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“Con noi mai”. Garlasco, Giletti esplode in diretta: nel mirino Sempio e Quarto Grado 

Pubblicato: 04/11/2025 09:32

Il conduttore televisivo Massimo Giletti è tornato a far discutere per le sue pesanti accuse lanciate nel corso della puntata del 3 novembre 2025 del suo programma su Rai 3, Lo Stato delle Cose. Le critiche del giornalista si sono concentrate sulla famiglia Sempio, coinvolta in un’indagine per corruzione che riguarda Giuseppe Sempio, padre di Andrea. Il vero bersaglio implicito delle sue parole, tuttavia, è stato il programma Mediaset Quarto Grado, rivale spesso citato nelle polemiche relative al trattamento mediatico dei casi di cronaca.

Giletti ha manifestato apertamente il sospetto di un meccanismo mediatico selettivo, in cui alcuni indagati sceglierebbero con cura le trasmissioni con cui interagire, escludendone altre. L’intera vicenda solleva interrogativi sulla trasparenza e l’imparzialità dei media investigativi, richiamando peraltro le forti posizioni espresse solo poche settimane prima da Fabrizio Corona sul caso Garlasco, che avevano attaccato in modo specifico la trasmissione di Nuzzi.

La critica al silenzio dei Sempio con Giletti

Il cuore dell’attacco di Massimo Giletti risiede nella presunta selezione mediatica operata dalla famiglia Sempio. Il conduttore ha espresso con toni accesi il suo disappunto per il fatto che i Sempio evitino sistematicamente di confrontarsi con la sua redazione, preferendo invece affidare le loro comunicazioni e le loro versioni dei fatti esclusivamente a “un certo tipo di programmi”.

La domanda retorica di Giletti è chiara e diretta: “Vorrei capire come mai con noi non parlano mai, ma parlano sempre e solo con un certo tipo di programmi, è una roba curiosa“. Questa frecciata è stata interpretata da tutti come un riferimento inequivocabile a Quarto Grado, insinuando che la famiglia abbia una strategia comunicativa mirata, volta forse a garantirsi una narrazione più favorevole o protettiva su certi format televisivi. Tale comportamento, secondo Giletti, getta un’ombra sulla neutralità e sull’equilibrio con cui i fatti vengono esposti al grande pubblico.

L’accusa sulla discrepanza del “pizzino”

A rendere ancora più incisivo l’attacco di Giletti è stata la questione del cosiddetto “pizzino” rinvenuto durante le indagini. Il conduttore ha ripreso il tema del foglietto con la dicitura “X 20. 30. euro”, un elemento citato anche dalla trasmissione rivale. Giletti ha però sollevato un’importante e grave discrepanza tra quanto riportato dai media e le presunte dichiarazioni di Sempio davanti ai magistrati. Secondo il conduttore Rai, Sempio avrebbe indicato a verbale cifre relative a “20 mila / 30 mila euro“.

Questa differenza di interpretazione (con o senza il simbolo “per” – “X”) o di riporto delle cifre è stata ritenuta da Giletti un segnale sintomatico di manipolazione o, quantomeno, di omissione nell’esposizione delle prove. Il giornalista ha attaccato Mediaset anche per non aver messo a disposizione della stampa certi materiali video relativi alla famiglia Sempio, amplificando il sospetto che ci sia un atteggiamento di “protezione” nei confronti dei protagonisti delle indagini, a discapito della completa trasparenza.

Il contrasto in studio con l’avvocato De Rensis

Il dibattito è proseguito con la reazione dell’avvocato Antonio De Rensis, noto difensore di Alberto Stasi, presente in studio. De Rensis ha tentato di smorzare i toni e di difendere l’onestà delle fonti, sostenendo che l’interpretazione del “pizzino” dovesse tenere conto della preposizione “per” (cioè “X per 20-30”), la quale cambierebbe radicalmente il significato della frase. Inoltre, l’avvocato ha citato intercettazioni in cui si parlerebbe di cifre leggermente diverse, tra i 30 mila e i 40 mila euro, alimentando l’idea che non ci fosse affatto chiarezza univoca sulle fonti.

Tuttavia, Giletti ha incalzato De Rensis ricordandogli che Sempio, durante gli interrogatori con i magistrati, aveva indicato proprio le cifre di “20 mila / 30 mila euro“. Messo di fronte a questa presunta discrepanza tra quanto dichiarato in sede giudiziaria e le interpretazioni mediatiche o difensive, l’avvocato si è trovato in evidente difficoltà nel giustificare l’incongruenza, lasciando il campo alla ricostruzione critica del conduttore.

Implicazioni: la critica al “meccanismo mediatico”

L’intera polemica va oltre la mera rivalità televisiva tra programmi concorrenti. Massimo Giletti, con le sue accuse, mira apertamente a smascherare un “meccanismo mediatico” più ampio e potenzialmente dannoso per l’informazione. La sua tesi è che esista una prassi, per cui personaggi indagati o controversi possano sfruttare l’ampia visibilità di trasmissioni come Quarto Grado come strumenti strategici per la costruzione della propria immagine pubblica, scegliendo con chi comunicare e come orientare la percezione esterna della propria vicenda. L’attacco del conduttore di Rai 3 non è quindi soltanto una critica personale o un’azione di disturbo nei confronti di un programma rivale, ma un tentativo di mettere in discussione l’imparzialità, l’equilibrio e, in ultima analisi, la trasparenza con cui i media investigativi gestiscono e presentano casi di alta risonanza mediatica e giudiziaria.

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