
Dopo anni di dibattiti teologici, arriva una presa di posizione definitiva da parte del Dicastero per la Dottrina della fede: il titolo di Maria “Corredentrice” è da considerarsi «sempre inappropriato» e «perfino sconveniente». La nuova nota dottrinale “Mater Populi fidelis”, approvata e firmata da Leone XIV, interviene per mettere ordine in una questione che, per decenni, ha diviso teologi e fedeli. Il documento riafferma il ruolo della Vergine Maria come Madre di Dio e «prima discepola», ma precisa che la definizione di “Corredentrice” rischia di «oscurare l’unica mediazione salvifica di Cristo» e di «generare confusione» tra i fedeli.
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Il prefetto del Dicastero, cardinale Víctor Manuel Fernández, spiega che non si tratta di «correggere la pietà del popolo fedele di Dio», ma di «distinguere le espressioni che rispondono a una devozione mariana genuina e ispirata al Vangelo» da quelle che «devono essere evitate» perché non aiutano a comprendere in modo armonico il messaggio cristiano. L’obiettivo, scrive il documento, è quello di «approfondire i corretti fondamenti della devozione mariana» e «precisare il posto di Maria nella sua relazione con i fedeli, alla luce del mistero di Cristo quale unico Mediatore e Redentore».
L’origine del titolo e il suo uso nella storia
Il titolo di Maria Corredentrice affonda le radici nel XV secolo, quando nacque come adattamento di “Redentrice”, abbreviazione di “Madre del Redentore”, in uso già dal X secolo. In epoca medievale, San Bernardo di Chiaravalle assegnò a Maria un ruolo ai piedi della Croce che ispirò la formulazione del titolo, comparso per la prima volta in un inno anonimo a Salisburgo. Da allora, il termine è stato impiegato in varie occasioni da diversi Pontefici, sebbene con interpretazioni non sempre omogenee.

Il primo ad utilizzarlo ufficialmente fu Pio XI, che il 20 luglio 1925, rivolgendosi alla Regina del Rosario di Pompei, disse: «Ma ricordati pure che sul Calvario divenisti Corredentrice, cooperando per la crocifissione del tuo cuore alla salvezza del mondo, insieme col tuo Figliuolo crocifisso». Tuttavia, il Concilio Vaticano II scelse deliberatamente di non impiegare questa formula. Nonostante ciò, Giovanni Paolo II la usò in almeno sette occasioni, collegandola al valore salvifico del dolore umano unito a quello di Cristo e condiviso da Maria sotto la Croce.
Le riserve teologiche e le parole di Ratzinger
Le perplessità sul titolo di Corredentrice non sono mai mancate. La Nota dottrinale richiama le riflessioni di Joseph Ratzinger, futuro Papa Benedetto XVI, che nel 1996, da prefetto della Dottrina della fede, rispose negativamente alla richiesta di riconoscere il titolo: «Il significato preciso dei titoli non è chiaro e la dottrina ivi contenuta non è matura». Nel 2002, nel volume Dio e il mondo, Ratzinger ribadì la sua posizione: «La formula “Corredentrice” si allontana troppo dal linguaggio della Scrittura e della patristica e quindi causa malintesi… Tutto viene da Lui, come affermano soprattutto le Lettere agli Efesini e ai Colossesi. Maria è ciò che è grazie a Lui. Il termine “Corredentrice” ne oscurerebbe l’origine».
Anche Papa Francesco ha espresso più volte una linea coerente con questa interpretazione, sottolineando che Maria «non ha mai voluto prendere per sé qualcosa di suo Figlio. Non si è mai presentata come co-redentrice. No, discepola». Parole che trovano ora una conferma dottrinale formale, in un testo che mira a evitare confusioni tra devozione popolare e dogma teologico.

La nuova linea: fedeltà al Vangelo e chiarezza dottrinale
La “Mater Populi fidelis” invita dunque i fedeli a valorizzare titoli più consoni e coerenti con la Sacra Scrittura, come «Madre dei credenti», «Madre spirituale» o «Madre del popolo fedele». La nota mette in guardia da formulazioni che trasformano Maria in una sorta di «parafulmine» tra l’uomo e la giustizia divina, come se fosse «un’alternativa necessaria all’insufficiente misericordia di Dio».
La precisazione vuole preservare la profondità della devozione mariana, riconosciuta come «un tesoro della Chiesa», ma al tempo stesso evitare che un linguaggio non teologicamente fondato comprometta la centralità di Cristo nella Redenzione. In questo modo, la Chiesa riafferma che Maria, pur essendo la Madre di Dio e la prima discepola, non condivide con il Figlio la funzione redentrice, ma vi partecipa come modello di fede, obbedienza e amore.


