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Giustizia, lo sfogo di Gaia Tortora: “Ecco perché la sinistra mi fa una tristezza infinita”

Pubblicato: 01/11/2025 15:28
giornalista sinistra tristezza infinita

Nel pieno del confronto politico sulla riforma della giustizia promossa dal governo Meloni, destinata al referendum confermativo, la giornalista di La7 Gaia Tortora interviene con parole che scuotono il dibattito pubblico. Figlia di Enzo Tortora, vittima di uno dei più clamorosi errori giudiziari italiani, la conduttrice non risparmia critiche alla sinistra e al tono, a suo giudizio “infantile”, assunto dall’opposizione.
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«La sinistra che espone cartelli con la scritta No ai pieni poteri mi fa tristezza», afferma in un’intervista rilasciata a Il Foglio. Un esordio netto, che segna la distanza della giornalista da una parte politica che, secondo lei, utilizza slogan e simboli invece di affrontare con serietà un tema complesso come quello della giustizia. «L’Aula è come sempre un Asilo Mariuccia – aggiunge – e la sinistra mi fa una tristezza infinita».

Dietro le sue parole c’è un vissuto personale e familiare profondo, segnato dalla vicenda giudiziaria del padre. «Io non sono un cartello – dichiara – perché so bene cosa significa toccare con mano la violenza di un potere giudiziario che non risponde di nulla».

Il peso della memoria e la critica al potere giudiziario

La giornalista richiama più volte la propria storia familiare per spiegare la posizione assunta nel dibattito. «Insieme a mio padre ho conosciuto il livello di violenza del potere giudiziario. Ecco, questo sistema, semmai, è il contrario della democrazia», afferma con toni duri.

Il riferimento è chiaro: per Gaia Tortora, il vero problema di squilibrio democratico non sta nella riforma costituzionale che prevede la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, ma nel potere, spesso incontrollato, di una magistratura che non paga mai per i propri errori. «È facile scrivere un cartello con una frasetta infantile – commenta – ma io non sono una frasetta».

Una presa di posizione che arriva proprio mentre l’opposizione denuncia i rischi di “accentramento dei poteri” nelle mani dell’esecutivo. Per molti esponenti del centrosinistra, infatti, la riforma voluta dal ministro Carlo Nordio minerebbe l’indipendenza dei magistrati, alterando l’equilibrio tra poteri previsto dalla Costituzione.

Tortora ribalta questa visione: «I pieni poteri? Semmai li hanno i pubblici ministeri», risponde senza esitazioni. Per lei, la riforma non è la soluzione definitiva, ma «un passo in avanti di un lungo cammino».

Un riconoscimento al lavoro del ministro Nordio

Pur mantenendo uno sguardo critico e indipendente, Gaia Tortora riconosce il merito del ministro della Giustizia Carlo Nordio, considerato una figura coerente nel portare avanti una battaglia di principio: «Questa non è la riforma della giustizia in senso assoluto, ma la riforma di una sua parte. Non risolve tutto, ma segna un progresso importante. E questo va riconosciuto a Nordio».

Un giudizio equilibrato, che evita l’entusiasmo cieco ma sottolinea il valore politico e culturale di una misura che, secondo la giornalista, introduce maggiore chiarezza e responsabilità all’interno del sistema giudiziario.

Libertà e indipendenza di pensiero

Nel corso dell’intervista, Tortora spiega anche perché ha scelto di non aderire al comitato per il sì al referendum confermativo. Una decisione motivata dal desiderio di mantenere una posizione autonoma, lontana dalle logiche di appartenenza: «Perché io sono un comitato esistente. Sono il comitato di me stessa», afferma.

«Me l’hanno chiesto in parecchi – aggiunge – ma preferisco restare libera di dire ciò che penso, o di non dire nulla se il livello del dibattito resta quello di adesso: basso». Un’affermazione che sintetizza il suo stile, lontano dalle tifoserie e dalle etichette, ma ancorato a un’idea di giornalismo e di cittadinanza fondata sull’autonomia intellettuale.

Una lezione di coerenza civile

L’intervento di Gaia Tortora si inserisce in un momento in cui il confronto politico sembra scivolare sempre più su slogan e contrapposizioni ideologiche. La sua voce, schietta e personale, riporta al centro il valore dell’esperienza diretta e della memoria civile, ricordando come il dolore privato possa diventare strumento di riflessione pubblica.

Con la sua critica alla sinistra e la difesa di un percorso di riforma «imperfetto ma necessario», la giornalista di La7 invita a una lettura più matura del cambiamento in atto nella giustizia italiana. La sua posizione non è quella di chi cerca lo scontro, ma di chi chiede rigore, serietà e rispetto per la complessità del tema.

Nel solco di un’eredità familiare che ha segnato la storia del Paese, Gaia Tortora si conferma così una voce indipendente nel panorama mediatico, capace di tenere insieme memoria, libertà e coraggio civile, in un momento in cui la politica sembra avere sempre più bisogno di autenticità.

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Ultimo Aggiornamento: 01/11/2025 18:34

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