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Cori fascisti nella sede di FdI a Parma, Vannacci minimizza l’accaduto. Scoppia la polemica

Pubblicato: 31/10/2025 13:46

Il vicesegretario della Lega, Roberto Vannacci, è intervenuto sulla polemica scatenata dai cori fascisti e gli inni a Benito Mussolini intonati all’interno della sede del partito Fratelli d’Italia (FdI) a Parma. La vicenda ha rapidamente guadagnato l’attenzione mediatica e politica, portando a una richiesta ufficiale di dissociazione da parte del Partito Democratico (PD) nei confronti della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Vannacci ha esordito con una dichiarazione che tende a minimizzare la portata dell’evento nel contesto pubblico, affermando di non conoscere i particolari dell’accaduto e di aver letto solamente i titoli di stampa. Il suo approccio iniziale è stato quello di evitare un giudizio diretto sugli avvenimenti interni, rifugiandosi dietro il principio di non interferenza: “in genere non vado a origliare in casa d’altri cosa si canti o di cosa si discuta”.

Nonostante la sua iniziale ritrosia a entrare nel merito, il caso ha già prodotto conseguenze concrete all’interno di FdI: il responsabile dei giovani del partito, Fabio Roscani, ha infatti annunciato che la sezione di Parma è stata immediatamente commissariata, un chiaro segnale di dissociazione e presa di distanza da parte della leadership nazionale di Fratelli d’Italia.

La questione dell’apologia di fascismo e la sentenza della Cassazione

L’intervento di Roberto Vannacci si è poi concentrato sul nodo legale della vicenda, ovvero la possibile configurazione del reato di apologia di fascismo, un tema che ha spesso riguardato dibattiti politici e legali in Italia. Vannacci ha condizionato l’interesse pubblico della questione alla sua rilevanza penale.

Il generale ha sottolineato che, a suo avviso, l’evento avrebbe “poco di interessante” se non dovesse costituire un reato. Egli ha richiamato in particolare una sentenza della Corte di Cassazione del 19 gennaio 2024, la quale, a suo dire, renderebbe difficile configurare il reato. Pur lasciando ai magistrati la decisione finale sull’eventuale avvio di un procedimento legale, Vannacci ha espresso l’opinione che, se l’azione non limita la “libertà altrui” – cosa che, secondo lui, i cori non farebbero – allora la questione dovrebbe essere relegata a un piano di secondaria importanza.

È da notare che Vannacci stesso è stato in passato oggetto di controversie pubbliche per aver richiamato simboli storici dal passato, come la X Mas, dimostrando una tendenza personale a non temere il confronto con figure e simboli divisivi della storia italiana.

La critica politica e l’attenzione al “pericolo fascista”

Vannacci ha utilizzato la vicenda per lanciare una critica mirata nei confronti di chi, a suo dire, strumentalizza o esagera la portata di questi episodi. Egli ha attaccato duramente coloro che “da tre anni urla al pericolo fascista”, accusandoli di ipocrisia politica e di deviare l’attenzione dai veri problemi sociali.

L’ex capo dei parà ha messo in netto contrasto l’allarme sul fascismo con quelle che considera le derive progressiste e radicali della stessa opposizione. Nello specifico, ha accusato questi ambienti di:

  • Inneggiare alla rivolta sociale.
  • Schierarsi dalla parte dei delinquenti.
  • Giustificare la violenza e le prevaricazioni durante manifestazioni e nella vita sociale.

Secondo Vannacci, questa opposizione si nasconderebbe dietro “il pretesto” di problemi come il disagio giovanile, l’iniqua distribuzione della ricchezza, la questione palestinese e la presunta “deriva autoritaria del governo”.

L’obiettivo del futuro e la conclusione

A conclusione del suo intervento, Roberto Vannacci ha voluto ribadire la sua priorità politica e sociale, distanziandosi dal dibattito sui cori e gli inni. Ha affermato che il suo vero interesse è “lavorare per un futuro migliore per gli italiani e per i nostri figli”.

Il vicesegretario della Lega ha liquidato la polemica con una frase finale che intende relegare la questione a un argomento di nicchia, privo di rilevanza pratica per la politica nazionale: “Canti e cori li lascio dissertare a chi a tempo da dedicarvi e a chi si intende di musica e vocalità”. Con questa chiusura, l’ex parà ha cercato di archiviare la controversia, riaffermando la necessità di concentrarsi su temi di natura socio-economica e di governo.

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