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“Giorgia Meloni? Una str***”. L’insulto shock della sindaca Pd: si scatena di tutto, rissa totale

Pubblicato: 31/10/2025 07:46

A Genzano di Lucania, in provincia di Potenza, è esplosa una polemica che ha rapidamente catturato l’attenzione nazionale: la sindaca, la Sindaca Viviana Cervellino, esponente del Pd, è salita al centro delle critiche dopo un’intervista televisiva al programma “Prova d’Inchiesta”, trasmesso da La 7 e condotto da Pinuccio. Il servizio era dedicato alla grave crisi idrica che attanaglia la Basilicata, ma un passaggio ha alterato il tono del dibattito pubblico.

Durante la registrazione, interrogata sull’opinione che nutriva nei confronti della presidente del Consiglio, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, Cervellino ha risposto in maniera tagliente: «Che ne penso della Meloni? Quello che pensa De Luca, che è una str….». L’insulto, parzialmente censurato con un bip in video, è stato percepito come un attacco diretto non solo alla leader di Fratelli d’Italia, ma all’istituzione stessa.

Le parole della sindaca hanno generato una reazione immediata da parte del partito di maggioranza, che le ha definite “insulti personali, gratuiti e volgari”. Il senatore Gianni Rosa, primo tra i parlamentari a intervenire, ha chiesto «scuse immediate» e ha sottolineato come «un sindaco non può usare certi toni, rappresenta la comunità e deve rispettare le istituzioni».

Anche il capogruppo regionale di FdI, Michele Napoli, ha preso posizione: «La critica – ha osservato – è democrazia, l’insulto è debolezza. Chiediamo un impegno a rispettare il decoro istituzionale». Napoli ha invitato la sindaca a riflettere e a rettificare — un invito che resta per ora in attesa di risposta.

Dal versante dell’amministrazione comunale, la reazione è stata più cauta: nessuna dichiarazione ufficiale, solo un silenzio che amplifica la tensione. I cittadini appaiono divisi: alcuni difendono la spontaneità dell’espressione, altri la considerano un errore grave di linguaggio da parte di chi riveste un ruolo pubblico.

La vicenda rilancia il tema più ampio del linguaggio politico e dell’etica istituzionale, soprattutto nei contesti locali. In un’epoca in cui i toni si fanno sempre più aspri, l’episodio di Genzano di Lucania viene citato come esempio di come il confine tra satira, battuta e mancato rispetto possa essere rapidamente superato.

Si apre anche un dibattito sul rapporto tra rappresentanti pubblici e leader nazionali: l’insulto pronunciato da una figura istituzionale nei confronti della massima carica del governo richiama la questione della responsabilità individuale e dell’immagine collettiva che le istituzioni restituiscono al cittadino.

L’interrogativo che resta è se e quando arriveranno le scuse della sindaca, e quali conseguenze concrete questa vicenda avrà, sia sul piano politico che amministrativo, nel piccolo comune lucano e oltre. Genzano di Lucania, suo malgrado, è diventata un simbolo della fragilità del linguaggio pubblico, della polarizzazione e della difficoltà di conciliare libertà di espressione con rispetto istituzionale.

L’episodio insegna che in un contesto locale — ma dai riflessi nazionali — anche poche parole possono travolgere posizioni, provocare reazioni e chiamare in causa le regole della convivenza democratica. La figura del sindaco, che dovrebbe rappresentare la comunità, si trova così al centro di un contenzioso che va oltre la satira e sfida la tenuta stessa del ruolo.

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