
Jannik Sinner guarda avanti, ma prima si ferma a parlare di identità, responsabilità e scelte. Alla vigilia delle Atp Finals di Torino, il numero uno al mondo si è raccontato in una lunga intervista a Sky Sport, rispondendo anche alle critiche, spesso strisciate, sulla sua italianità: «Se fossi nato 50 chilometri più giù avrei ricevuto meno critiche? Non lo so… Però sono molto orgoglioso di essere italiano. Sono felice di essere nato in Italia e non altrove. Questo Paese merita molto, forse anche più di quello che sto facendo io».
Sinner sottolinea l’esistenza di una ricchezza sportiva ancora da valorizzare pienamente: «Abbiamo strutture, allenatori, mentalità diverse. Questa è la nostra forza. Dobbiamo unirci e darci supporto per avere più trofei e più orgoglio. L’Italia lo merita».
La scelta di non giocare la fase finale di Coppa Davis
Il campione è poi tornato sulla decisione di rinunciare alla fase finale: «A fine stagione, con tutte le pressioni, le partite giocate, le emozioni, sia quando si è vinto sia dopo una sconfitta, ci vuole tanto tempo a rimettere tutte le cose insieme. E soprattutto a fine stagione una settimana è davvero tanto, per noi atleti. Se hai una settimana in più di preparazione, a parte che hai una settimana in più di vacanza e arrivi in preparazione più forte, più carico, con più energie e soprattutto con più voglia. Giochiamo a tennis tutti i giorni e quindi ci sta che, a volte, non hai tanta voglia… però se tu inizi 7 giorni prima le settimane di carico, perché non è che inizi a mille già dal primo giorno, quelle sono importantissime, soprattutto per l’inizio della stagione ma anche a lungo termine e per la prevenzione degli infortuni. Quindi per me quest’anno non c’è stato un minimo di dubbio che questa fosse la scelta giusta [non giocare la finale Davis]”.
Una scelta differente rispetto all’anno precedente, quando Sinner volle esserci «a ogni costo»: «Avevo promesso a Matteo Berrettini che avremmo vinto insieme la Coppa Davis. E così è stato. Quella promessa l’ho mantenuta».
Ma il tennista tiene a chiarire un punto: l’Italia può vincere anche senza di lui. «Abbiamo una squadra fortissima. Possiamo permetterci di non convocare il numero 26 del mondo, Darderi, perché ci sono Cobolli, Musetti, e nel doppio siamo molto competitivi. La possibilità di vincere c’è comunque».
Il legame con Candiolo e la ricerca
Arrivato ieri a Torino, Sinner ha fatto tappa – per il terzo anno consecutivo – all’Istituto di Candiolo – Irccs, sostenendo la campagna Un Ace per la Ricerca promossa con Intesa Sanpaolo e la Fondazione piemontese per la ricerca sul cancro.
Durante la visita è stato presentato il celloscopio, nuovo macchinario destinato allo studio molecolare dei tumori, capace di accelerare lo sviluppo di terapie personalizzate.
Il campione ha incontrato medici, ricercatori, volontari e due giovani pazienti, Matilde e Paolo, confermando un legame che va ben oltre il tennis.
Un’altra partita, forse la più importante, Sinner la gioca lì: quella per dare forza, visibilità e speranza alla ricerca.


