
Il professor Roberto Burioni, immunologo tra i più noti e seguiti in Italia, ha annunciato un cambiamento radicale nella sua attività di divulgazione scientifica. Ospite a Che Tempo Che Fa sul Nove, Burioni ha raccontato la sua decisione di dire addio ai grandi social network per trasferirsi sulla piattaforma a pagamento Substack, dove continuerà a pubblicare contenuti scientifici in modo più mirato e approfondito.
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Con questo passo, l’esperto ha lasciato alle spalle oltre un milione di follower tra Facebook, X e Instagram. Un gesto definito “storico” dallo stesso Burioni, che ha spiegato come il suo obiettivo sia di concentrare la divulgazione scientifica su un pubblico realmente interessato e non in balia di troll e polemiche sterili.
«La scienza non è opinione politica — ha dichiarato Burioni — non si può decidere chi ha ragione con il televoto. Chi ha i dati dalla sua parte ha ragione, chi non ce l’ha, no. Ho pensato che fare lezioni a 5000 persone, tra chi ascolta e chi lancia pomodori e uova, fosse meno efficace che concentrarmi su 100 studenti realmente interessati. L’unico che ci guadagna in quel caos è il proprietario dell’aula».
La polemica di Maddalena Loy
Nonostante le dichiarazioni di Burioni, la giornalista Maddalena Loy, firma de La Verità, ha sollevato dubbi sulla coerenza del gesto. Su X, Loy accusa apertamente l’immunologo di essere rimasto attivo sui social, contraddicendo le sue affermazioni: «Mercoledì scorso il tweet, ieri l’editoriale su Repubblica: “Me ne vado dai social, non voglio più essere usato come una sputacchiera”. E invece rimane. Dalla saliva alla bile».
Loy evidenzia come la permanenza di Burioni sulle piattaforme tradizionali rischi di minare la credibilità del messaggio che vuole trasmettere. Il profilo dell’immunologo mostra infatti messaggi recentissimi, nonostante la decisione dichiarata di abbandonare i social. La polemica si concentra dunque sul contrasto tra le parole e i fatti: da un lato, l’intento di isolare i contenuti scientifici dal caos della rete, dall’altro, la presenza continua che alimenta la discussione pubblica.
Mercoledì scorso il tweet, ieri l’editoriale su Repubblica: “Me ne vado dai social, non voglio più essere usato come una sputacchiera”. E invece rimane.
— Maddalena Loy (@madforfree) November 2, 2025
Dalla saliva alla bile. pic.twitter.com/Ku4yxvUgDb
Substack come nuova frontiera della divulgazione
La scelta di trasferirsi su Substack non è solo simbolica: rappresenta una vera e propria strategia per Burioni di rendere la divulgazione scientifica più efficace e meno soggetta a fraintendimenti. Il modello a pagamento consente di filtrare il pubblico, assicurando che chi legge sia realmente interessato e motivato.
Burioni stesso ha sottolineato che la decisione non nasce da un desiderio di isolarsi, ma da una necessità pedagogica: «Fare lezioni in un’aula con 5000 persone, tra chi ascolta e chi disturba, non è produttivo. Meglio concentrarsi su chi ha voglia di imparare». L’approccio riflette un cambio di paradigma nella comunicazione scientifica: più selettiva, più approfondita, meno esposta al rumore e alle polemiche che caratterizzano i social network tradizionali.

Reazioni del pubblico e conseguenze
La polemica sollevata da Maddalena Loy ha acceso il dibattito sul ruolo dei social nella divulgazione scientifica e sulla coerenza di chi, come Burioni, decide di abbandonarli pur mantenendo una presenza residuale. Tra i follower, le opinioni sono divise: c’è chi comprende la necessità di un approccio più strutturato e chi invece critica la scelta come incoerente o opportunistica.
In ogni caso, la vicenda pone una questione cruciale: come conciliare la necessità di informazione scientifica affidabile con la natura immediata e spesso caotica dei social media? Burioni prova a rispondere con Substack, ma la sfida rimane aperta, soprattutto sotto il fuoco delle critiche giornalistiche.
Un dibattito destinato a continuare
Il caso Burioni-Loy evidenzia come la comunicazione scientifica non possa mai essere neutra rispetto alla percezione pubblica. Anche un gesto motivato da ragioni pedagogiche e professionali diventa terreno di discussione e polemica. La figura dell’immunologo, tra autorevolezza e visibilità, resta al centro di un dibattito che riguarda non solo il suo futuro personale, ma più in generale il rapporto tra scienza, media e opinione pubblica.
In attesa di capire se la strategia Substack produrrà risultati concreti, il confronto con la giornalista Loy e con l’opinione pubblica italiana è destinato a continuare, segnando una fase di transizione nella comunicazione scientifica online.


