
Un silenzio teso ha accompagnato l’ingresso di Chiara Petrolini nell’aula della Corte d’Assise di Parma, dove oggi, 3 novembre, si è aperta una nuova e delicata udienza del processo che la vede imputata per il duplice omicidio dei suoi due figli neonati. La giovane, 22 anni, è entrata da un accesso secondario, evitando i fotografi e i curiosi, poi si è seduta accanto al suo avvocato, Nicola Tria, con lo sguardo basso e un atteggiamento apparentemente distaccato.
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In aula, accanto al banco della difesa, erano presenti anche Samuel Granelli, ex fidanzato e padre dei due bambini, parte civile nel procedimento con l’avvocata Monica Moschioni, e alcune delle persone chiave nella ricostruzione dei giorni che precedettero la tragedia. Tra queste, quattro amiche di Chiara e un giovane che aveva condiviso con lei un viaggio a New York poco dopo il secondo parto, nell’estate del 2024.
L’udienza e la proroga della custodia cautelare
Chiara Petrolini si trova agli arresti domiciliari nella villetta di famiglia a Vignale di Traversetolo, dove si consumò parte della vicenda oggi al centro del processo. La Corte, presieduta dal giudice Alessandro Conti, ha disposto una proroga di tre mesi della misura cautelare, tenuto conto dei tempi tecnici necessari per completare la perizia psichiatrica disposta nel procedimento.
A prendere per prima la parola in aula è stata la dottoressa Stefania Fieni, ginecologa e consulente tecnica, chiamata a ricostruire gli aspetti medici legati ai parti. Nel corso dell’udienza sono state ascoltate anche le amiche più strette della giovane, considerate testimoni cruciali in quanto ultime persone ad averla vista prima e subito dopo i due eventi tragici, oltre al figlio della coppia che accompagnò Chiara e i genitori nel viaggio negli Stati Uniti, organizzato a pochi giorni dal secondo parto.

Le testimonianze delle amiche
Dalle testimonianze raccolte emergono elementi che descrivono il comportamento della giovane nei giorni immediatamente precedenti ai fatti. Una delle amiche ha raccontato ai carabinieri che la sera del 6 agosto 2024, vigilia del secondo parto, avevano trascorso la serata insieme:
«Abbiamo bevuto un paio di birre a testa, Chiara una in più di noi. Dai messaggi ricordo che abbiamo fumato marijuana, una sola canna in due».
Alla domanda se fosse a conoscenza della gravidanza, la testimone ha negato categoricamente: «Per me era impossibile. Se lo fosse stata, me ne avrebbe parlato». Quella stessa sera, secondo altri racconti, Chiara rideva e beveva in enoteca, fingendo normalità mentre nel giardino della casa di famiglia si trovava già sepolto il secondo neonato.
Ulteriori messaggi su WhatsApp, risalenti al maggio 2023, mostrano una giovane che inventava scuse per giustificare i suoi malesseri, nascondendo la gravidanza anche agli amici più stretti. In uno di questi scriveva di non sentirsi bene e di preferire restare a casa, alimentando un clima di apparente fragilità ma senza mai rivelare la verità.

I risultati dell’autopsia e le accuse
Le perizie medico-legali hanno fornito elementi fondamentali per l’accusa. Il bambino ritrovato il 9 agosto 2024 nel giardino di Vignale di Traversetolo è risultato nato vivo: respirava e il suo cuore aveva battuto per alcuni minuti dopo il parto. A confermarlo è stata la dottoressa Valentina Bugelli, medico legale e consulente tecnica della Procura, che ha descritto con precisione i risultati degli esami condotti sul corpo del neonato.
Il piccolo, secondo quanto riferito, sarebbe morto per dissanguamento subito dopo il taglio del cordone ombelicale, effettuato con uno strumento tagliente mai ritrovato, probabilmente un paio di forbici. Gli accertamenti hanno rivelato un taglio netto, compatibile con un’azione intenzionale. La Procura sostiene che la giovane abbia agito in modo consapevole, tanto da configurare un’ipotesi di duplice omicidio premeditato.
Un processo complesso e un Paese diviso
Il caso di Chiara Petrolini continua a dividere l’opinione pubblica. Da un lato, chi vede nella 22enne una ragazza travolta dalla solitudine e da una condizione psicologica instabile; dall’altro, chi chiede giustizia per due vite spezzate in modo atroce. La Corte d’Assise di Parma dovrà ora valutare se la giovane fosse in grado di intendere e di volere al momento dei fatti, un passaggio che sarà decisivo per la definizione della sentenza.
Il procedimento proseguirà nelle prossime settimane con l’ascolto di altri testimoni e la presentazione della perizia psichiatrica. In un’aula sempre più affollata e carica di tensione, il caso Petrolini resta uno dei più drammatici e complessi della cronaca giudiziaria recente, capace di scuotere nel profondo il senso collettivo di giustizia e di umanità.


