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Addio al grande giornalista: “Ha raccontato una città”

Pubblicato: 05/11/2025 18:25

Aveva l’abitudine di arrivare in redazione prima degli altri, quando le luci erano ancora spente e il rumore della città fuori non era ancora iniziato. Si sedeva alla scrivania, apriva il taccuino e cominciava a scrivere a mano, come si faceva una volta, quando la notizia nasceva lentamente, tra appunti sparsi e ricordi. Per molti, quel gesto era diventato un simbolo: il mestiere del cronista non si improvvisa, lo si costruisce ogni giorno, con pazienza, ascolto, rispetto.

C’è chi lo ricorda dietro una telecamera, chi a bordo campo durante una partita di provincia e chi semplicemente al bar, con il giornale sotto il braccio e lo sguardo curioso di chi vuole capire il mondo più che giudicarlo. Ha attraversato decenni di storie, volti, trasformazioni della sua città, mantenendo sempre lo stesso sguardo partecipe, profondo, innamorato.


Il giornalismo toscano è in lutto per la scomparsa di Piero Ceccatelli, morto all’età di 65 anni. L’Associazione Stampa Toscana, con il presidente Sandro Bennucci e gli organismi dirigenti, ha espresso cordoglio e vicinanza alla famiglia, ricordando «la sua capacità di raccontare con affreschi vivi la storia quotidiana di Prato e della sua gente», affrontando con coraggio una lunga malattia che non lo aveva fermato.

Ceccatelli aveva iniziato giovanissimo, appena quindicenne, a Radio Prato, inseguendo fin da subito il sogno della scrittura. Mentre frequentava il liceo cominciò a collaborare con Il Tirreno e il Guerin Sportivo, per poi diventare free lance per Ansa, La Gazzetta dello Sport, Rai3 Toscana e altre testate. Nel frattempo dirigeva i periodici Prato Sport e La Provincia.

Dal 1981 al 1992 fu redattore e poi responsabile dei servizi sportivi di Tv Prato, dove inaugurò il settimanale “Il gioco è fatto”, destinato a diventare un punto di riferimento dell’informazione sportiva locale.

Nel 1989 Ceccatelli venne assunto al Tirreno, nella nuova redazione pratese, di cui diventò vicecapo. Nel 1995 passò alla guida della redazione di La Nazione a Prato, ruolo che ricoprì per 14 anni, con una parentesi a Pistoia, fino a diventare caporedattore centrale del quotidiano. Successivamente diresse la redazione di Lucca e contribuì allo sviluppo dell’informazione online.

Una vita intera trascorsa tra redazioni, telefoni che squillano, pagine da chiudere e città da raccontare.
Una voce che ha saputo restare umana, anche quando l’informazione cambiava velocemente.

Con lui, Prato perde un narratore.
Il giornalismo, uno dei suoi artigiani migliori.

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