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Lei muore, lui lotta per la vita. Tragedia in Italia, coppia intossicata: cos’avevano fatto poco prima

Pubblicato: 03/11/2025 19:00

Il silenzio della villa era stato rotto solo pochi giorni prima da un odore pungente, metallico, quello di un intervento chimico mirato a proteggere il legno antico. Marito e moglie credevano di aver messo al sicuro la loro casa, ma presto quel veleno invisibile ha trasformato il loro nido in una trappola mortale. Un mattino, la donna si è sentita male, un malore improvviso che non le ha lasciato scampo.

Pochi giorni dopo, l’uomo ha accusato gli stessi, violenti disturbi, spingendo i medici a lanciare l’allarme: non era una fatalità. Era in corso una misteriosa intossicazione. Le indagini si sono concentrate su quelle travi e quei mobili trattati, sul prodotto chimico che doveva eliminare i tarli, ma che, forse a causa di una negligenza fatale, aveva invece tolto la vita alla padrona di casa, gettando un’ombra inquietante sulla routine domestica.

Coppia intossicata ad Arezzo

Una drammatica vicenda sta scuotendo la tranquillità di Alberoro, nel comune di Monte San Savino, in provincia di Arezzo. La morte improvvisa di Antonella Peruzzi, una donna di 66 anni, avvenuta nella sua villa, ha innescato un’inchiesta giudiziaria per omicidio colposo. In un primo momento, il decesso, risalente al 26 ottobre, era stato attribuito a un arresto cardiaco per cause naturali. Tuttavia, il successivo e grave malore che ha colpito il marito, un orafo aretino di 69 anni, ha sollevato forti sospetti, portando i sanitari a segnalare il caso alla Procura di Arezzo. Il cerchio delle indagini si è stretto attorno a un intervento di disinfestazione antitarlo effettuato pochi giorni prima della tragedia all’interno dell’abitazione. Per questo motivo, il legale rappresentante della ditta esecutrice è stato formalmente iscritto nel registro degli indagati.

L’ipotesi principale su cui si concentrano le indagini riguarda il prodotto chimico utilizzato per il trattamento antitarlo. L’intervento era stato eseguito su travi e mobili in legno all’interno della villa e prevedeva l’impiego di una sostanza a base di solfuro di magnesio. Sebbene si tratti di un composto normalmente utilizzato per l’eliminazione dei tarli, è noto che, se inalato in quantità elevate o in ambienti privi di adeguata ventilazione, può risultare altamente tossico. La ditta che ha eseguito la disinfestazione risulta essere regolarmente accreditata per questo tipo di operazioni. Tuttavia, la magistratura intende ora verificare con estrema attenzione se, durante l’intervento, siano state scrupolosamente rispettate tutte le prescrizioni di sicurezza obbligatorie, come la completa chiusura degli ambienti trattati e la rigorosa assenza di persone o animali domestici nelle ore immediatamente successive all’applicazione del prodotto chimico.

L’inchiesta e gli accertamenti nella villa sotto sequestro

Il fascicolo d’inchiesta è coordinato dal sostituto procuratore Marco Dioni. Come primo atto, la magistratura ha disposto l’immediato sequestro della villa di Alberoro per consentire l’esecuzione di tutti gli accertamenti scientifici. La squadra mobile di Arezzo è stata incaricata di condurre i sopralluoghi necessari. Durante queste ispezioni, i vigili del fuoco hanno prelevato campioni d’aria e residui chimici nelle stanze dove era stato effettuato il trattamento antitarlo. Contestualmente, sono stati prelevati anche campioni biologici dal marito della vittima, il quale, attraverso il suo legale, parteciperà attivamente alle analisi di laboratorio sulle provette.

Il malore del marito e il ricovero in ospedale

Il marito della vittima, 69 anni, è stato colto da forti e preoccupanti disturbi – tra cui nausea, vomito e difficoltà respiratorie – poche ore dopo il decesso della moglie. Questo malore ha rappresentato il campanello d’allarme che ha trasformato quello che sembrava un lutto naturale in un caso giudiziario. Trasferito d’urgenza all’ospedale San Donato di Arezzo, l’uomo è rimasto ricoverato per circa una settimana, dove è stato sottoposto a cure intensive e ossigenoterapia, venendo dimesso solo in seguito a un significativo miglioramento delle sue condizioni di salute.

Le ipotesi al vaglio della procura di Arezzo

L’obiettivo primario degli inquirenti è stabilire un nesso causale diretto tra il trattamento antitarlo e i malori, culminati con la morte di Antonella Peruzzi. A tal fine, le analisi tossicologiche sui campioni prelevati nella villa e nel sangue del marito saranno cruciali. Dovranno stabilire con precisione la concentrazione di eventuali sostanze nocive e valutare se il decesso e i malori siano riconducibili a una intossicazione acuta da vapori o residui chimici. Gli esperti nominati dalla procura lavoreranno intensamente nei prossimi giorni per individuare la presenza di sostanze tossiche. Gli inquirenti non escludono, in base agli esiti di queste prime analisi, la possibilità di disporre la riesumazione della salma di Antonella Peruzzi per eseguire un’autopsia. Tuttavia, trattandosi di sostanze volatili, gli esperti avvertono che un simile esame potrebbe risultare complesso e non garantire risultati certi. La Procura prenderà una decisione su eventuali ulteriori atti, inclusa la riesumazione, solo dopo aver valutato attentamente l’esito delle analisi. La speranza è di comprendere se la tragedia sia frutto di una drammatica fatalità o se sia stata causata da negligenze o omissioni nelle cruciali procedure di sicurezza. La villa rimane sigillata in attesa dei risultati degli accertamenti scientifici, fondamentali per fare luce su questa vicenda inquietante.

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