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Delitto Garlasco, i carabinieri spingono per i tabulati di sei anni: “Applichiamo la legge sul terrorismo”

Pubblicato: 01/11/2025 18:41

Nuovo capitolo nell’infinita storia del caso Garlasco. I carabinieri del Nucleo investigativo di Milano hanno chiesto alla Procura di Brescia di poter trattare l’inchiesta su Mario Venditti – l’ex pm di Pavia indagato per presunta corruzione – come un caso di terrorismo internazionale.
Una scelta che consentirebbe di aggirare alcune limitazioni sulla privacy e di ottenere i tabulati telefonici per un periodo più lungo del previsto.
La richiesta, datata 16 luglio 2025, è firmata dal maggiore Federico Smerieri e indirizzata al procuratore Francesco Prete. Riguarda 16 utenze telefoniche appartenenti a ex carabinieri di Pavia: Silvio Sapone, Giuseppe Spoto e Antonio Scoppetta, quest’ultimo già condannato a 4 anni e mezzo nell’inchiesta Clean condotta dalla Procura pavese, oggi diretta da Fabio Napoleone.

Tabulati fino al 2019 grazie alle norme antiterrorismo

Nell’annotazione, i militari chiedono di poter applicare la legge italiana del 2017, che recepisce la direttiva europea sulla lotta al terrorismo. La norma consente, in casi di particolare gravità, la conservazione dei dati di traffico telefonico e telematico fino a sei anni (72 mesi), anziché i due anni normalmente previsti.
In questo modo, i carabinieri potrebbero accedere ai tabulati risalenti alla metà del 2019, periodo successivo di oltre due anni alla prima archiviazione di Andrea Sempio, disposta dal gip Fabio Lambertucci il 23 marzo 2017 su richiesta del pm Giulia Pezzino, dell’allora procuratore Giorgio Reposo e dello stesso Venditti.

Garlasco, un fascicolo che continua a riaprirsi

L’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nell’agosto 2007, è stato oggetto di più riaperture investigative: nel 2017, nel 2020 e nel 2024, con nuove verifiche sulle prime attività dei carabinieri e sui rapporti interni all’Arma.
La richiesta dei tabulati, presentata invocando le norme antiterrorismo, si inserisce in questo contesto di indagini incrociate e sospetti di condotte irregolari. La decisione della Procura di Brescia sarà cruciale per stabilire se i militari potranno effettivamente ottenere i dati richiesti e ampliare così il raggio d’azione dell’inchiesta.

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