
È finita in tragedia una giornata che Roma non dimenticherà facilmente, segnata da speranza, paura e dolore. Da quando, alle 11.30 del mattino, una parte della Torre dei Conti — la maestosa struttura medievale che domina i Fori Imperiali — è crollata con un boato fragoroso, la capitale ha trattenuto il fiato. Una nuvola di polvere bianca ha avvolto turisti e passanti, mentre i vigili del fuoco si lanciavano in una corsa disperata contro il tempo. Quattro gli operai coinvolti: tre salvati, uno — Octav Stroici, 66 anni, operaio romeno — rimasto sepolto vivo sotto tonnellate di calcinacci.
“Fate presto, non resisto più”: la voce dalle macerie
Per ore, la voce di Octav ha tenuto accesa la speranza. «Fate presto, non posso muovermi, non resisto più, salvatemi», sono state le sue ultime parole udite dai soccorritori. Gli uomini dei vigili del fuoco, oltre sessanta impegnati sul posto, sono riusciti a calargli una maschera d’ossigeno, scavando a mani nude tra i detriti. Ogni movimento poteva essere fatale: «Basta un gesto sbagliato e viene giù tutto», ha raccontato uno dei pompieri, esausto ma determinato. Sul posto è entrata in funzione anche la macchina “Elephant”, capace di aspirare i calcinacci, mentre squadre specializzate USAR cercavano un varco per raggiungerlo.

La lunga notte di Roma
Le ore passano, il sole cala e i Fori Imperiali diventano un cantiere illuminato a giorno. Accanto ai soccorritori ci sono Mariana, la moglie di Octav, e Alina, la figlia, strette in un abbraccio di paura e speranza. Con loro anche il sindaco Gualtieri e il ministro Giuli, che tentano di infondere coraggio: «Il momento è delicatissimo ma l’operaio è in contatto con le squadre che stanno lavorando eroicamente. E questo ci fa sperare».
La corsa contro il tempo
Dopo oltre undici ore di scavi, finalmente Octav viene estratto, accolto da un applauso che rompe il silenzio della notte. Il suo corpo, adagiato su una barella arancione, viene portato via in ambulanza verso l’ospedale Umberto I. Mariana e Alina arrivano poco dopo, distrutte ma ancora fiduciose. «Il mio amore ha lottato tante ore, ditemi come sta. Respira? Si riprenderà?», chiede la moglie. E la figlia, con gli occhi lucidi, sussurra: «Papà lotta e lotterà».
Ma la speranza dura poco. I medici comunicano che Octav Stroici non ce l’ha fatta. È morto dopo ore di agonia, stroncato dalle ferite. Roma, oggi, piange un lavoratore instancabile, un uomo che non ha mai smesso di credere nel suo mestiere, anche a un anno dalla pensione.


