
Certamente, rielaborerò l’articolo sui possibili aumenti delle sigarette e la reazione dei tabaccai, producendo un testo lungo e ben articolato con i sottotitoli richiesti.
🚬 L’allarme dei tabaccai: rischio di un aumento di 3 euro a pacchetto di sigarette in Italia
La potenziale introduzione di una nuova direttiva europea sulle accise per i prodotti del tabacco e nicotinici sta sollevando un’ondata di preoccupazione e proteste in Italia, in particolare tra i tabaccai. La consultazione pubblica lanciata dalla Commissione Europea si è chiusa lo scorso ottobre, con l’obiettivo dichiarato di uniformare la tassazione in tutto il Vecchio Continente, colpendo i consumatori abituali e mirando alla riduzione della spesa sanitaria legata al fumo.
Tuttavia, le conseguenze paventate per l’Italia sarebbero significative: si parla di un aumento potenziale di circa 3 euro a pacchetto, un incremento che, pur mantenendo i prezzi al di sotto dei livelli di Paesi come l’Irlanda o la Norvegia (dove un pacchetto può costare 13 euro), rappresenterebbe un duro colpo per il settore e per le tasche dei fumatori italiani.
La proposta choc degli oncologi
Prima ancora che l’Unione Europea lanciasse la sua consultazione, in Italia era già emersa una proposta molto più drastica da parte del mondo medico. L’Aiom, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica, aveva infatti avanzato l’idea di aumentare il prezzo delle sigarette di ben 5 euro al pacchetto. Questa tassa, secondo gli oncologi, avrebbe un duplice scopo cruciale per la salute pubblica e le finanze nazionali:
- Disincentivare il fumo: L’abitudine al fumo è responsabile del 90% dei casi di tumore al polmone. Un aumento così significativo del costo è visto come il deterrente più efficace per combattere questa dipendenza.
- Sostenere il Servizio Sanitario Nazionale (SSN): Il ricavato di questa maxi-tassa produrrebbe un incasso monstre stimato in 13 miliardi di euro, risorse vitali che potrebbero essere direttamente reinvestite per rafforzare la sanità pubblica e coprire i costi sanitari legati alle patologie fumo-correlate.
La protesta dei tabaccai e il rischio contrabbando
La Federazione Italiana Tabaccai (Fit) ha espresso forti preoccupazioni e ha lanciato strali diretti verso Bruxelles. La Fit, che rappresenta una rete capillare di microimprese familiari fondamentali nel tessuto distributivo del Paese, ha richiamato l’attenzione su un rischio che considera inevitabile: l’espansione del mercato illecito.
I tabaccai lamentano che la Commissione Europea stia ignorando il legame strettissimo tra un eccessivo innalzamento della tassazione e la conseguente esplosione di contrabbando e produzione illegale. La loro tesi è supportata da precedenti storici in altri Paesi europei:
“La Francia, l’Irlanda, i Paesi Bassi hanno dimostrato con i fatti che l’aumento eccessivo dei prezzi causa immediatamente un’espansione incontrollata di contrabbando e contraffazione a livelli drammatici,” ha dichiarato la Fit.
Questa crescita dell’illegalità provoca gravissimi danni economici a tutti gli operatori del settore, all’erario dello Stato e, cosa fondamentale, alla salute dei cittadini. I prodotti venduti sul mercato illegale, infatti, non rispettano i rigorosi standard qualitativi europei, aumentando i rischi per i consumatori che si rivolgono a queste fonti non controllate.
L’appello ai clienti e il nodo del potere d’acquisto
A fronte di questa prospettiva, e mentre in Italia i tabaccai si preparano già a subire un ennesimo aumento di 60 centesimi a pacchetto previsto dalla manovra finanziaria nazionale, la Fit ha lanciato un appello diretto ai propri clienti, chiedendo loro di far sentire la propria voce nella consultazione pubblica europea.
Un altro punto cruciale sollevato dalla Federazione riguarda l’uniformità della tassazione proposta dall’UE. La Fit ritiene fondamentale che venga mantenuta l’ipotesi di adeguare la tassazione al potere di acquisto di ogni Stato membro. Un aumento indiscriminato, infatti, avrebbe un impatto sproporzionato sui Paesi con salari più bassi. Come ha fatto notare un anonimo rispondente alla consultazione dall’Ungheria:
“In un Paese più ricco, dove le persone guadagnano molto di più, è probabile che questo aumento dei prezzi paghi meno per le sigarette più costose… Tuttavia, in un Paese più povero in cui i salari sono inferiori, lo stesso aumento dei prezzi potrebbe essere molto più oneroso.”
Per i tabaccai italiani, l’adeguamento al potere d’acquisto è l’unica via per salvaguardare la competitività del settore produttivo e distributivo nazionale, proteggendo nel contempo le microimprese familiari che costituiscono un elemento insostituibile del panorama commerciale italiano.
Le prospettive: la via fiscale è davvero la soluzione?
Il dibattito si concentra quindi sulla vera efficacia della leva fiscale come strumento per disincentivare i consumi. Se da un lato l’aumento dei prezzi è universalmente riconosciuto come un deterrente, dall’altro lato, un aumento giudicato “eccessivo” rischia di ottenere l’effetto contrario, spingendo i fumatori a cercare alternative nel mercato nero, con gravi ripercussioni su entrate statali e sicurezza dei prodotti.
L’approvazione finale della direttiva europea e le sue modalità di applicazione rappresenteranno un momento cruciale per il futuro del mercato del tabacco in Italia, bilanciando la legittima esigenza di tutela della salute pubblica con quella di sostenibilità economica di un intero settore.


