
L’inchiesta per corruzione legata al caso Garlasco si è ampliata nelle ultime ore. Al centro dell’indagine c’è l’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, insieme al padre di uno degli indagati originari del delitto di Chiara Poggi. Nuovi elementi fanno emergere possibili accordi illeciti e pagamenti in contante.
La Procura di Brescia, guidata dal pm Claudio Moregola e dal procuratore Francesco Prete, ha iscritto tra gli indagati Giuseppe Sempio, padre di Andrea Sempio, già inizialmente coinvolto nelle indagini sul delitto Garlasco. Al centro dell’inchiesta c’è un “pizzino” trovato a casa Sempio con la frase “Venditti gip archivia per 20-30 euro“, riferita all’archiviazione del 2017.
Secondo l’accusa, Venditti avrebbe ricevuto tra i 20 e i 30 mila euro per favorire l’archiviazione del procedimento a carico di Andrea Sempio. Gli investigatori stanno verificando la corrispondenza tra i pagamenti illeciti e le azioni giudiziarie favorevoli.
Emergono anche gravi anomalie: intercettazioni non trascritte, contatti sospetti tra la famiglia Sempio e la polizia giudiziaria di Pavia, e domande dell’interrogatorio anticipate. Il 9 febbraio 2017, un giorno prima dell’interrogatorio di Andrea, Giuseppe Sempio consigliava al figlio di rispondere “non mi ricordo” a domande impreviste.

Il padre ha ammesso di aver effettuato pagamenti in contante agli avvocati senza emissione di fatture, tranne quella del consulente Luciano Garofano. Il ruolo dei legali e dei mediatori nella gestione dei soldi e dei documenti è centrale nell’indagine.
La madre di Andrea, Daniela Ferrari, ha confermato che i soldi erano destinati a ottenere documenti riservati: “Ci dicevano che i soldi servivano per avere le carte”. Un ruolo chiave sarebbe quello dell’avvocato Federico Soldani, definito “spallone”, che avrebbe consegnato contante a Silvio Sapone, ex comandante dei carabinieri di Pavia, per ottenere documenti segreti.
Gli investigatori criticano anche la gestione dell’inchiesta Garlasco, che avrebbe affidato alcune attività complesse ai collaboratori più stretti dell’ex procuratore invece che a reparti specializzati, compromettendo la trasparenza e l’efficacia investigativa.

Al momento, la Procura di Brescia sta ricostruendo la sequenza dei fatti, i movimenti di denaro e i documenti riservati, valutando eventuali nuovi indagati e approfondendo le responsabilità penali di tutti i soggetti coinvolti.
Il caso Garlasco, già noto per la sua complessità e risonanza mediatica, torna così al centro dell’attenzione nazionale, sollevando nuovi interrogativi su corruzione, trasparenza giudiziaria e gestione degli atti nelle inchieste italiane.


