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Giovanni Galeone, 155 panchine in Serie A: morto a 84 anni il maestro di Gasperini e Allegri

Pubblicato: 02/11/2025 16:33

È morto a 84 anni Giovanni Galeone, uno degli allenatori più colti e riconoscibili del calcio italiano, punto di riferimento per una generazione di tecnici cresciuti nel segno del gioco offensivo e dell’idea che il calcio dovesse essere anche estetica, non solo risultato. In carriera ha collezionato 155 panchine in Serie A, guidando squadre come Udinese, Pescara e Napoli, lasciando un’impronta tattica che ha influenzato profondamente il calcio degli ultimi decenni. La notizia della scomparsa arriva proprio nel giorno in cui due dei suoi allievi più illustri, Gasperini e Allegri, si sfideranno in Milan-Roma, quasi a suggellare il passaggio di un testimone simbolico.

L’allenatore filosofo

Galeone, nato a Napoli nel 1941, era prima di tutto un uomo di pensiero. Ex centrocampista, iniziò ad allenare nel 1974 a Pescara, la città che più degli altri lo avrebbe adottato e amato. Il suo nome è legato a un calcio tecnico e coraggioso, fatto di possesso palla, libertà creativa e difesa alta, una rarità nell’Italia anni Ottanta e Novanta. Conquistò tre promozioni in Serie A, tutte con il Pescara, squadra con cui costruì un piccolo laboratorio di idee, spesso in anticipo sui tempi. In Udinese, portò il 3-4-3 in un campionato ancora legato a sistemi più rigidi, trasformando giocatori sconosciuti in protagonisti. A Napoli, nel 1998, trovò un contesto difficile, ma restò celebre per la sua eleganza e l’ironia con cui raccontava il calcio e i suoi vizi.

I suoi discepoli e l’eredità calcistica

Galeone non vinse titoli, ma formò allenatori che avrebbero cambiato il calcio italiano. Il primo è Massimiliano Allegri, che definì sempre il suo maestro e ne ereditò la filosofia pragmatica, ma non difensiva. Il secondo è Gian Piero Gasperini, cresciuto nel suo Pescara, da cui ha preso l’idea del pressing organizzato e della costruzione offensiva. “Mi diceva sempre che il calcio non è mai solo calcio”, ricordava Allegri, e in quella frase c’è tutta la dimensione culturale di Galeone: libri, cinema, citazioni, uno sguardo laterale sulle cose.

Chiuse la carriera nel 2007, dopo oltre trent’anni tra panchine, retrocessioni, promozioni, intuizioni e polemiche, restando per anni una voce asciutta e ironica nelle tv sportive. Gli piaceva dire che “il calcio va allenato ma anche raccontato”, e lui lo fece sempre con una sincerità che oggi sembra appartenere a un’altra epoca.

Fuori dal campo rimane l’immagine di un allenatore rispettato da tutti, anche da chi lo ha affrontato da avversario. Il suo calcio non ha vinto coppe, ma ha formato idee. E a volte, nel calcio come nella vita, è l’eredità più duratura.

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Ultimo Aggiornamento: 02/11/2025 16:35

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