
Dopo una lunga giornata di confronto e una notte di trattative serrate, l’Unione Europea ha raggiunto un accordo sul nuovo obiettivo climatico per il 2040. La decisione, approvata a maggioranza, prevede una riduzione del 90% delle emissioni di CO₂ rispetto ai livelli del 1990. Una meta ambiziosa, frutto di un compromesso complesso che ha diviso i governi europei e messo in evidenza le tensioni tra esigenze ambientali e tutela della competitività economica.
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L’intesa non è stata unanime: Slovacchia, Ungheria e Polonia hanno votato contro, mentre Belgio e Bulgaria si sono astenuti. Hanno invece espresso voto favorevole Italia e Francia, che hanno contribuito in modo determinante alla mediazione finale. Il risultato è arrivato al termine di una discussione durata oltre ventiquattro ore, durante la quale le delegazioni hanno cercato un equilibrio tra rigore climatico e sostenibilità economica per i settori produttivi più esposti alla transizione.
Le condizioni dell’accordo e le nuove flessibilità
La chiave del compromesso è stata l’introduzione di meccanismi di flessibilità e verifiche biennali, che consentiranno di rivedere gli obiettivi in base all’andamento economico e ai progressi tecnologici. Ogni due anni la Commissione potrà proporre aggiustamenti per garantire che le misure restino realistiche e coerenti con il quadro industriale europeo.

Tra i punti più rilevanti dell’accordo figura la possibilità di utilizzare fino al 5% di crediti internazionali — con un’ulteriore quota del 5% dopo una revisione — che permetteranno agli Stati membri di finanziare progetti ambientali in Paesi extra UE ottenendo, in cambio, una riduzione proporzionale degli obiettivi interni. Questa misura, già adottata in parte da altre economie globali, punta a favorire un approccio cooperativo e a sostenere la lotta al cambiamento climatico su scala globale.
Accolta anche la richiesta italiana di riconoscere il ruolo dei biocarburanti nel percorso di decarbonizzazione. Roma, insieme a Parigi, ha insistito affinché il nuovo quadro normativo non penalizzasse i combustibili alternativi e le tecnologie ibride, considerate una risorsa strategica nella fase di transizione. Inoltre, è stato stabilito il rinvio dell’Ets2 al 2028, il sistema di certificati che regola il diritto alle emissioni per i settori non industriali, offrendo così più tempo a imprese e cittadini per adattarsi ai nuovi meccanismi.
L’impegno dell’Unione verso la Cop30 di Belém
Con questa intesa, l’Unione Europea definisce il suo contributo determinato a livello nazionale (Ndc), che rappresenta il pilastro degli impegni globali sul clima per il 2035 previsti in vista della Cop30 di Belém, in Brasile. Nel dettaglio, il nuovo piano prevede un taglio delle emissioni compreso tra il 66,25% e il 72,5% rispetto ai livelli del 1990, una traiettoria che conferma l’ambizione europea di restare leader mondiale nella transizione verde, pur con un approccio più flessibile e pragmatico.
Il commissario europeo al Clima, Wopke Hoekstra, ha accolto con soddisfazione il risultato, definendolo “una scelta di equilibrio tra ambiente, competitività e indipendenza energetica”. “Quello che stiamo facendo – ha dichiarato – ha un impatto estremamente importante. L’Unione europea ha bisogno di una politica adatta al clima, alla crescita e alla sicurezza industriale, e questo è esattamente ciò che stiamo realizzando”.

Un compromesso che guarda al futuro dell’industria europea
Il nuovo accordo sul clima segna una tappa fondamentale del percorso europeo verso la neutralità climatica, ma anche un segnale politico di grande rilevanza. Dopo mesi di tensioni tra Stati membri, la possibilità di revisione periodica degli obiettivi e il riconoscimento del ruolo delle tecnologie di transizione offrono margini di adattamento che potrebbero rendere più sostenibile il percorso per le economie nazionali.
Resta il nodo della competitività: molte industrie europee, in particolare nei settori dell’acciaio, dell’automotive e dell’energia, hanno chiesto misure di tutela per evitare delocalizzazioni verso Paesi con regole ambientali meno stringenti. Con questo accordo, Bruxelles punta a rafforzare la coerenza del Green Deal con le esigenze del sistema produttivo, evitando di compromettere l’occupazione e la tenuta sociale.
Dopo una lunga notte di trattative, l’Europa esce da questa riunione con un obiettivo chiaro e un nuovo metodo di lavoro: flessibilità, gradualità e responsabilità condivisa. Un equilibrio difficile, ma necessario, per mantenere viva l’ambizione climatica del continente senza sacrificare la competitività delle sue imprese e la stabilità delle sue economie.


