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“Devo dire di Alberto Stasi”. Garlasco, arrivano le parole shock di Raffaele Sollecito

Pubblicato: 03/11/2025 15:36
Sollecito Stasi

A diciotto anni dal delitto di Meredith Kercher, Raffaele Sollecito torna a parlare e lo fa con parole che pesano come pietre. La sua non è solo una riflessione personale, ma una vera e propria denuncia pubblica contro quella che definisce una condanna invisibile, capace di superare i confini delle aule di giustizia.

“Diciotto anni dopo l’omicidio di Meredith Kercher, voglio denunciare una forma di condanna che nessuna sentenza può cancellare, lo stigma sociale verso chi è stato ingiustamente in carcere”, ha dichiarato all’Ansa l’uomo che fu prima condannato e poi assolto per il delitto di Perugia che sconvolse il mondo nel 2007. Le sue parole arrivano pochi giorni dopo le rivelazioni su un nuovo possibile sospettato, segnalato dal pubblico ministero che all’epoca seguì l’inchiesta.

La ferita che non si chiude mai

Sollecito, protagonista di uno dei processi mediatici più seguiti d’Italia, racconta oggi una ferita che non si è mai rimarginata. “È una discriminazione silente ma devastante”, ha spiegato, ricordando come, nonostante la piena assoluzione arrivata nel 2015, continui a sentirsi giudicato.

“Sono stato assolto definitivamente nel 2015 – ha ricordato – dopo quattro anni di carcere e otto anni di processo basato su ricostruzioni completamente inventate. Eppure, ancora oggi, molti continuano a pensare che l’abbia fatta franca. È una discriminazione silente ma devastante, che si manifesta negli sguardi, nei commenti, persino negli atteggiamenti istituzionali come la negazione di qualsiasi risarcimento”.

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Raffaele Sollecito intervista

Un messaggio che va oltre la sua storia

Le sue parole diventano lo spunto per una riflessione più ampia sul tema della reintegrazione sociale di chi, dopo anni di indagini e processi, è stato riconosciuto innocente. La “condanna invisibile”, come la definisce lui, è quella che resta negli occhi della gente, alimentata da anni di titoli e dibattiti televisivi. Una condanna che nessuna sentenza può davvero cancellare.

Alberto Stasi

Il parallelismo con Alberto Stasi

Sollecito richiama anche un altro caso emblematico: quello di Alberto Stasi. “Penso ad Alberto Stasi, ingiustamente in carcere per l’omicidio di Garlasco di cui è innocente”, ha detto, evocando la tragedia di Chiara Poggi, la 26enne trovata senza vita nella villetta di famiglia nel 2007. “Come nella mia vicenda – ha proseguito Sollecito – sentenze ondivaghe e ricostruzioni fantasiose hanno creato un marchio indelebile che va oltre ogni verdetto”.

Una nuova vita tra Puglia e tecnologia

Oggi Raffaele Sollecito vive in Puglia, dove lavora come architetto del cloud. “Oggi vivo in Puglia e lavoro come architetto del cloud, progettando le infrastrutture digitali per aziende di medie e grandi dimensioni. Lavoro da remoto e viaggio spesso, il che mi offre molta libertà e ne sono molto grato”.

Nonostante la serenità apparente, ammette che il passato pesa ancora: “Ho ricostruito la mia vita professionale, ma il peso di un’assoluzione che agli occhi di molti non basta a certificare l’innocenza è qualcosa con cui devo convivere ogni giorno”.

Meredith Kercher e Chiara Poggi

Una riflessione sul ruolo dei media

A distanza di quasi vent’anni dal delitto di Perugia, le parole di Sollecito suonano come un appello alla coscienza collettiva. Un invito a riflettere sul potere dei media e sul peso dei giudizi sommari. “Ci sono condanne che nessuna sentenza può cancellare”, ha concluso, “e forse quella dello stigma sociale è la più difficile da scontare”.

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Ultimo Aggiornamento: 03/11/2025 15:37

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