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Strage di cristiani: preti rapiti, chiese distrutte. Cosa succede lì

Pubblicato: 02/11/2025 21:44

Per le strade e i villaggi di una nazione popolosa, si consuma da anni una violenza multiforme che non conosce tregua. La vita quotidiana è un precario equilibrio su una faglia demografica dove due grandi fedi si incontrano e si scontrano. Ma la tragedia va ben oltre le differenze di credo.

Intere regioni sono dilaniate da attacchi che non risparmiano nessuno: il terrore jihadista miete vittime per imporre un dogma estremista, mentre altrove, gruppi armati – veri e propri banditi – seminano il panico per pura avidità, rapendo e uccidendo per profitto. Le cifre del massacro sono astronomiche, migliaia di civili caduti in una guerra di tutti contro tutti, dove le antiche rivalità per la terra si uniscono al caos moderno, dimostrando che il conflitto ha radici profonde e ramificate che superano di gran lunga la sola divisione religiosa.

La Nigeria e la complessità dei conflitti interni

La Nigeria, il gigante demografico africano, è una nazione che conta oltre 240 milioni di abitanti, con una popolazione equamente divisa tra fedeli di religione musulmana e cristiana. Questa composizione demografica, apparentemente duale, è lo sfondo di conflitti estremamente complessi che affliggono il Paese da anni, e che molto spesso trascendono le semplici linee di faglia religiose. La narrazione dei conflitti nigeriani, sebbene spesso incentrata sulla dimensione interconfessionale, non riesce a cogliere l’intera portata e la molteplicità delle violenze che si manifestano in diverse regioni del Paese. Le crisi che attanagliano la Nigeria sono un intreccio intricato di terrorismo jihadista, conflitti etnici e territoriali, e la crescente minaccia di criminalità organizzata definita localmente come “banditismo”.

La regione del nord-est della Nigeria è stata, per anni, l’epicentro della violenza jihadista. Dal 2009, l’organizzazione terroristica Boko Haram e i suoi affiliati hanno condotto una campagna di terrore incessante, causando la morte di decine di migliaia di persone. È fondamentale sottolineare che, sebbene l’attenzione mediatica si concentri spesso sull’impatto subito dalle comunità cristiane, la stragrande maggioranza delle vittime di Boko Haram in questa regione sono state musulmane. L’obiettivo primario di questi gruppi è destabilizzare lo Stato e imporre una rigida interpretazione della sharia, colpendo indifferentemente la popolazione civile e le forze di sicurezza. Tuttavia, l’azione dei jihadisti ha avuto un impatto devastante anche sulle comunità cristiane, costrette a subire attacchi mirati, sequestri e la distruzione dei propri luoghi di culto e villaggi, contribuendo a un massiccio esodo di sfollati interni.

I dati agghiaccianti della violenza mirata e il totale delle vittime civili

L’analisi dei dati fornita dall’Armed Conflict Location & Event Data Project (ACLED) getta una luce cruda sulla violenza specificamente diretta contro i cristiani, pur evidenziando come questa sia solo una parte del quadro complessivo. Secondo i dati raccolti, nel periodo compreso dal 2020 al 2025, si contano almeno 389 episodi di violenza mirata specificamente contro i cristiani, con un bilancio di oltre 318 vittime dirette in questi contesti. Tuttavia, la cifra relativa al totale dei civili uccisi nei vari focolai di conflitto nel Paese è di gran lunga superiore, superando l’impressionante numero di 52.000 vittime. Questo dato sottolinea in modo inequivocabile che la guerra in Nigeria non può essere ridotta esclusivamente a un conflitto religioso.

I “banditi” nel nord-ovest e i conflitti etnici nel centro

La grande maggioranza delle vittime civili, che compongono quel tragico totale di oltre cinquantaduemila morti, include una moltitudine di musulmani uccisi da attacchi condotti da gruppi armati noti come “banditi” nel nord-ovest del Paese. Questi gruppi criminali organizzati sono motivati primariamente dal profitto, conducendo raid per rapimenti di massa, furti di bestiame e saccheggi, e non hanno una chiara agenda ideologica o religiosa.

Parallelamente, le regioni centrali della Nigeria, la cosiddetta Middle Belt, sono scosse da conflitti etnici e territoriali di lunga data, spesso esacerbati dalle dispute tra agricoltori prevalentemente cristiani e pastori nomadi prevalentemente musulmani per il controllo delle risorse idriche e dei pascoli. Questi scontri, pur assumendo talvolta una dimensione religiosa, affondano le radici in complesse dinamiche di cambiamento climatico, migrazione e accesso alla terra. La Nigeria, dunque, continua a essere un mosaico di crisi multiple, dove i conflitti sono determinati da un mix letale di terrorismo, banditismo, povertà e rivalità ancestrali.

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