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Mamdani, l’Obama dei Giovani pronto a riscrivere la storia a New York: un sindaco musulmano nel cuore dell’11 settembre

Pubblicato: 04/11/2025 09:52

La corsa per la carica di sindaco di New York è stata scossa da un’onda politica e generazionale senza precedenti, che ha preso il nome di “Uragano Zohran Mamdani”. Il 34enne di origini indiano-ugandesi, con un’identità profondamente intrecciata al credo musulmano e un programma apertamente socialista, ha catalizzato l’entusiasmo dei giovani elettori, promettendo di inaugurare un’epoca di profonde riforme nel cuore stesso del capitalismo globale, a Wall Street.

L’esito delle urne, se confermato dalle proiezioni, si preannuncia come un evento storico di risonanza mondiale, non solo per la sua carica simbolica ma anche per l’impatto che le sue politiche radicali potrebbero avere sulla vita della metropoli. L’alta affluenza registrata anche nel voto anticipato testimonia la forza di questo movimento di base, prevalentemente giovane, multietnico e straordinariamente entusiasta.

Un uragano generazionale e il vento del cambiamento

Mai prima d’ora, a memoria di osservatori politici di lunga data, la città di New York aveva assistito a una mobilitazione elettorale con queste caratteristiche. L’effetto scatenato da Zohran Mamdani è puramente generazionale. L’esercito che ha sostenuto la sua campagna è composto da ragazzi e ragazze che hanno scelto di non essere più l’elettorato assenteista e imprevedibile del passato.

Sono stati visti marciare per le strade, volontari sorridenti e motivati, determinati a rendere la sua elezione la “loro” rivoluzione. In un panorama nazionale dove in precedenza i giovani avevano mostrato tendenze a spostarsi verso il conservatorismo, il fenomeno Mamdani rappresenta un netto e fragoroso contraccolpo. La sua vittoria è vista dalla sua base come la risposta più potente e inequivocabile che si possa dare al trumpismo, riportando il clima di eccitazione e speranza che non si vedeva dai tempi della prima elezione di Barack Obama nel 2008, sebbene la crisi che alimenta la rabbia oggi non sia quella dei mutui subprime, ma l’ombra ingombrante lasciata dalla presidenza Trump.

La storia e l’impatto globale del sindaco musulmano

L’elezione di Mamdani è carica di un significato storico e geopolitico eccezionale. Il 34enne sarebbe il primo sindaco musulmano della città martire dell’11 settembre, il luogo in cui tremila innocenti furono uccisi nell’attacco di Al Qaeda. Inoltre, Mamdani andrebbe a governare la più grande metropoli ebraica al di fuori dello Stato d’Israele. Sebbene altre città occidentali come Londra e Rotterdam abbiano già avuto sindaci islamici, l’impatto di una tale vittoria a New York sarebbe unico a livello mondiale. Questa risonanza planetaria è stata amplificata dalle sue marcate posizioni filo-palestinesi.

L’elezione di Mamdani lo innalzerebbe a diventare il primo politico spinto al potere dalla “Generazione Gaza” a ricoprire un incarico di visibilità così elevata. Un aneddoto significativo è l’incontro a Manhattan con lo Sceicco Al Thani, premier del Qatar e mediatore tra Israele e Hamas, il quale è stato costretto a considerare pubblicamente l’impatto che l’elezione di Mamdani avrebbe avuto nel mondo arabo, confermando come questa sfida locale abbia radici e conseguenze di portata globale.

Il programma radicale: socialismo nel cuore di Wall Street

Oltre alle sue origini e alla sua religione, Mamdani ha conquistato l’elettorato con un programma audace e decisamente “socialista”, proponendosi come pioniere di un laboratorio politico unico negli Stati Uniti. I lettori europei, abituati a un diverso assetto istituzionale, devono ricordare che in virtù del federalismo americano, un sindaco di New York detiene poteri vasti che includono la gestione delle forze di polizia, la scuola e un’ampia autonomia fiscale. Pertanto, il suo manifesto ideologico non è una mera dichiarazione d’intenti, ma ha la concreta possibilità di realizzarsi.

Tra le promesse più significative che hanno fatto breccia soprattutto tra i giovani, figurano il blocco totale dei fitti e degli sfratti per affrontare la crisi abitativa, l’offerta di asili, scuole e assistenza all’infanzia gratuiti, la gratuità dei trasporti pubblici e l’istituzione di supermercati gestiti dal Comune per contrastare efficacemente il carovita. Tanti giovani vedono in questa agenda la reale opportunità di trasformare la metropoli nel luogo dove si costruisce e prende corpo un’altra America, aprendo un dibattito nazionale sul futuro dell’intero Partito Democratico.

L’ombra del compromesso e l’inquietudine sul futuro

Nonostante l’eccitazione per la potenziale vittoria, nel mondo accademico e tra gli osservatori più avveduti si inizia a percepire una sottile ma crescente inquietudine. L’analisi scientifica del successo di Mamdani, condotta da esperti come il docente Carlo Invernizzi della Columbia University, ha messo in luce come la sua campagna sia stata eccezionalmente disciplinata, concentrandosi quasi esclusivamente sul tema dominante e più sentito: il carovita e, in particolare, la difficoltà di accesso alla casa.

Tuttavia, con l’avvicinarsi della vittoria, Mamdani ha iniziato a incontrare i poteri forti della città, inclusi i banchieri, che hanno promesso il loro sostegno e il loro “aiuto” nel prossimo mandato. Questo dialogo con l’establishment finanziario fa intravedere un potenziale rischio di moderazione, lo stesso che portò un’ondata di rivoluzione come quella di Obama a trasformarsi in una presidenza più incline al compromesso e meno radicale di quanto atteso inizialmente. Questi interrogativi sui futuri scenari di governo e sulle possibili deviazioni dal programma radicale sono, per il momento, confinati al dibattito interno. Intanto, New York attende con trepidazione il risultato finale, godendosi l’attenzione di tutto il mondo.

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