
L’ultima rilevazione demoscopica dell’istituto Piepoli, realizzata per La7, dipinge un quadro politico nazionale estremamente sbilanciato, in cui la leadership di Fratelli d’Italia (FdI) si conferma incontrastata e il potenziale “campo largo” delle opposizioni fatica a colmare il divario. Il dato più eclatante emerso dal sondaggio è la percentuale di consensi raggiunta dal partito della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che risulta praticamente inarrivabile per tutte le altre forze politiche, siano esse alleate o rivali.
Il dominio assoluto del centrodestra
Il blocco del centrodestra nel suo complesso raggiunge una soglia di consenso estremamente elevata, attestandosi esattamente al 50% dei voti. È innegabile che la gran parte di questo risultato dipenda dalla straordinaria performance di Fratelli d’Italia, vero e proprio motore elettorale della coalizione.
Fratelli d’Italia svetta al 31,5% dei consensi. Questo dato non solo conferma la tendenza che vede FdI costantemente attorno o al di sopra della soglia del 30% in tutte le rilevazioni, ma indica anche un aumento di circa cinque punti percentuali rispetto al risultato ottenuto alle ultime elezioni politiche. Per il partito della premier Meloni, dunque, i consensi non solo si consolidano dopo tre anni di governo, ma addirittura si espandono, rendendo la concorrenza elettorale quasi inesistente.
All’interno della coalizione, Forza Italia (FI) si posiziona al 9%. I forzisti possono rivendicare una certa soddisfazione, forti dei risultati incoraggianti ottenuti nelle recenti consultazioni regionali e, soprattutto, dell’approvazione definitiva della riforma della giustizia, una delle loro battaglie storiche. Chi non può dirsi pienamente soddisfatto è invece la Lega, che si ferma all’8%, restando indietro rispetto a Forza Italia. Il Carroccio, che ha dovuto incassare una sentenza sfavorevole della Corte dei Conti sul Ponte sullo Stretto, si trova a dover affrontare una situazione elettorale meno brillante. A chiudere il blocco di governo, Noi moderati contribuiscono con l’1,5% dei voti. La netta superiorità del centrodestra è quindi interamente attribuibile alla crescita esponenziale di Fratelli d’Italia, mentre gli alleati si mantengono sostanzialmente sugli stessi livelli di voto precedenti.
Le difficoltà del centrosinistra e il Movimento 5 Stelle
Sul fronte dell’opposizione, il quadro è più complesso e segnato da dinamiche interne contrastanti e da una generale incomunicabilità con il primo partito.
Il Partito Democratico (PD) è il principale rivale, ma si attesta al 22%. Rispetto alla precedente rilevazione Piepoli, il PD registra un lieve calo di mezzo punto percentuale (-0,5%). Questo, sebbene non sia un tracollo, amplifica ulteriormente il distacco incolmabile da Fratelli d’Italia, che supera gli undici punti di vantaggio. Questo calo conferma la difficoltà del PD a guadagnare un consenso sufficiente per insidiare la leadership meloniana.
In controtendenza, il Movimento 5 Stelle (M5s) guadagna mezzo punto percentuale (+0,5%), raggiungendo l’11%. Il partito di Giuseppe Conte, tuttavia, sta attraversando un momento interno difficile, segnato dai risultati deludenti alle regionali e dalle polemiche che hanno portato alle dimissioni della vicepresidente Chiara Appendino, critica verso la linea di eccessiva vicinanza al Partito Democratico.
Le altre forze di opposizione che hanno aderito a una strategia unitaria per le regionali vedono Alleanza Verdi-Sinistra confermarsi al 6%, mentre +Europa si ferma al 2% e Italia Viva di Matteo Renzi al 3%.
La distanza incolmabile del campo largo
La somma delle forze del cosiddetto “campo largo” – tenendo insieme tutti i partiti di opposizione che hanno cercato l’unità, esclusi Azione e il Partito Liberaldemocratico – raggiunge complessivamente il 44%.
A questo schieramento si aggiungono i partiti di area centrista rimasti fuori dalle alleanze: Azione di Carlo Calenda, al 3%, e il Partito liberaldemocratico di Luigi Marattin, all’1,5%.
Il gap tra il 44% del campo largo e il 50% del centrodestra è significativo. Se le elezioni politiche si svolgessero in questa fase, la distanza schiacciante, pari a sei punti percentuali, porterebbe con tutta probabilità a una riconferma del governo Meloni per un secondo mandato. È doveroso ricordare, tuttavia, che mancano ancora più di diciotto mesi alla scadenza naturale della legislatura, un periodo in cui le dinamiche politiche sono sempre suscettibili a notevoli cambiamenti.


