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“Benzina sul fuoco!”. Ora Pro-Pal nei licei italiani: scatta la reazione durissima

Pubblicato: 03/11/2025 09:29

Le lezioni pro-Palestina nelle scuole milanesi, spesso svolte senza contraddittorio, stanno suscitando crescente preoccupazione. La Comunità ebraica di Milano denuncia un clima educativo che rischia di trasformarsi in terreno fertile per la radicalizzazione ideologica. L’allarme arriva dopo l’annuncio di un nuovo incontro organizzato all’Istituto Severi Correnti, dove il consigliere regionale del Partito Democratico Paolo Romano racconterà la propria esperienza legata alla Global Sumud Flotilla, iniziativa dichiaratamente filo-palestinese.
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La comunicazione ufficiale dell’incontro, diffusa il 30 ottobre tramite circolare interna, informa che giovedì Romano sarà ospite in Aula Magna per un confronto con gli studenti delle classi quarte e quinte. L’invito, tuttavia, non menziona la presenza di interlocutori che possano rappresentare anche la prospettiva israeliana, replicando così un copione già visto in precedenti appuntamenti che hanno sollevato forti critiche.

Le polemiche dopo i precedenti incontri

Il nome di Paolo Romano era già finito al centro delle polemiche dopo un incontro al liceo Vittorio Veneto, dove il consigliere era stato accusato di aver partecipato a un dibattito unilaterale. In quella occasione, Romano aveva sostenuto che «l’unico contraddittorio possibile» sarebbe stato con «il soldato dell’IDF che lo aveva malmenato dopo l’arresto».

Pochi giorni dopo, un altro evento simile si era tenuto al liceo Virgilio, con la partecipazione del giornalista e presidente di Arci Milano, Maso Notarianni, anch’egli reduce della Global Sumud Flotilla. Durante quell’incontro, secondo diverse segnalazioni, alcuni militanti dei Giovani Palestinesi d’Italia avrebbero tenuto una vera e propria lezione di storia del sionismo, mostrando slide e immagini dal forte impatto ideologico, in totale assenza di voci contrarie.

La posizione della Comunità ebraica milanese

La Comunità ebraica di Milano, attraverso il proprio responsabile della comunicazione Davide Blei, ha espresso forte preoccupazione per la ripetizione di episodi di questo tipo. «Siamo in un momento in cui gli atti di antisemitismo a Milano stanno aumentando – ha dichiarato Blei – e questi incontri, invece di favorire il dialogo, rischiano di gettare benzina sul fuoco dell’odio contro Israele».

Blei ha invocato il rispetto del principio del contraddittorio, definendolo «sacro» in un contesto educativo che dovrebbe garantire pluralità di opinioni e imparzialità. Il portavoce ha sottolineato che incontri a senso unico rappresentano «una violazione del principio di equilibrio che scuole e università devono mantenere». Le sue parole riflettono un sentimento diffuso nella comunità ebraica, che teme che le aule scolastiche si stiano trasformando in luoghi di propaganda ideologica piuttosto che di formazione critica.

Le dichiarazioni di Paolo Romano e le critiche

Le posizioni pubbliche di Paolo Romano sui social, in particolare sul suo profilo Instagram, vengono considerate da molti osservatori come fortemente radicali. In un video, ad esempio, il consigliere definisce il conflitto in corso a Gaza come «un genocidio» e accusa Israele di «trucidare nel sangue bambine e bambini, togliendo loro acqua e cibo». Dichiarazioni che hanno ulteriormente alimentato la tensione, spingendo esponenti ebrei milanesi a chiedere maggiore cautela istituzionale e responsabilità nel trattare temi così delicati con studenti minorenni.

Anche Davide Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica, ha invitato l’istituto Severi Correnti a garantire una reale pluralità di voci. «Gli studenti devono potersi formare un’opinione propria – ha dichiarato – grazie a un confronto democratico che non può prescindere dal contraddittorio». Romano ha inoltre segnalato che gli studi e i dati raccolti dalla Comunità ebraica indicano chiaramente come gli eventi pro-Palestina senza confronto contribuiscano alla diffusione di pregiudizi antiebraici tra i giovani.

Studenti ebrei tra paura e silenzio

La notizia dell’arrivo di Paolo Romano al liceo Severi Correnti coincide con la pubblicazione, sulla rivista Il Mosaico, di testimonianze drammatiche di studenti ebrei che raccontano di vivere un crescente clima di intimidazione nelle scuole e nelle università milanesi. Alcuni hanno dichiarato di avere paura di rivelare la propria identità, temendo reazioni ostili da parte dei compagni.

Una studentessa di Giurisprudenza all’Università Statale di Milano ha raccontato di sentirsi isolata: «Non posso esprimere la mia opinione. Essere pro-Palestina ormai è uno status sociale. Se li contraddici, ti escludono». La giovane afferma di aver nascosto le proprie origini ebraiche, confidandosi solo con due amiche. Tra gli episodi più dolorosi, cita le scritte apparse nei bagni dell’università: «Bombe su Tel Aviv, morte ai sionisti».

Con il congelamento dei rapporti tra la Statale e la Reichman University, la studentessa riferisce che sono comparsi accampamenti e aule occupate, dove si insegna come boicottare Israele e riconoscere i suoi prodotti dal codice a barre.

L’allarme per la deriva ideologica

Anche nelle scuole superiori si registrano episodi che fanno riflettere. Uno studente di seconda liceo di un istituto del centro di Milano ha riferito di sentirsi «traumatizzato» nel vedere docenti schierarsi apertamente contro Israele. «Durante un minuto di silenzio per la morte di Papa Francesco, il professore di scienze ha chiesto di dedicarlo anche ai bambini di Gaza – racconta – ma nessuno ha ricordato gli ostaggi israeliani. Sentire Netanyahu paragonato a Hitler mi ha fatto male».

Le testimonianze, raccolte dalla comunità ebraica e da diverse associazioni culturali, mostrano un clima di crescente ostilità nei confronti di chi sostiene Israele o si limita a chiedere equilibrio nel dibattito. In un momento storico segnato da tensioni internazionali, il caso delle lezioni pro-Pal senza contraddittorio nelle scuole milanesi apre una riflessione più ampia sul ruolo educativo degli istituti e sulla responsabilità delle istituzioni pubbliche nel difendere il pluralismo e la libertà di pensiero.

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