Vai al contenuto

Scambio elettorale politico-mafioso: arrestato assessore di Modugno in Puglia, indagato il sindaco

Pubblicato: 05/11/2025 08:35
Assessore arrestato sindaco indagato

Un nuovo terremoto giudiziario scuote la Puglia. La Guardia di Finanza ha eseguito sei arresti tra Bari e Foggia nell’ambito di un’inchiesta per scambio elettorale politico mafioso, estorsione e detenzione illegale di armi. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, hanno portato alla luce un sistema che avrebbe condizionato le elezioni comunali del 2020 a Modugno, in provincia di Bari.
Leggi anche: “Proprio tu!”. Arrestato per rapina: lo stupore dei carabinieri quando scoprono chi è

Tra gli indagati ci sono undici persone, tra cui l’attuale sindaco di Modugno, Nicola Bonasia, e l’assessore alle attività produttive Antonio Lopez, entrambi al centro delle verifiche. L’operazione, condotta con il supporto del Servizio Centrale I.C.O. di Roma, ha messo a nudo un presunto meccanismo di compravendita di voti orchestrato con la collaborazione del clan Parisi, una delle storiche organizzazioni criminali del capoluogo pugliese.

Il ruolo del clan Parisi e i voti “comprati”

Secondo gli inquirenti, l’accordo sarebbe stato stretto con Michele Parisi, fratello del noto boss Savinuccio Parisi, figura di spicco della criminalità barese, scomparso di recente. In cambio di denaro e favori occupazionali, gli affiliati al clan avrebbero garantito pacchetti di preferenze in favore di candidati locali. Il meccanismo era semplice ma collaudato: meno di 50 euro per ogni voto comprato, con la promessa di assunzioni in società partecipate del Comune per i membri del gruppo criminale o per i loro familiari.

Il fulcro dell’indagine ruota intorno alla figura di Antonio Lopez, allora candidato al consiglio comunale e oggi assessore, che secondo la Procura avrebbe “acquistato” il sostegno elettorale del clan Parisi. In cambio dei voti ottenuti, Lopez si sarebbe impegnato a procacciare consensi per il candidato sindaco, ricevendo la promessa – poi mantenuta – di un’assunzione per un affiliato. L’accordo, secondo gli investigatori, non sarebbe rimasto circoscritto alle elezioni comunali.

I piani per le europee e il summit criminale

Le indagini avrebbero infatti svelato un summit tra esponenti della criminalità organizzata e mediatori locali per pianificare un nuovo scambio di voti in vista delle elezioni europee del 2024. L’obiettivo era replicare il sistema su scala più ampia, garantendo pacchetti di preferenze a candidati europarlamentari, ignari delle manovre illecite che si muovevano alle loro spalle. Gli inquirenti sottolineano che gli esponenti politici coinvolti a livello europeo sarebbero estranei ai fatti, ma il meccanismo criminale si sarebbe già attivato per creare un canale stabile di interferenza mafiosa nel voto.

Questa strategia, secondo la Procura, dimostra la capacità del clan Parisi di estendere la propria influenza oltre il territorio barese, sfruttando legami economici e politici per ottenere vantaggi e protezione. Il controllo del consenso, anche a livello amministrativo, rappresentava per la criminalità un mezzo di potere e di legittimazione sul territorio.

Estorsioni e armi: l’intreccio con gli affari nel Foggiano

Parallelamente all’inchiesta elettorale, le indagini hanno rivelato un secondo filone che coinvolge un imprenditore del Foggiano attivo nel settore della commercializzazione di prodotti agricoli. L’uomo si sarebbe rivolto al clan Parisi per recuperare crediti vantati nei confronti di altri imprenditori agricoli. Le modalità, secondo gli investigatori, erano tipiche del linguaggio mafioso: minacce di distruggere i raccolti se i debiti non fossero stati saldati.

In cambio dell’intervento del clan, l’imprenditore avrebbe promesso la metà delle somme recuperate. Gli inquirenti hanno inoltre accertato che l’imprenditore, insieme a un esponente del clan e a un terzo soggetto pluripregiudicato, deteneva e portava in luogo pubblico armi comuni da sparo, pronte a essere utilizzate per intimidazioni o ritorsioni.

L’ombra lunga del voto inquinato

Il quadro che emerge dalle indagini della Procura di Bari è quello di una rete di relazioni tra politica, affari e criminalità organizzata che si sarebbe infiltrata nelle dinamiche democratiche locali. Le elezioni amministrative, in questo contesto, sarebbero diventate un terreno di scambio tra interessi economici e controllo mafioso del consenso.

La vicenda di Modugno rilancia un tema cruciale per la Puglia e per l’intero Paese: la necessità di tutelare la trasparenza del voto e di spezzare i legami che, ancora oggi, permettono alle organizzazioni criminali di condizionare le scelte politiche e amministrative.

Mentre la magistratura prosegue il lavoro di verifica, il nome di Nicola Bonasia, sindaco in carica e ora indagato, resta al centro delle cronache. Le prossime settimane saranno decisive per capire fino a che punto la criminalità organizzata sia riuscita a spingersi nel cuore delle istituzioni locali, trasformando la democrazia in un terreno d’affari.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2025 08:38

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure