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Campi Flegrei, aperta una nuova faglia: il suolo si solleva il doppio. 5 e 6 novembre prove di evacuazione da Napoli

Pubblicato: 31/10/2025 14:05

La caldera vulcanica attiva dei Campi Flegrei è nuovamente al centro dell’attenzione scientifica a seguito della pubblicazione di uno studio fondamentale che documenta significative modificazioni nella dinamica sismica e del suolo. Lo studio, intitolato “Birth and growth of a volcanotectonic fault during the current volcanic unrest at Campi Flegrei caldera”, è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Communications Earth & Environment del gruppo editoriale Nature. Questa ricerca, frutto di una stretta collaborazione tra l’Università degli Studi Roma Tre e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), offre un contributo essenziale alla comprensione dei complessi meccanismi geologici attualmente in atto.

La transizione sismica e la nuova faglia

Il cuore delle nuove scoperte risiede nella documentazione di una transizione nel comportamento della sismicità all’interno della caldera a partire dal 2023. Prima di tale periodo, la sismicità era caratterizzata da una microsismicità diffusa in tutta l’area vulcanica. Lo studio ha osservato che questa distribuzione è mutata, diventando più concentrata lungo un piano specifico. Gli scienziati hanno interpretato tale allineamento come l’enucleazione o la nascita di una nuova faglia vulcanotettonica.

Questo fenomeno, come spiegato dal professor Guido Giordano dell’Università degli Studi Roma Tre e coordinatore della ricerca, è fondamentale perché suggerisce che il comportamento della crosta terrestre è cambiato nel tempo. La nuova faglia è la chiave per spiegare i meccanismi focali dei terremoti che si stanno verificando, fornendo così indizi cruciali sulla capacità deformativa della crosta nell’area.

L’allarme del sollevamento del suolo

Oltre alla mutazione sismica, a destare profonda preoccupazione è l’accelerazione del bradisismo, il processo di sollevamento del suolo che caratterizza i Campi Flegrei dalla seconda metà del 2005. In quel periodo, la caldera ha iniziato a mostrare chiari segnali di disequilibrio, tra cui il sollevamento del suolo, una sismicità locale a bassa profondità e un incremento nei flussi di gas dalle fumarole.

A partire dal 2023, questo fenomeno si è intensificato in modo marcato, concentrandosi soprattutto nelle aree comprese tra Pozzuoli e Bagnoli. La velocità di sollevamento del suolo è tornata a crescere in maniera significativa, raggiungendo i due centimetri al mese. Questo dato è particolarmente allarmante se confrontato con i dieci millimetri (un centimetro) registrati nei mesi immediatamente precedenti.

L’intensificazione del bradisismo ha coinciso con terremoti via via più frequenti e intensi. Diversi eventi hanno raggiunto e talvolta superato la magnitudo 4 della Scala Richter, un livello sufficiente a provocare danni localizzati e a generare una forte apprensione nella popolazione residente nella zona flegrea. Per fornire un quadro della situazione, tra il 20 e il 26 ottobre sono state registrate ben 178 scosse, sebbene la più forte abbia raggiunto “solo” magnitudo 2.8. Ciò che preoccupa maggiormente, tuttavia, è la persistente e rapida velocità di sollevamento del suolo, tornata a quei due centimetri mensili.

Ricerca scientifica e potenziamento del monitoraggio

La scoperta della nuova faglia si inserisce nel solco di altre ricerche indipendenti che avevano già evidenziato un’anomalia nella relazione tra la frequenza della sismicità e l’intensità del sollevamento. La nuova interpretazione fornisce una spiegazione fisica coerente e robusta per tali anomalie.

Secondo il professor Giordano, questa nuova comprensione ha implicazioni rilevanti non solo per il potenziamento del monitoraggio vulcanico, ma anche per una più accurata definizione della massima magnitudo attesa dei futuri terremoti. Gli scienziati sono impegnati a determinare con maggiore precisione quanto forte possa essere il prossimo sisma per poter predisporre in anticipo un piano di emergenza efficace per l’evacuazione e il contenimento dei danni.

La dottoressa Francesca Bianco, Dirigente di Ricerca dell’INGV, ha sottolineato come l’indagine abbia tratto grande beneficio dall’enorme quantità di dati sperimentali di alta qualità e dall’utilizzo di metodologie innovative per l’analisi. Anche in questo caso, il connubio tra monitoraggio e ricerca scientifica si è dimostrato essenziale per acquisire nuove conoscenze sui processi in corso e per fornire possibili chiavi di lettura anche per anomalie di piccola scala, come quelle registrate nell’area di Monte Olibano.

Esercitazione Nazionale e Piani di Emergenza

Per testare l’efficacia delle misure di sicurezza e l’organizzazione in caso di emergenza vulcanica, il 5 e 6 novembre si terrà un’esercitazione nazionale sul rischio vulcanico. L’iniziativa è organizzata dal Dipartimento della Protezione Civile e dalla Regione Campania, in collaborazione con i Comuni della Zona rossa dei Campi Flegrei, la Prefettura di Napoli e l’INGV.

Durante l’esercitazione verrà simulato l’allontanamento assistito della popolazione da tre aree del comune di Napoli, compresa la zona portuale. Verrà inoltre testato il sistema di registrazione dei possibili sfollati prima del loro trasferimento verso le Regioni gemellate che si sono rese disponibili ad accoglierli in caso di evacuazione.

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Ultimo Aggiornamento: 31/10/2025 14:54

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