
Jannik Sinner si è presentato davanti ai microfoni con la leggerezza di chi sa di aver chiuso un cerchio. Ha vinto Parigi, è tornato numero 1 al mondo e ha spiegato che più della classifica conta la sensazione di crescita continua: “Gli ultimi due mesi sono stati pazzeschi, ho cercato di migliorare come giocatore e questo mi rende incredibilmente felice”. Ha parlato di una finale “intensa”, di un avversario che “serviva davvero bene dal primo break” e di un match in cui le occasioni sono state poche, da sfruttare “quando capitano, perché a volte lui serve alla grande e non hai più chance”.
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Una bella doppietta
Sinner ha insistito sulla soddisfazione personale più che sul risultato tecnico. “È stato un anno incredibile, non importa quello che succederà a Torino, sono davvero contento”, ha detto, spiegando che il ritorno al vertice è il prodotto di un lavoro costante e non di una singola settimana. Ha definito questo successo “una bella doppietta”, riferendosi al titolo e al sorpasso in classifica, e ha ricordato quanto il ruolo del team sia stato decisivo: “Senza di loro non sarebbe possibile”.
Il punto chiave: il tie-break
Parlando della finale, Sinner ha individuato nel tie-break il momento “cruciale”, perché “lui serviva sempre meglio e meglio” e la partita poteva cambiare direzione in un attimo. Ha citato anche il passaggio sul 15-40, “dove ha servito alla grande”, come esempio di quanto il margine fosse ridotto. Chiude con lo sguardo già rivolto alle ATP Finals: “Sono molto contento di questo torneo, adesso vediamo cosa facciamo a Torino”. Non c’è trionfalismo, solo la naturalezza di chi ha capito come si resta in cima.


