
L’ombra più cupa si è allungata sulla vita di sei piccoli, già segnata da una malattia che richiede cure costanti. Per loro, le trasfusioni di sangue erano una speranza, una routine salvavita contro la talassemia. Ma è proprio in quel gesto di cura, all’interno di una struttura che avrebbe dovuto garantire la massima sicurezza, che si è consumata una tragedia inimmaginabile.
Il sangue donato, anziché portare sollievo, ha introdotto un nuovo e devastante nemico: l’HIV. L’infezione ha rivelato una gestione sconsiderata e un vuoto di controlli che ha trasformato la sanità pubblica in un pericolo, un fallimento sistemico che ha scosso le fondamenta della fiducia. La macchina della giustizia si è ora mossa per rintracciare i donatori e i responsabili di un orrore che getta un’ombra su un’intera regione, costringendo le autorità ad ammettere che un errore simile, e inaccettabile, era già accaduto in passato.
Scandalo sanitario in India
Un grave scandalo sanitario ha scosso lo stato indiano del Jharkhand, in seguito alla drammatica scoperta che sei bambini affetti da talassemia sono risultati positivi all’HIV. La causa di questa infezione è stata identificata nelle trasfusioni di sangue di routine ricevute in una banca del sangue gestita dal governo locale. L’episodio ha immediatamente sollevato un’ondata di indignazione e preoccupazione, portando le autorità ad avviare un’indagine urgente. I funzionari hanno definito l’accaduto un “fallimento del sistema sanitario pubblico estremamente preoccupante”, ponendo in luce le gravi carenze nei protocolli di sicurezza e screening che avrebbero dovuto prevenire un simile disastro. L’incidente non è isolato, poiché il Jharkhand aveva già registrato casi analoghi in passato, evidenziando una criticità sistemica irrisolta.
Le irregolarità amministrative e le prime misure
Le prime fasi dell’indagine hanno portato alla luce una preoccupante inefficienza amministrativa e irregolarità gestionali all’interno della struttura coinvolta. È emerso che la banca del sangue dell’ospedale, situata in un villaggio a circa 150 chilometri dalla capitale dello stato, Ranchi, operava addirittura senza una licenza valida dal 2023. Questa scoperta ha immediatamente portato alla sospensione dei responsabili medici dell’ospedale, tra cui il precedente chirurgo civile, il dottor Sushanto Majhee, e il medico in carica, Dinesh Sawaiyan. Le autorità, sotto il governo locale di Hemant Soren, hanno reagito alla crisi annunciando un indennizzo di 2 lakh di rupie (circa 2mila euro) per ciascuno dei bambini coinvolti, un gesto che, sebbene doveroso, non placa le preoccupazioni per le mancanze del sistema.
La dinamica dei fatti e la ricerca dei donatori infetti
La vicenda si concentra su cinque dei sei bambini coinvolti, di età compresa tra i sei e i dieci anni, che hanno ricevuto trasfusioni presso il Chaibasa Sadar Hospital, nel distretto di West Singhbhum, lo scorso 3 settembre. Un primo riscontro investigativo ha rivelato che almeno quattro persone che hanno donato sangue all’ospedale negli ultimi dodici mesi sono risultate a loro volta positive all’HIV. Attualmente, il dipartimento sanitario sta lavorando per rintracciarne 256 donatori di sangue collegati all’ospedale, un’operazione cruciale per mappare l’estensione del contagio. Parallelamente, un panel di sei membri è stato istituito per indagare in modo approfondito su come sia stato possibile che sangue non testato o infetto sia entrato nel sistema di trasfusione, ignorando i protocolli di screening obbligatori previsti dalla legge.
Le indagini a tappeto e le criticità sistemiche
La crisi ha innescato una reazione a catena in tutto lo stato: è stato chiesto ai chirurghi civili di tutti i 24 distretti del Jharkhand di presentare rapporti di audit dettagliati sulle banche del sangue nelle loro rispettive giurisdizioni entro breve tempo. Questa misura è stata presa per affrontare le gravi irregolarità che, si teme, possano essere diffuse nelle strutture di raccolta e conservazione del sangue su tutto il territorio statale. È importante sottolineare che il Jharkhand è già stato teatro di tragedie simili. Nel 2018, ben sette bambini a Ranchi avevano contratto l’HIV dopo trasfusioni di sangue. Gli attivisti locali hanno criticato aspramente la gestione di quel precedente episodio, sostenendo che non sia stato mai indagato a fondo né abbia portato alle correzioni sistemiche necessarie. La Corte Suprema dello Jharkhand aveva in passato ammonito il governo statale proprio per il mancato rispetto delle procedure operative standard nelle trasfusioni di sangue, rendendo l’attuale scandalo la prova di un fallimento della sanità pubblica che si ripete in modo inaccettabile.


