote l’opinione pubblica: come è possibile morire durante un intervento di routine in uno dei principali ospedali italiani?


