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Aurora Tila precipitata dal balcone, l’ex fidanzato condannato a 17 anni

Pubblicato: 03/11/2025 17:09

È iniziata davanti al Tribunale per i minorenni di Bologna la discussione del processo per la morte di Aurora Tila, la ragazza di 13 anni di Piacenza precipitata il 25 ottobre 2024 dal balcone al settimo piano dell’edificio in cui viveva con la madre e la sorella. Secondo l’accusa, non si sarebbe trattato di un incidente, ma di un omicidio volontario commesso dal suo ex fidanzato, all’epoca 15enne.

Il pubblico ministero Simone Purgato, della Procura per i minorenni di Bologna, ha formulato una richiesta di condanna a 20 anni e 8 mesi di reclusione per il giovane imputato, oggi sedicenne. La pena comprende 20 anni per l’omicidio e 8 mesi aggiuntivi per il porto abusivo di un cacciavite, considerato un’arma impropria.

L’accusa contesta al ragazzo il reato di omicidio volontario con l’aggravante degli atti persecutori (stalking), aggravati a loro volta dalla minore età della vittima e dal legame sentimentale che univa i due adolescenti. La Procura ha inoltre chiesto al giudice di non riconoscere le attenuanti generiche, ritenendo che la brutalità del gesto e la volontarietà dell’azione rendano la condotta incompatibile con ogni attenuante.

Il processo si svolge con la formula del rito abbreviato, che garantisce all’imputato una riduzione di un terzo della pena in caso di condanna. In aula, anche oggi, era presente la madre della vittima, Morena Corbellini, assistita dagli avvocati Anna Ferraris e Mario Caccurri. Il giovane imputato, che si è sempre dichiarato innocente, è difeso dagli avvocati Ettore Maini e Rita Nanetti.

Secondo l’impianto accusatorio, il ragazzo avrebbe spinto Aurora dal balcone dopo una discussione, colpendola alle mani con le ginocchia quando la giovane aveva tentato di aggrapparsi alla ringhiera. Una versione sostenuta anche da alcune testimonianze dirette, che avrebbero assistito a parte della scena.

La difesa, invece, continua a sostenere l’ipotesi di un incidente o di un gesto volontario da parte della stessa vittima, sottolineando la mancanza di prove dirette che confermino la spinta. Il 16enne ha sempre negato ogni coinvolgimento, dichiarando di non aver mai avuto l’intenzione di fare del male ad Aurora.

Fuori dall’aula, la madre di Aurora ha espresso parole durissime: «Al di là di qualsiasi squilibrio mentale, **l’ha uccisa perché è un assassino di suo. L’ha uccisa per possesso, perché lei aveva detto di no, non lo voleva più». Parole di dolore e rabbia, pronunciate davanti ai giornalisti prima dell’udienza.

L’avvocata Anna Ferraris, parte civile per la famiglia, ha ribadito che «una condanna a meno di 15 anni sarebbe ingiusta», sottolineando la necessità di riconoscere pienamente l’aggravante dello stalking e la volontarietà dell’azione. Per l’accusa, la dinamica è chiara e confermata dai riscontri tecnici e dalle testimonianze.

Conclusa la discussione, il giudice del Tribunale dei minori di Bologna potrebbe pronunciarsi già nelle prossime ore. Una sentenza attesa con grande attenzione, che potrebbe segnare un passaggio cruciale nella vicenda giudiziaria dell’omicidio di Aurora Tila, una storia che ha sconvolto Piacenza e l’intero Paese.

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