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Aiea, nuovi danni alla centrale di Zaporizhzhia: sicurezza nucleare ancora più fragile nel cuore della guerra

Pubblicato: 01/11/2025 16:24

Nuovi danni alle linee elettriche esterne della centrale nucleare di Zaporizhzhia sono stati confermati dagli ispettori dell’Aiea, e la notizia riapre l’allarme sullo stato del più grande impianto atomico d’Europa, ormai ostaggio di un equilibrio tecnico sempre più precario. La scoperta è avvenuta durante i lavori di riparazione che avevano appena ristabilito una fornitura esterna di energia dopo un mese intero di blackout, ma ciò che doveva essere un passo in avanti si è trasformato nell’ennesima prova della vulnerabilità della struttura. A darne notizia è il direttore generale dell’agenzia Onu per l’energia atomica, Rafael Grossi, che in una nota pubblicata sul sito ufficiale parla di “nuovi danni rilevati alla linea di riserva Ferosplavna-1, situata poco distante dal piazzale della centrale termoelettrica collegata all’impianto”, un punto strategico che già in passato aveva mostrato criticità.

Ripristino della linea Ferosplavna-1

Grossi spiega che ora tutti gli sforzi negoziali e tecnici si stanno concentrando sul completo ripristino della linea Ferosplavna-1, una delle dieci linee elettriche originarie a cui la Znpp aveva accesso prima dell’invasione russa. Oggi ne restano solo due potenzialmente attive, e una di queste – la Dniprovska, riattivata di recente – non basta a garantire una condizione stabile di sicurezza nucleare. Il direttore dell’Aiea lo definisce un intervento “essenziale per migliorare la fragile situazione del sito”, ricordando che ogni ritardo espone l’impianto al rischio di dover ricorrere ancora una volta alle alimentazioni di emergenza, con margini di sicurezza ridotti al minimo.

Reattori spenti, rischio ancora altissimo

Secondo il comunicato, i sei reattori della centrale sono fermi da oltre tre anni e non producono elettricità, ma questo non riduce l’allarme: l’intero complesso ha bisogno di energia continua per mantenere operative le pompe di raffreddamento e gli altri sistemi vitali previsti dai protocolli internazionali di sicurezza. Per oltre un mese, tali sistemi sono stati alimentati esclusivamente dai generatori diesel di emergenza, una misura temporanea concepita per situazioni estreme, non per gestire a lungo una centrale atomica di queste dimensioni. È lo stesso Grossi a sottolinearlo: la dipendenza prolungata dai generatori, in assenza di una rete stabile, dimostra quanto l’impianto resti “strutturalmente vulnerabile” nel contesto del conflitto.

La situazione della centrale di Zaporizhzhia, occupata militarmente ma ancora formalmente connessa al sistema energetico ucraino, continua così a rappresentare un nodo critico non solo per la guerra, ma per l’intera Europa. Finché l’alimentazione esterna resterà intermittente e parziale, la sicurezza dipenderà da una combinazione di fattori instabili: carburante disponibile, integrità dei cavi, assenza di nuovi bombardamenti. Una centralina nucleare non può vivere “a singhiozzo”, e ogni danno alle sue linee non è un guasto tecnico, ma un rischio geopolitico.

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