
Alberto Belli Paci chiede di essere riconosciuto per ciò che è, non per il cognome che porta. A 72 anni, racconta di aver sempre seguito l’insegnamento della madre, Liliana Segre, che a lui e a suo fratello ha trasmesso un messaggio chiaro: costruire il proprio percorso nella società basandosi su valori personali, senza vivere di riflesso all’eredità familiare.
Oggi Belli Paci, professionista con una lunga esperienza nel settore dell’export, sarà ricevuto alla Farnesina dal ministro Antonio Tajani, che gli consegnerà ufficialmente la tessera di Forza Italia. Un’adesione che arriva dopo un interesse maturato nel tempo e favorita dal rapporto con il deputato azzurro Alberto Bagnasco.
«Mi considero un liberale», spiega. In passato ha partecipato alla fondazione del Terzo Polo, ma ora ha scelto di impegnarsi nel progetto politico di Forza Italia, che ritiene più vicino alla sua visione. Da anni è inoltre coinvolto nel percorso di Rondine – Cittadella della Pace, realtà internazionale con sede ad Arezzo che lavora sulla risoluzione dei conflitti e l’educazione al dialogo.
Alla domanda se la sua decisione lo porterà a candidarsi alle prossime elezioni, risponde con prudenza: «È presto per parlarne. Non faccio autopromozione».
Quando gli viene chiesto se sua madre sia stata informata, sorride: «Certo che sì. In famiglia ci parliamo. Lei mi ha risposto: Vai, sei grande!».
Una famiglia, posizioni diverse
Le differenze politiche in casa non sono un tabù: «Mio fratello ha una sensibilità più progressista, è socialdemocratico. Io mi sento centrodestra. Questo non cambia il rispetto reciproco».
E aggiunge che vorrebbe vedere «anche il partito di Luigi Marattin scegliere chiaramente da che parte stare».
Il filo della memoria e il presente
L’adesione di Belli Paci a Forza Italia non è un gesto identitario, ma una scelta che richiama il suo impegno contro odio e antisemitismo e la convinzione che si debba lavorare dentro le istituzioni per affermare valori di dialogo, moderazione e convivenza.
Il legame con la storia della sua famiglia è indissolubile, ma il suo messaggio è autonomo:
la memoria è un fondamento, non un recinto.


