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Trump e la democrazia americana: il New York Times elenca i 12 segnali dell’autocrazia

Pubblicato: 01/11/2025 12:31

Negli Stati Uniti si è riaperto un dibattito che tocca il cuore della democrazia americana. A scatenarlo è stato un lungo editoriale del New York Times, nel quale il board del giornale ha individuato dodici indicatori di erosione democratica, segnali che – secondo l’analisi – mostrerebbero come il Paese stia lentamente scivolando verso forme di autoritarismo.

Il riferimento diretto è alla presidenza di Donald Trump, che il quotidiano analizza senza giri di parole: “Non è ancora un’autocrazia, ma sta diventando molto meno una democrazia”, scrive il Times.

L’analisi, presentata come una sorta di “scala dell’autocrazia”, si basa su studi comparativi condotti in diversi Paesi che, in tempi recenti, hanno visto restringersi lo spazio democratico: dall’Ungheria alla Turchia, fino al Venezuela. Il timore del giornale è che, negli ultimi anni, anche gli Stati Uniti, un tempo considerati “la più grande democrazia del mondo”, abbiano imboccato un sentiero simile.

I dodici segnali della regressione

Il primo segnale riguarda la libertà di parola e di dissenso. Secondo il Times, Trump e i suoi alleati avrebbero “limitato la libertà di espressione come non accadeva dai tempi del maccartismo”, citando episodi di censura, ritorsioni contro giornalisti e pressioni su piattaforme digitali.

Il secondo punto riguarda la persecuzione politica: il Dipartimento di Giustizia, sostiene il quotidiano, sarebbe stato “usato come strumento personale” per colpire oppositori. Tra i casi menzionati figurano l’ex direttore dell’Fbi James Comey, la procuratrice generale Letitia James e il senatore democratico Adam Schiff, tutti nel mirino dell’ex presidente.

Il giornale elenca poi altri passaggi di una trasformazione più ampia: il tentativo di aggirare il Congresso, l’uso dell’esercito per scopi interni, e il disprezzo verso le decisioni dei tribunali federali. Episodi che, messi in fila, tracciano un quadro in cui il potere esecutivo appare sempre più concentrato nella figura del Presidente.

La tentazione del potere assoluto

La parte più inquietante, secondo l’analisi, riguarda il rapporto tra potere e società civile. Trump – sostiene il Times – avrebbe demonizzato minoranze e oppositori, controllato università e media, e creato un culto della personalità intorno alla propria figura. Non solo: il giornale parla anche di uso del potere per profitto personale, ricordando l’aumento del valore della Trump Organization, e del tentativo, già visto nel 2020, di manipolare la legge per restare al potere.

L’editoriale ricorda infine le dichiarazioni del tycoon su un possibile “terzo mandato”, ipotesi vietata dal Ventiduesimo emendamento della Costituzione americana. Un’idea che, anche se mai formalmente avanzata, alimenta il sospetto di una deriva lontana dallo spirito dei Padri fondatori.

Un futuro ancora aperto

Pur nella durezza del giudizio, il New York Times sottolinea che “gli Stati Uniti non sono ancora un’autocrazia”. Esistono, infatti, tre baluardi che ancora resistono: una stampa “in larga parte libera”, una magistratura indipendente e una società civile che ha dimostrato di non voler restare in silenzio. Milioni di cittadini, ricordano gli autori dell’analisi, sono scesi in piazza nei movimenti “No King”, nati per difendere i principi costituzionali e per chiedere che siano rispettati i limiti del potere presidenziale.

La redazione del Times ha promesso di tornare a monitorare la situazione nel 2026, utilizzando la stessa “scala” di dodici indicatori. L’obiettivo, spiegano, non è giudicare ma misurare, nel tempo, la capacità della democrazia americana di resistere alla tentazione del potere assoluto. Una tentazione che, come la storia insegna, non nasce mai da un giorno all’altro, ma cresce silenziosa, passo dopo passo.

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