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Terremoto devastante nella notte: crolli e vittime in Afghanistan

Pubblicato: 03/11/2025 07:45

La terra ha tremato ancora una volta nel cuore della catena dell’Hindu Kush, una delle regioni sismiche più instabili del mondo. Una scossa violentissima, di magnitudo 6.3, ha colpito il Nord dell’Afghanistan nelle ore notturne, sorprendendo la popolazione nel sonno. Le prime informazioni parlano di crolli diffusi e di un numero di vittime, per ora fermo a 20 (con 320 feriti) destinato a crescere con l’avanzare delle operazioni di soccorso.

L’epicentro è stato registrato a circa 28 chilometri di profondità, nei pressi della città di Mazar-i-Sharif, capoluogo della provincia di Balkh. Proprio qui sono morte almeno quattro persone, mentre oltre cento sono rimaste ferite e trasportate al principale ospedale della provincia. Nella vicina Samangan, invece, si contano almeno cinque morti e circa 140 feriti, secondo quanto riferito dall’Autorità nazionale per la gestione dei disastri.

Difficoltà nei soccorsi

Le operazioni di soccorso sono rese difficili dalle macerie e dalla conformazione del territorio. Squadre di emergenza e civili stanno scavando anche a mani nude e con attrezzi di fortuna, nella speranza di salvare chi potrebbe essere rimasto intrappolato sotto gli edifici crollati. Il sisma si è verificato mentre la popolazione dormiva, riducendo drammaticamente le possibilità di mettersi in salvo.

La scossa ha causato danni anche a uno dei monumenti più simbolici dell’Afghanistan: la Moschea Blu di Mazar-i-Sharif, gioiello architettonico del XV secolo. Alcune sezioni decorative e parti di un minareto si sono staccate, cadendo nel cortile del complesso religioso.

Questo nuovo terremoto arriva a distanza di pochi mesi dal devastante sisma dello scorso agosto, che aveva colpito le province orientali causando oltre 2.200 vittime, uno dei bilanci più tragici nella storia recente del Paese. Un Paese che oggi, ancora una volta, si trova a contare i danni, soccorrere i feriti e cercare i dispersi, mentre la paura torna ad attraversare le comunità già provate da anni di guerra, crisi economica e fragilità strutturale.

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