
I primi risultati dell’autopsia sul corpo di Jessica Stappazzollo, la donna di 33 anni brutalmente uccisa nella sua casa a Castelnuovo del Garda (Verona), hanno rivelato la drammatica violenza del femminicidio. L’esame autoptico ha stabilito che la vittima è stata colpita dal compagno, il 41enne brasiliano Dougal Reis Pedroso, con un totale di 27 coltellate.
L’autopsia, disposta dal pubblico ministero Federica Ormanni che coordina le indagini ed eseguita presso l’Istituto di Medicina legale del Policlinico di Borgo Roma, ha specificato la causa del decesso. Jessica Stappazzollo è stata raggiunta al torace da quattro fendenti, due dei quali sono risultati fatali in quanto hanno colpito direttamente il cuore. La morte è sopraggiunta per shock emorragico. L’ora precisa del decesso non è ancora stata stabilita con certezza, ma è collocata, con probabilità, nella notte tra domenica e lunedì. Il femminicidio è stato scoperto circa 24 ore più tardi, dopo che lo stesso Reis Pedroso ha allertato le forze dell’ordine.
Il killer in carcere e il fallimento delle misure cautelari
Dougal Reis Pedroso si trova attualmente in carcere dopo il fermo. La sua udienza di convalida del fermo si è tenuta oggi. All’uscita dal carcere veronese di Montorio, l’avvocato difensore Roberto Canevaro si è limitato a una breve dichiarazione ai giornalisti, affermando che lo “stato d’animo del mio assistito è turbato”. Il killer aveva anche manifestato propositi suicidi dopo l’omicidio.
La tragedia è aggravata dal fatto che Jessica Stappazzollo era già stata vittima di ripetuti maltrattamenti e violenze domestiche da parte di Dougal Reis Pedroso. Per proteggere la donna, all’uomo era stata imposta la misura cautelare del divieto di avvicinamento, accompagnata dall’applicazione del braccialetto elettronico. Nonostante le precauzioni, il 41enne brasiliano si era tolto il dispositivo prima di incontrare nuovamente l’ex compagna il giorno in cui è avvenuto il delitto.
Il tragico evento solleva ancora una volta interrogativi sul fallimento del sistema di protezione nei confronti delle vittime di violenza domestica, evidenziando come neanche l’uso del braccialetto elettronico sia riuscito a prevenire l’ennesimo atto di femminicidio.


